Red
La sinistra è a pezzi. Occorre ricostruirla. Ecco una proposta dell’ARS - Associazione per il Rinnovamento della Sinistra - che da anni lavora per questo obiettivo ed ha convocato l’Assemblea nazionale dell’ARS convocata per il prossimo 14 giugno.
L’Italia è di fronte all’esito economicamente e politicamente disastroso di quella che è stata chiamata la seconda repubblica. Porre in atto rimedi immediati per affrontare la condizione drammatica di milioni di persone e di moltissime imprese è indispensabile. Adottare misure urgenti di riforma dei partiti e del sistema politico per la salvaguardia della democrazia costituzionale italiana ne è la premessa necessaria. Il Governo che si è costituito non solo contraddice le posizioni espresse nelle elezioni creando un comprensibile disagio negli elettori del centrosinistra ma appare del tutto inadeguato anche alle necessità più urgenti. Se, come è stato detto, fosse vero che le differenze tra destra e sinistra restano tutte non si comprende come possa questo Governo affrontare la crisi italiana. E i cedimenti alla destra, che già sono visibili, fanno temere il peggio.
Soprattutto, non si uscirà dalla crisi italiana, che rappresenta un episodio di specifica gravità nella crisi economica europea e mondiale, senza affrontarne le cause di fondo. Esse stanno, certamente, nella storia del paese e chiamano in causa le sue classi dirigenti, nelle vicende del ‘900 italiano e in cause a noi più vicine. Tra queste assume determinante rilievo la scomparsa dalla scena italiana di una forte e rispettata sinistra politica.
La situazione attuale della sinistra è quella della riduzione ad un residuo elettorale, escluso dalla rappresentanza parlamentare, della parte che si autoproclamava alternativa, della presenza di una modesta rappresentanza parlamentare di Sel e dell’abnorme dilatazione parlamentare, a causa di una legge antidemocratica, di un partito come il Pd che occupa la sinistra delle aule parlamentare ma ha voluto cancellare la parola ’sinistra’ dalla sua denominazione e dalla sua pratica politica.
L’insuccesso elettorale del Partito democratico con la perdita di tre milioni e mezzo di voti e, poi, la testimonianza di lacerazione e di impotenza offerta nella elezione del Presidente della Repubblica sono la prova del fallimento di una operazione culturale e politica nata dalla supposizione che la nozione stessa di “sinistra” e, più propriamente, la nozione di una sinistra che si riconosca nel socialismo europeo, fosse da considerare esaurita e da superare.
Come l’Associazione per il rinnovamento della sinistra, unitamente ad altre voci, è venuta argomentando, le idee fondative delle sinistre maggioritarie nel novecento andavano radicalmente ripensate dopo il crollo del Psi e l’autodissoluzione del Pci, ma senza sommarie e grossolane liquidazioni, così come senza indulgenze nostalgiche.
Entrambe queste facili scorciatoie, quella della cieca abiura e quella della acritica ripresa di credenze smentite, hanno avuto come conseguenza non solo l’oblio dei lati positivi e ancora utili dell’opera delle sinistre del passato, ma anche e soprattutto l’incapacità di esaminarne gli errori con il risultato di ripeterli più o meno inconsciamente e di costruire una falsa memoria ad uso delle miopi convenienze del presente degli uni e degli altri.
E’ una necessità dell’insieme del paese e della democrazia la ricostruzione in Italia di una sinistra politica dalle solide e nuove fondamenta sociali, ideali e morali, capace di mostrare attitudine al governo e di provare con la propria azione collettiva e con i comportamenti dei propri dirigenti e dei propri iscritti la fedeltà ai principi che dichiara di voler seguire.
Parliamo di una necessità per tutto il Paese e della democrazia stessa perché la mancata ricostruzione di una sinistra costruttiva e coerente con i suoi principi e la sua sostituzione con coacervi contraddittori ha favorito il rinnovato manifestarsi di una destra anomala rispetto alla maggioranza dei paesi europei e ha contribuito a determinare l’affermarsi di un movimento di protesta che, pur scegliendo la strada della partecipazione alla rappresentanza, è caratterizzato da atteggiamenti contraddittorii. Da un lato si fa interprete di alcune istanze sociali e di moralità corrispondenti a giuste esigenze sociali e politiche e dall’altro tende a negare elementi essenziali del metodo democratico, sino alla ripresa della pratica nefasta del “tanto peggio, tanto meglio” ai fini del proprio interesse di gruppo.
Parliamo della necessità di ricostruzione della sinistra politica partendo dalla constatazione del fatto che una sinistra sociale esiste seppure, per sua natura, espressa su piani tra di loro diversi (economici, sociali, culturali) e non sempre tra di loro coesi. Così come esistono e sono diffuse nella società e nel mondo della cultura idee e passioni critiche verso le ingiustizie sociali e verso la cattiva politica. Mentre la sinistra politica è dispersa in gruppi, movimenti e partiti - grandi, piccoli e piccolissimi - incapaci di esprimere una politica unitaria volta a risolvere i mali antichi e nuovi del Paese.
