Napolitano sceglie B. e spinge il PD alla scissione

24 Aprile 2013
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E se Napolitano avesse imposto il governo PD-SEL-M5S? Cosa avrebbe detto il PDL? Avevano, loro sì, evocato la piazza e già avevano dato vita ad un indegna gazzarra dentro  e fuori il parlamento. Ma il “vecchio” da loro accetta assalti ai tribunali, il favor alla prostituzione minorile e non, e ogni altra nefandezza. Li cazzia tutti è vero, ma tutti li assolve perché insieme formino coattivamente un governo.
Ma questa è l’unica via che la situazione consente? No di certo. Se il Presidente avesse apprezzato il rigore dei “cittadini”-parlamentari ed avesse favorito la propensione iniziale di Bersani ad un incontro con loro, cosa sarebbe successo? Si sarebbe potuto formare quel governo di scopo, che oggi la “grande” stampa auspica intorno al PD-PDL. Perché Bersani deve fare un passo indietro se si allea con la destra e non poteva farlo se voleva la coalizione col M5S? Si dice che questo MoVimento non sarebbe stato chiaro. Ma non è vero! Ha sempre detto e in modo molto netto che non avrebbero mai dato la fiducia ad un governo Bersani, ma hanno prospettato un governo autorevole senza personale coinvolto nella gestione partitica degli ultimi decenni. In realtà, Napolitano lo ha capito e lo hanno capito anche i dirigenti del PD. Ma è proprio ciò che loro non hanno mai voluto: mettersi da parte. Pensando solo a se stessi, preferiscono allearsi con Berlusconi pur di occupare posizioni di potere.
Anche Napolitano non è esente da questo calcolo. Se il governo si fosse fatto subito, lui ora sarebbe in pensione. Voi direte, ma è quanto voleva ardentemente. Ma ne siete certi? Non vi è sembrato troppo rapido il dietro-front di fronte all’indecorosa richiesta dei leaders dei gruppi parlamentari PD-PDL-Scelta civica? Vi è sembrata così sofferta e tormentata la sua accettazione? O è stata artatamente preordinata?
Nel 2011 Napolitano ha forzato la Carta con la nomina di Monti, anziché sciogliere le Camere ed ancor più lo fa oggi nel farsi rieleggere e nell’imporre una coalizione di governo, che esclude un terzo abbondante di italiani. Lascia intendere il Presidente di voler rimanere ancora due anni. Il tempo giusto perché il PD si scinda e il Cavaliere incrementi la sua incredibile resurrezione e si faccia eleggere Presidente. Berlusconi è conciliante quando è in difficoltà, ma quando è sicuro della sua forza, rompe i patti e dà battaglia senza far prigionieri. Del resto, in questi giorni abbiamo appreso che  l’opposizione nei suoi confronti è stata solo di facciata, mentre gran parte del gruppo dirigente PD, a partire dal nuovo che avanza (Renzi), è con lui. E con lui è gran parte della stampa nazionale. Perché allora precludergli l’ascesa al Colle e l’impunità vita natural durante? Del resto, se non indigna un casino ad Arcore perché dovrebbe destare scalpore l’apertura di esso al Quirinale?
Ora bisogna vedere cosa fa Grillo. Non deve perdere radicalità, ma deve avere la responsabilità che gli deriva dall’essere l’unica forza “organizzata” di opposizione. Anche questo è un paradosso: la maggiore organizzazione e compatezza ce l’ha chi dialoga e decide sul web e non chi ha circoli e strutture sul territorio. Alla prova della formazione del governo e dell’elezione del Presidente della Repubblica il M5S è stato un monolite, il PD è imploso!
Il nuovo ruolo del M5S, se deve, da un lato, responsabilizzarlo, deve però, dall’altro, convincerci tutti che dobbiamo avere grande attenzione e considerazione per questo MoVimento. Nessuna indulgenza sia ben chiaro a condotte o a prassi che non ci convincono, ma dobbiamo desistere da ogni rigetto pregiudiziale. Valutiamo caso per caso, come in questi giorni davanti alla ottime candidature emerse dalle “quirinarie”. Parimenti dobbiamo seguire con rispetto, ma in modo esigente le vicende del PD. Dobbiamo pretendere che la sinistra interna adotti le scelte necessarie per spezzare la morsa soffocante cui le forze dell’inciucio, guidate da Napolitano, vogliono costringere l’Italia, facendola precipitare nel baratro. Dobbianmo tutti, a sinistra, essere all’altezza di questa fase tormentata della nostra storia.

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