Andrea Raggio
Le elezioni hanno sconvolto il panorama politico nazionale, determinando una situazione del tutto nuova. Per esprimere un giudizio non è sufficiente il confronto statistico col 2006. Quell’anno è oramai politicamente lontano. Al largo successo del centrodestra hanno concorso diversi fattori. A mio parere, quello che ha maggiormente inciso è la diffusa aspirazione ad un periodo di sicura stabilità alimentata dalla esperienza della rissosa maggioranza di centrosinistra, la quale ha sperperato per egoismo di partito (e spesso anche personale) la fiducia degli elettori. A molti di loro la svolta impressa dall’iniziativa del PD è apparsa, anche perché tardiva, come un mero espediente elettorale, e perciò hanno scelto per necessità il centrodestra, ritenendolo più affidabile sotto il profilo della stabilità.
Alla coalizione PD-IDV non è stata sufficiente la notevole rimonta sul pesante svantaggio iniziale ed è rimasta distante parecchi punti dal centrodestra. Si tratta di sconfitta, punto e basta? Non mi pare. Dal punto di vista statistico l’IDV ha avuto un consistente incremento rispetto al 2006 ed anche il dato del PD è leggermente migliorato rispetto a quello dell’Ulivo. Soprattutto il PD esce dalla battaglia elettorale con le caratteristiche di una formazione effettivamente nuova rispetto non solo ai partiti fondatori ma anche ai connotati che stava assumendo nella fase iniziale della sua costituzione. Con Veltroni il PD ha riscoperto la grande importanza del rapporto tra politica e realtà e dell’impegno volto ad accompagnare la radicalità sui principi alla flessibilità riformista. Utilizzando la sola risorsa della politica ha avviato in poche settimane una grande riforma democratica, la semplificazione del sistema dei partiti nella prospettiva di un bipolarismo compiuto. Il PD riuscirà a portare avanti la svolta avviata? Questo è il punto.
A questo proposito il risultato elettorale presenta un aspetto molto preoccupante, la sconfitta della sinistra radicale e la sua conseguente estromissione dal Parlamento. Colpa di Veltroni? E’ colpa aver rotto con un sistema politico sempre più frammentato e con coalizioni rissose e inconcludenti? La sinistra arcobaleno non ha autocritica da fare? A mio parere la sconfitta è dovuta principalmente alla conflittualità (cosa ben diversa dalla competizione) tra sinistra radicale e sinistra riformista. Rimango convinto che nella nostra realtà il dialogo tra queste due componenti è condizione indispensabile per il progresso della società italiana. Il PD dovrebbe essere molto più attento alle questioni sociali e la sinistra radicale molto meno prigioniera dell’ideologismo.
Un altro aspetto preoccupante è la forte crescita della Lega di Bossi in tutto il Nord del Paese e persino in Emilia, e della MPA di Raffaele Lombardo in Sicilia, movimenti che Berlusconi cavalca spregiudicatamente, incurante del pericolo che rappresentano non solo per l’Unità nazionale ma anche per le sorti del regionalismo. Non vedo come la vagheggiata Repubblica delle repubblichette possa giovare al Paese, al Mezzogiorno e alla Sardegna.
Nell’isola il dato elettorale PD-IDV è migliore di quello nazionale e meridionale, in particolare nelle città (Sassari, Nuoro, Cagliari e Carbonia). Tuttavia la riconferma del centro sinistra nelle prossime regionali è a forte rischio anche perché l’astensionismo, già consistente in queste elezioni, può crescere se la Giunta regionale non recupera consensi. A Cagliari il divario tra i due schieramenti alternativi è, alla Camera, di meno di due punti. La svolta al governo del Comune è certamente possibile. Tuttavia è bene ricordare che nel 2006, sempre Camera, il centrosinistra (50,35) superò di due punti il centrodestra (48,33), ma nelle comunali di qualche giorno dopo il centrodestra vinse con largo margine. Non intendo smorzare gli entusiasmi, voglio soltanto dire che riconfermare il centrosinistra alla Regione e conquistare il governo della capitale della Sardegna si può, ma non è impresa facile. Ritengo, anzi, improbabile che ciò possa avvenire solo ritessendo le vecchie alleanze. Occorre una forte iniziativa che scuota lo stanco, rassegnato trascinarsi della politica regionale e comunale. Il PD nell’isola è all’altezza di tale impresa? Al momento ho qualche dubbio.
1 commento
1 Giovanni Corrao
1 Maggio 2008 - 21:58
Raggio è il solito lucido analista che guarda con gli occhiali della realtà la politica isolana del centrosinistra. Ma la tentazione di amministrare per i propri interessi personali, piuttosto che per garantire il benessere diffuso, ha portato il centrosinistra tutto a parlarsi da solo mentre si guarda allo specchio. Fa bene la popolazione a scegliere unavolta di qua l’altra di là. E’ l’unico modo che ha per recidere i pericolosi cortocircuiti egoistici, non potendo scegliere direttamente gli eletti. Dovremo imparare l’arte del boicottaggio se vogliamo salvare i partiti nei quali militiamo.
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