Rosamaria Maggio
Sarà un caso che il New York Times, il 3 dicembre 2011, dopo il varo del Governo Monti, abbia definito Re Giorgio, il nostro Presidente della Repubblica. Gli eventi delle ultime settimane mi hanno riportato a quell’appellativo.
Siamo di fronte a prove generali di Presidenzialismo?
Immaginando di continuare a discutere di Costituzione con i miei alunni, ed in particolare di quella parte della nostra Carta Costituzionale, la III^, dedicata all’Ordinamento della Repubblica, come spiegare la schizofrenia degli eventi rispetto ad alcuni principi che sembravano assodati, sia dal punto di vista della prassi che da quello della dottrina costituzionale?
La mia amica Cinzia, insegnante della scuola elementare (detta gelminianamente primaria), scriveva qualche giorno fa, preoccupata, di aver invitato i suoi bambini a seguire alla televisione la elezione del Presidente della Repubblica e si rammaricava di non averli “preservati abbastanza”! Ma come poteva, la nostra maestra, immaginare lo spettacolo che ci aspettava?
Ma torniamo alle questioni che mi interessano come insegnante di diritto e come cittadina.
Il Presidente della Repubblica ha affidato l’incarico di formare un Governo, dopo frenetiche e super accelerate consultazioni (di poche ore!), ad un Presidente del Consiglio, l’on. Letta, con l’obbligo di realizzare un programma scritto da altri (I saggi!!) e delineato nei punti essenziali dallo stesso Presidente della Repubblica.
Mi è stato insegnato, invece, che, in conformità al disposto dell’art. 95 della Costituzione, il Presidente del Consiglio dirige la politica generale del Governo, ne è responsabile e mantiene l’unità di indirizzo politico dello stesso.
Si delinea invece un Presidente del Consiglio, ed un Governo, svuotato di funzioni proprie e mero esecutore di un programma politico del Presidente della Repubblica, ipotesi non prevista dalle norme né dalla loro interpretazione storica.
Di più. La deriva presidenzialista verso la quale si sta andando, al di là della bontà delle intenzioni del nostro presidente Napolitano, rischia di costituire un grave precedente. Infatti non nasce da una attenta riflessione sulle opportune, ed eventualemente necessarie, modifiche costituzionali, esaminate nei luoghi a ciò preposti (il Parlamento) e tenendo conto dei necessari bilanciamenti dei poteri, indispensabili affinché le modifiche costituzionali non ci portino verso forme istituzionali non democratiche, bensì dalla necessità, si dice, di portare fuori il paese da questa crisi e dal vuoto politico dovuto alla crisi dei partiti.
Siamo di fronte ad un presidenzialismo strisciante, taciuto, ignorato ed improvvisato. Mi piacerebbe che i cultori della materia ne discutessero e dessero ai cittadini la loro chiave di lettura, mentre, in questo momento, il loro silenzio è assordante. La stampa è poi quasi complessivamente allineata, espressione appunto delle larghe intese.
Non vi è il benché minimo dibattito nel paese su queste tematiche. Emerge una distanza abissale, di cui abbiamo avuto una rappresentazione visiva nelle fasi che hanno preceduto al ri-elezione del Presidente della Repubblica, tra i cittadini e il potere.
Tutte le Costituzioni debbono prevedere delle forme di bilanciamento dei poteri e la nostra Repubblica parlamentare è fondata su una Costituzione che questi bilanciamenti possiede.
Le Repubbliche Presidenziali (vedi USA) hanno i loro. Nello specifico americano si tratta del cosiddetto “Checks and balances”, diversamente si rischierebbe una deriva autoritaria.
I cittadini sono distratti dalle personali gravissime problematiche, che vanno dalla difficoltà di sbarcare il lunario, per chi ha redditi bassi o è privo di lavoro, alla impossibilità di tutelare in modo adeguato la salute, alla preoccupazione per il futuro di figli e nipoti.
In questo paese, uscito solo 68 anni fa da una dittatura, la memoria purtroppo è corta, né forse si ha consapevolezza storica, come se certi eventi fossero dovuti al fato e non a gravi errori e quindi responsabilità di chi avrebbe dovuto custodire diritti e libertà!
“… La democrazia bisogna meritarsela giorno dopo giorno, col darsene pensiero o, come diceva il repubblicano Machiavelli della libertà fiorentina, – tenendoci sopra le mani- …” (Bobbio, Dieci regole per difendere la democrazia).
2 commenti
1 Giovanni Maggio
26 Aprile 2013 - 12:08
Commento l’articolo della professoressa Rosamaria Maggio per sottoscriverlo in toto pur partendo da convinzioni personali assolutamente inconciliabili (e lo dico a ragion veduta)!
Non entro in disquisizioni tecnico/costituzionali che non mi appartengono e tanto meno in valutazioni politiche, mi preme esclusivamente evidenziare che ormai in Italia le leggi valgono esclusivamente per i “poveri cristi” mentre tutti gli altri possono impunemente (o quasi) piegare qualunque norma ai propri voleri.
Ad ogni livello, come dimostra questa vicenda, si cercano giustificazioni e consensi, per aggirare le leggi e la Costituzione dando per assodato che in ogni circostanza il fine giustifichi i mezzi.
Quindi piuttosto che percorrere le vie previste dalle leggi (e che palle!!!) per modificare una norma ritenuta vecchia, inutile, dannosa e magari anticostituzionale, si preferisce aggirarla, eluderla non prima ovviamente di aver creato le condizioni per l’autoassoluzione!
Dal divieto di sosta al presidenzialismo abusivo non ci si scandalizza ormai più di nulla….e sopratutto nessuno viene sanzionato….ad eccezione, ovviamente, dei “poveri cristi”.
2 Stefano Abis
27 Aprile 2013 - 11:14
Io credo che si voglia forzare la mano su un presidenzialismo a cui il nostro Paese non è ancora pronto e a cui sono meno pronti i nostri politici. La riconferma di Giorgio Napolitano è stata un errore in tal senso, proprio perchè era scontato il suo maggior peso nei giochi, ed era scontato che avrebbe definito lui l’agenda parlamentare e vincolato il Presidente del Consiglio incaricato. Grillo ha parlato di golpe. Un vero golpe con tutti i crismi non c’è stato. Però credo che il pericolo di un sorvolare sui principi della Costituzione ci sia tutto e c’è stato quindi date il nome che volete ma non siamo nella Repubblica che abbiamo conosciuto fino a qualche giorno fa.
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