Scelta del Presidente, “quirinarie” e democrazia

15 Aprile 2013
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Aldo Lobina e Andrea Pubusa

L’altro giorno il nostro Amsicora si è chiesto e ha chiesto se le “Quirinarie” del M5S sono un fatto democratico o una buffonata. Più in generale, a fronte della crisi conclamata dei partiti,  ha domandato se il web può svolgere una funzione positiva per stimolare quel “concorso alla politica nazionale”  dei cittadini che l’art. 49 Cost. assegna ai partiti politici e che questi ultimi hanno ormai spento. Ecco cosa ne pensa Aldo Lobina, seguito da alcune considerazioni di Andrea Pubusa, alla luce della scelta dei “magnifici 10″ da parte del M5S.

Il problema non è solo quello di chi è iscritto al partito giallo, verde, bianco o rosso. L’iscrizione ai partiti non è obbligatoria e la maggior parte degli italiani non sono iscritti ai partiti.
Ma votano.
Un risultato qualunque che tenga conto del voto all’interno di una stretta cerchia di persone ha un valore naturalmente relativo. Senza considerare i limiti dei sistemi di sicurezza in entrata e in uscita.  Finora la democrazia all’interno dei partiti è regolata dai rispettivi statuti. I partiti sono associazioni di cittadini liberi ed è giusto che disciplinino la democrazia interna in autonomia, ma rispondendo a requisiti minimi di “qualità”, che potrebbero essere previsti per Legge. Oggi stiamo assistendo a diversi tentativi  “fai da te” di favorire la partecipazione attiva della gente alla vita politica. Per ora ci si limita a considerare gli orientamenti delle persone riguardo alle candidature. L’hanno fatto il PD  e 5Stelle con le rispettive primarie con due modalità differenti. La prima “scomoda” la gente, la mobilita e la porta al seggio, l’altra, più facile, si affida alla rete.
Personalmente considero la rete uno strumento assolutamente utile per lo scambio di informazioni  e opinioni . Meno per l’esercizio di elettorato attivo. Amsicora ha sollevato uno dei problemi più importanti: l’esercizio di cittadinanza attiva.
In breve posso solo dire che essa non può fare a meno delle regole di rappresentanza, di deleghe fiduciarie, in cui il delegato opera nel rispetto del mandato ricevuto. E non è questione solo di scelte relative a persone; c’è anche il problema di come un determinato mandato debba essere espletato. Dove e come possa nascere l’elaborazione delle idee, delle proposte che poi chi ci rappresenta deve supportare. Dentro i partiti? Certamente. Ma anche fuori.
La maggior parte dei cittadini vive una sorta di scollamento con la realtà “istituzionale”  a partire dai piccoli comuni.   Esiste un deficit di partecipazione dei cittadini alle scelte delle Comunità, anche quando si tratti di  prendere decisioni importanti.  Il  coinvolgimento   purtroppo   non è incoraggiato dagli stessi rappresentanti eletti, che operano – quando operano - in perfetta solitudine.   Moltissime  assemblee civiche   vengono celebrate senza propedeutici incontri assembleari di tutti i portatori di interesse, che  regolerebbero scelte maggiormente condivise. E infatti i consigli comunali vengono disertati dalla gente.
Il web non basta. Se usato male può addirittura ingannare e attentare alla democrazia. Essa, la democrazia, si alimenta prima di tutto del rapporto umano, quelle delle persone che si guardano negli occhi quando discutono,  pronte  in ogni momento  ad accettare le ragione dell’altro, se più convincenti.
Abbiamo da ricuperare sotto questo profilo. Per troppo tempo  la televisione ci ha abituato ad essere spettatori passivi;   l’uso della  rete non ci deve illudere di poter  diventare protagonisti  di scelte che non possiamo controllare. Ogni strumento va utilizzato con la dovuta  attenzione. Può essere utilissimo, ma può far gran danno.

