Gianni Fresu
La sinistra è in movimento. Scomparsa in un epoca in cui paradossalmente dovrebbe essere più forte. Scomparsi i partiti comunisti nel momento in cui la crisi profonda del capitalismo, la sua incapacità di dare risposte accettabili ai bisogni delle grandi masse, avrebbe dovuto esaltarne il ruolo. Ma è proprio il venir meno dell’antagonista vero del capitale che ha fatto venir meno anche il bilanciamento delle forze, dando via libera alle più grandi e sfacciate iniquità. La ricchezza di pochi aumenta a dismisura, riducendo grandi masse in condizioni di vera e propria povertà. Le forze politiche diventano un insieme informe e uniforme così che si assomigliano anche nel nome PDL-Pdmenelle. Collaborano perché, in fondo si assomigliano e si accettano.
A Roma SEL tenta di rimettere in piedi una sinistra di qualche peso, ma lo fa quando ormai stava per con-fondersi col PD. Schizofrenia o presa d’atto tardivo? Errore grave di analisi o convergenza derivante da una strutturale propensione governativa?
In realtà SEL tenta un’impresa disperata. Grillo sarà anche un urlatore, ma, per ora, è l’unico ad aver centrato le analisi e le mosse. Puntava a rendere palese il sostanziale inciucio PDL-PD (PDmenoelle, come lui dice)? Ci è riuscito in modo esemplare e in brevissimo tempo. Vuole essere l’alternativa a questo sistema corrotto di partiti? Ora tutti coloro che voglioni moralità e alternativa devono considerare il voto al M5S. Certamente ci sono le controindicazioni. Per la sinistra anche radicale questo MoVimento è indigeribile, tanto è alternativo alle forme tradizionali della politica. Ma non si può fare a meno di ternerne conto, posto che ora è l’unica grande opposizionee alla larga coalizione.
Comunque, non è solo SEL a volere una nuova sinistra, ci sono anche i tanti compagni del PD in rotta col partito. Ci sono anche tante raltà locali che si rimettono in discussione e in movimento. Anche qui a Cagliari. Non c’è solo il malessere di tanti iscritti ed elettori del PD. C’è movimento anche in seno alle piccole forze della sinistra, uscite sconfitte dal voto del 24 febbraio. Ecco un invito, rivolto a me, ma in in realtà a tutte le persone di sinistra: viene dal Circolo Gramsci di Cagliari, che esce da Rifondazione comunista. Anche questo è un segnale. Chissà se queste innumerevoli iniziative riusciranno a mettere in piedi un serio processo di ricostruzione a sinistra. Non è facile. Ma lo spazio c’è. Ci sono praterie. Bisogna provarci. Anche se il nemico della sinistra finora siamo noi stessi. Predicare agli altri di cambiar pelle è facile. Ma qui siamo noi a doverla cambiare la pelle. E questo è tremendamente difficile.
Ecco comunque l’invito di Gianni Fresu, che è rivolto a tutti e non solo a me. (A.P.)
