Gabanelli? Perché no! Ma ci sono anche gli altri 8

16 Aprile 2013
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Red

Il candidato per la Presidente della Repubblica scelto dalla consultazione on line 5 Stelle e’ Milena Gabanelli, arrivata prima alle Quirinarie. L’annuncio e’ stato dato su La Cosa. Il Movimento 5 Stelle nelle votazioni che cominciano giovedi’ alla Camera parte, dunque, da una candidata non politica e per di più una donna. Ma rimangono in campo gli altri otto candidati: e’ arrivato secondo Gino Strada, terzo classificato e’ Stefano Rodota’; quarto Gustavo Zagrebelsky. E ancora, a seguire: Ferdinando Imposimato, Emma Bonino, Giancarlo Caselli, Romano Prodi e Dario Fò, che si era ritirato in anticipo per ragioni di età.
Che dire della scelta? Indubbiamente si tratta di una giornalista fuori dal coro. Rigorosa e valorosa. Forse neppure di sinistra. Basta ricordare il suo intervento sul Corriere della sera contro l’art. 18 dello Statuto. Non è molto simpatica. Però sarebbe un buon presidente: assicurerebbe rigore, sarebbe contro gli inciuci e solo questo oggi è un fatto fortemente innovativo.
E se il PD non la gradisse? La prescelta e i deputati a 5 Stelle debbono essere duttili, pur nell’ambito delle loro scelte e dei loro criteri di scelta. Se il PD convergesse su uno degli altri 8 nomi usciti dalle “quirinarie”, la Gabanelli, responsabilmente, dovrebbe farsi da parte e i grillini convergere a loro volta. Al PD non dovrebbe essere difficile, in un’ottica di rinnovamento, dare il proprio assenso al terzo classificato, Stefano Rodota’ (a suo tempo presidente del PDS), o al quarto, Gustavo Zagrebelsky (già presidente della Corte costituzionale), o al quinto Ferdinando Imposimato, già valoroso magistrato e poi deputato della sinistra indipendente. Di più: se il PD indicasse un nome che, sebbene non contenuto negli otto “stellari”, ne rispettasse però le caratteristiche, il M5S dovrebbe comunque convergere. Il punto fermo è che non si tradiscano i criteri posti a base della scelta nelle “quirinarie”. Il resto dev’essere nella disponibilità del Movimento e del gruppo. Insomma, le “quirinarie” hanno creato le condizioni per uno sbocco positivo ora sta al PD e agli stessi grillini dar prova di duttilità e intelligenza nell’interesse del Paese. Un presidente non ostile a Bersani e al M5S, come è stato Napolitano, potrebbe anche trovare il bandolo per la formazione del governo. Come Napolitano ha nominato un pessimo governo Monti formato da non-politici pessimi, così un nuovo presidente potrebbe nominare un buon governo di non-politici progressisti. Questo, in fondo, propone il M5S, e Bersani ha già detto di volere una forte innovazione e di essere pronto a fare un passo indietro. Speriamo bene.

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  • 1 Aldo Lobina
    16 Aprile 2013 - 20:16

    A dire il vero un sommovimento si avverte all’orizzonte. E almeno nelle intenzioni di chi lo ispira è una rivoluzione, senza spargimento di sangue, ma una rivoluzione. Fare piazza pulita dei partiti tradizionali, di PDL e PD, è lo scopo dichiarato di 5 Stelle per restituire finalmente il diritto pieno di cittadinanza a chi l’ha perduto. Ma una critica severa rivolta alle distorsioni, alle prevaricazioni, alle omissioni perpetrate da quei partiti ha senso nella misura in cui si propone costruttivamente di migliorare le performances di quei partiti senza la smania di volerli distruggere. Essi vanno considerati comunque un arricchimento della dialettica democratica e del resto godono – nonostante tutto – di un largo consenso popolare e di una cospicua rappresentanza parlamentare.
    Che sarebbe in grado di esprimere un Presidente della Repubblica anche senza passare per le forche caudine di Grillo. Concordo con Red: il PD, che ha manifestato volontà di cambiamento, può raccogliere la proposta di Grillo e indicare a sua volta al Movimento 5Stelle uno dei personaggi individuati dalle quirinarie.
    Questa sera Grillo ha lasciato intendere che una manifestazione di buona volontà del PD verrebbe sottoposta al vaglio dei deputati e senatori e potrebbe modificare l’atteggiamento ostile fin qui ostentato dai grillini, riaprendo le trattative per il nuovo governo.
    Cosa aspetta il PD? Faccia di necessità virtù. E forse riuscirà a dare finalmente quella svolta che il Paese attende da un grande partito. Con buona pace di D’Alema, di Renzi, di Berlusconi e Amato. Il PD non ne uscirebbe sconfitto. Anzi!

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