Andrea Pubusa

Amsicora, rispetto a me, ha un indubbio e facilmente rilevabile pregio. Pone i problemi più che dare soluzioni e cerca sempre di stimolare il dibattito o con quesiti o con provocazioni. Al suo quesito, a differenza di Amsicora e di Lobina, rispondo con una considerazione ex post rispetto al primo turno delle “quirinarie”. Sono venuti fuori 10 nomi eccellenti. Ho già preso impegno con me stesso (e con mia moglie, il che significa che faccio sul serio!) che, se uno dei magnifici dieci sale al Colle, andrò a Roma il giorno dell’insediamento a manifestare la mia gioia fuori da Montecitorio insieme a tanti altri italiani.
Il web funziona e come! Quel “concorso alla politica nazionale” dei cittadini, che i partiti hanno soffocato, rivive attraverso uno strumento nuovo di democrazia. Certo, il contatto diretto è insosituibile. L’agorà, quella vera, dà il vantaggio di un raffronto diretto e dunque più responsabile. Il web si presta di più a condotte poco o meno responsabili. Eppure chi abbia letto sulla democrazia assembleare in Grecia nel periodo più alto della storia di Atene, sa che anche lì la partecipazione era limitata rispetto agli aventi diritto e che vi erano dei leaders in qualche modo “padroni” delle assemblee, capaci di orientare il popolo, spesso con artifizi retorici e con grandi furbate. Non solo: pochi, anzi pochissimi erano farina per fare ostie. Basta, per convincersene, leggere uno degli ultimi libri di Luciano Canfora dedicato a “Il mondo di Atene” (Laterza). Insomma, tutti gli strumenti si prestano ad usi molteplici e talora opposti. Ha ragione, dunque, Lobina nel mettere in luce positività e pericoli della partecipazione via web. E’ come con l’energia atomica, si tratta di vedere quale uso se ne intende fare.
Il problema, dunque, si sposta e diviene concreto. Premesso che ormai tutti i partiti escludono anziché includere i cittadini; che c’è, anche nei casi meno negativi, una direzione di essi “per bande”, l’esperienza del M5S introduce una novità positiva o si tratta dell’ennesima mistificazione per imbrogliare il popolo? Personalmente, rilevo quattro cose:
primo: chi vuole sapere cosa pensa il M5S e cosa si agita all’interno, se segue il blog del Movimento, lo sa. Nel PD, invece, anche ieri Renzi ha detto il contrario di Bersani e D’Alema & C, sembrano tramare dietro le quinte. Cosa farà questo partito è incerto, cosa vuole il M5S si sa ed è deciso dagli iscritti;
secondo: se si mettono in condizioni di partecipare, i cittadini ”concorrono alla politica nazionale” come è finora avvenuto con le “quirinarie” e, in altro modo, con le primarie; semmai questa partecipazione è più problematica nel risolvere questioni che mal si prestano ad un sì o ad un no;
terzo: le scelte partecipate portano solitamente a risultato positivi o comunqu accettabili (i 10 nomi prescelti nelle “quirinarie” sono eccellenti; che differenza rispetto ai 10 saggi!). Semmai, c’è il rischio di una rigidità, che spesso è utile perché contrasta col trasformismo imperante (il PD, ad es., in breve tempo è passato da Monti al M5S e ora è tentato dall’inciucio), ma altre volte può essere dannosa. Nel caso delle “quirinarie” sarebbe stato bene stabilire che la convergenza con altre forze è possibile su uno dei dieci e non necessariamente sul nome che uscirà oggi dal ballottaggio e che sarà il candidato di partenza del M5S nelle prime tre votazioni.  Da parte del M5S dire agli altri o prendere o lasciare sul nome del vincitore delle “quirinarie” è sbagliato e pericoloso. Può di nuovo portare ad un impasse o all’elezione del candidato non migliore fra gli eleggibili.
quarto: rilevo la contraddizione di chi dice che Grillo è un folle o un aspirante autocrate e poi ammette di trovarsi davanti a proposte del tutto condivisibili. Non è un caso che, da sinistra, chi deve parlar male di Grillo, premette sempre che le sue proposte (No TAV, No War, No casta, riduzione armamenti in favore della scuola pubblica, legge sul conflitto d’interesse, ineleggibilità di Berlsusconi e così via) sono condivisibili.
Dopo le “quirinarie” Bersani e il PD devono uscire allo scoperto. Vogliono un presidente inciucista alla Amato, D’Alema, Finocchiario & C., o vogliono un presidente motivato a rimettere al centro la Costituzione e, dunque, a chiudere veramente con Berlusconi e il berlusconismo?
Sarà anche un folle e un buffone, Grillo. Ma, come indirettamente, ha favorito l’elezione dei nuovi presidenti delle Camere, Boldrini e Grasso, ora influenza positivamente la scelta del Presidente della Repubblica e - se il PD non si suicida - crea il pressupposto per riaprire su basi nuove la questione del governo.  Se porta Rodotà, Zagrebelsky, Prodi o Gino Strada al Colle sia benedetta la sua follia!

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