Caro Andrea,
come forse saprai, dopo l’ultimo disastroso risultato elettorale, epilogo di una ben più lunga serie di sconfitte, si sta aprendo a sinistra una discussione importante i cui esiti ancora non sono ipotizzabili ma che di sicuro produrranno un quadro politico decisamente nuovo. In tutto questo il Circolo Gramsci di Cagliari ha avviato da oramai parecchi mesi un confronto interno approdato a un punto di non ritorno rispetto alla sua storia passata. Il nostro non è un Circolo qualsiasi, è stato il primo a costituirsi in Sardegna e uno dei primi, a livello nazionale, ad aderire all’allora Movimento per la rifondazione comunista, divenendo in tutti i suoi 22 anni di vita punto di riferimento non solo per il nostro Partito, alla cui vita abbiamo contribuito in tanti anni sia in termini di elaborazione e battaglie, sia in termini di tanti quadri nati da noi e poi diventati dirigenti nei diversi livelli dell’organizzazione. Dopo tutti questi anni, abbiamo deciso di uscire dal PRC perché riteniamo esaurita la sua funzione storica, così come quella delle altre organizzazioni ora esistenti, ma non intendiamo lasciare la trincea e chiudere la serranda. Vogliamo metterci a disposizione di una nuova stagione costituente a sinistra che superi questo stato di cose rimettendo in gioco il ruolo dei comunisti in questo Paese, all’interno di un più ampio fronte di lotta della sinistra a partire da una scelta di campo nel conflitto capitale lavoro da cui si dipanano, oggi più che mai, tutti i conflitti e le contraddizioni attualmente in corso. Per tutte queste ragioni non abbiamo in mente di generare l’ennesimo partitino da sommare a quelli esistenti, bensì, al contrario, vorremmo superare quelli esistenti, avviando una discussione che si sostanzi di iniziativa politica e di lotta nella nostra città come a livello nazionale (dove molte cose si stanno muovendo sotto traccia), per superare le barriere oggi esistenti e invertire una tendenza oramai inarrestabile alla cancellazione di una sinistra degna di questo nome. Noi siamo e restiamo comunisti, perché riteniamo assurdo che in questa fase di crisi organica del capitalismo debbano essere proprio i comunisti ad arrotolare le proprie bandiere, non i liberali e i socialdemocratici, responsabili di questo disastro per le politiche perseguite con testarda pervicacia ideologica negli ultimi trenta anni in Europa. Restiamo comunisti ma non vogliamo rinchiuderci in un fortino, al contrario usciamo dal PRC per aprirci al confronto, vogliamo creare un più ampio fronte di lotta in questo Paese. Venerdì 17 maggio faremo un’Assemblea pubblica alla quale intendiamo invitare personalità e realtà della cultura, dell’impegno sociale e politico rappresentativi della sinistra nella nostra città aprire una discussione in tal senso e ci piacerebbe se tu potessi partecipare al dibattito, magari anche con un intervento. Nei prossimi giorni ti invieremo un invito formale, facci sapere.
2 commenti
1 MPaola Fanni
14 Maggio 2013 - 01:10
E’ un impegno gravoso: serve un onesto e profondo dibattito sulla natura dell’essere comunisti oggi, sulle fasce sociali che si vogliono organizzare e rappresentare, sui rapporti che si vogliono tessere oltre il proprio recinto, sugli obiettivi intermedi e finali per i quali muoversi. Temo che ci siano ancora troppi ancoraggi al passato perchè le intenzioni dichiarate possano tradursi in una strategia rinnovata capace di dar vita a un movimento nuovo; credo che sia necessaria un’analisi impietosa della realtà (natura della crisi internazionale, frammentazione e desertificazione sociale, crisi dello stato nazionale e bisogno di forme nuove di sovranità sovranazionale, in un contesto mondiale dove vanno a delinearsi nuovi rapporti di forza tra le potenze) nella quale siamo e rispetto alla quale ci proponiamo forza di rinnovamento (o di rottura). Riesaminare l forma organizzativa del partito e le possibili risorse perchè possa tornare ad essere un luogo di confronto e progettazione dal basso, nei quartieri, nelle periferie e torni, come dalla migliore esperienza del PCI, ad aprirsi e a ricostruire un tessuto sociale che si è andato disgregando per molte ragioni. Mi sembra importante non mettere al 1° posto la lotta all’ “altra sinistra”, non può essere quello il bersaglio da colpire. Riprendere a tessere i fili della comunicazione con tutti i soggetti, movimenti, partiti che nella società civile e/o ai vari livelli istituzionali hanno, in questi anni, lavorato per cambiare questo paese. Senza settarismi o falsi e inutili purismi.
2 Gianni Fresu
15 Maggio 2013 - 07:36
Paola, vorremmo sfuggire ai rischi che tu giustamente sottolinei, per questo abbiamo deciso di uscire in mare aperto e avviare una discussione con il resto della sinistra. Per questo ti invito a partecipare. Non abbiamo alcuna intenzione di fare una discussione contro qualcuno o qualcosa, l’intento è esattamente l’opposto. Vorremmo lavorare a una sinistra più forte e unitaria, al cui interno vogliamo lavorare da comunisti, anche se in questa fase, spero breve, saremo senza un partito di riferimento.
Ciao
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