Anche per questo l’Ars aderisce e parteciperà alla manifestazione indetta dalla Fiom Cgil per il 18 maggio a Roma.
L’associazione per il rinnovamento della sinistra ha promosso in passato e continuerà a promuovere, per quanto è nelle sue possibilità, l’iniziativa di ricerca per un aggiornato programma ideale, economico e politico capace di definire una credibile identità ad una rinnovata soggettività politica di sinistra, radicata innanzitutto tra le lavoratrici e lavoratori, coinvolgendo in una visione unitaria e coerente del lavoro in particolare il mondo della precarietà e dei senza lavoro, consapevole della profonda trasformazione che la femminilizzazione del lavoro - pur gravemente insufficiente - ha prodotto nella stessa percezione sociale del rapporto tra attività produttiva e cura del vivere, tra tempi e finalità del lavoro e tempi della vita e della riproduzione.
Così come si è dimostrata sbagliata la tendenza dogmatica che faceva dipendere ogni aspetto della realtà dal conflitto tra le classi, si è dimostrata del tutto negativa l’idea che l’estrema differenziazione tra i lavori, il prevalere nei paesi sviluppati del settore terziario, l’estendersi delle piccole e piccolissime imprese costruite da imprenditori che sono anche lavoratori abbia reso del tutto obsoleta la nozione del contrasto tra le classi come elemento costitutivo della realtà economica e sociale. Una sinistra nuova deve riscoprire la dialettica degli interessi e delle motivazioni tra chi vive del proprio lavoro (quando lo ha) e chi ha posizioni di potere economico e finanziario, così come il ruolo fondamentale dei desideri e delle identità degli individui - uomini e donne - nella costruzione dei sentimenti di appartenenza collettiva.
La situazione attuale viene provando drammaticamente che la pessima distribuzione del reddito e della ricchezza prodotta il dominio incontrollato del capitale finanziario, con le politiche che ne conseguono, sono all’origine della gravissima crisi attuale. Se la sinistra abbandona l’analisi critica della realtà economica e sociale determinata dai modelli di produzione e di consumo e dalla loro rappresentazione simbolica e culturale rinuncia alla sua medesima ragion d’essere e diviene incapace di portare un utile contributo al risanamento dei mali presenti nella società.
Una visione critica dell’economia e della società attuali impone di indicare un’alternativa possibile e credibile. Occorre uscire dal pensiero unico liberista, così come dal dominio di visioni determinate da un falso universalismo a misura maschile, e dimostrare che un’altra società e un’altro sistema economico sono possibili e che è possibile proporre e attuare politiche che vadano nella direzione di un tale rinnovamento. Non si tratta di ripercorrere strade del passato, del tutto improponibili, ma di proporre e perseguire un’idea di governo dei processi economici e sociali mirati al miglioramento della qualità della vita e alla salvaguardia dell’ambiente. In definitiva la discussione sul superamento del Pil come visione esclusiva dei risultati economici, sul feticcio della priorità assoluta e a qualsiasi costo del pareggio di bilancio, sulla necessità di rendere indisponibili al profitto privato i beni comuni patrimonio di tutta la collettività, rivela che è già presente l’esigenza di modificare in profondità l’attuale economia e società, nel pieno rispetto dell’assetto democratico costituzionale, non solo in Italia e in tutta l’Europa come condizione per ridare la credibilità che ha perduto allo stesso disegno europeista.
Riscoprire le ragioni attuali della sinistra non sarà però sufficiente.
Qualsiasi cantiere si voglia aprire per una nuova costruzione della sinistra non può non avere al primo punto la trasformazione di una pratica politica che ha dimostrato di non essere capace di contrastare il malcostume e anzi lo ha spesso accompagnato e assecondato. Non si possono più eludere temi come quelli della separazione netta tra politica e amministrazione, della regolazione pubblica del funzionamento democratico dei partiti, del rapporto tra rappresentati e rappresentanti e del codice deontologico di questi, del ruolo determinante del volontariato, della distinzione tra ruoli di partito e ruolo nella rappresentanza. La ricostruzione della sinistra passa attraverso una rigenerazione ideale e morale che non può essere fatta di affermazioni di buona volontà ma di comportamenti da stabilire in comune e da seguire convintamente.
Decisivo per realizzare questa prospettiva è superare l’orizzonte ristretto delle varie anime della sinistra che, malgrado i risultati fallimentari ottenuti, continua a restare chiusa in gruppi e sottogruppi che non hanno alcuna possibilità di realizzare questo impegnativo e necessario risultato che richiederebbe ben altra scommessa culturale,
politica e personale.
L’Ars lavorerà per discutere di questi temi con chiunque avverta il bisogno di intraprendere uno sforzo per la ricostruzione della sinistra nel rispetto di tutte le differenze, ma nel convincimento che ogni sforzo sarà vano se non si ritrovano basi comuni di principio e comunanza di comportamenti concreti.
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