Amsicora
Si tuona tanto sullo stallo nella formazione del governo. Si stigmatizza Grillo e il suo preteso nullismo. Si è criticata l’ostinazione di Bersani nel dire no al cavaliere. In realtà sullo stallo pesa l’ombra lunga di Napolitano, che pur di non dare l’incarico pieno a Bersani per tentare il governo chiuso a Berlusconi e aperto al M5S, si è inventato la ridicolaggine dei dieci “saggi”, congelando la crisi. Grillo, capita la mala parata, al secondo giro non si è neppure presentato al Colle, limitamndosi a perdere il tempo di una telefonata, Bersani ha tenuto duro, con dignità di fronte alla sconcertante congelazione dell’incarico e della soluzione della crisi. E mantiene dritta la barra, nonostante sia stato esposto non dal M5S, ma anzitutto dalle decisioni del Colle al tiro al bersaglio di tanti.
Ieri Napolitano ha scoperto le carte, in verità invisibili solo a chi non voleva capire. Lo ha fatto parlando al senato ad un convegno su Chiaromonte, un dirigente della destra PCI.
Il capo dello Stato lo indica a modello a Bersani, ricordando come ”il senso di una funzione e responsabilità nazionale democratica” guidò Gerardo Chiaromonte nella svolta del 1976 del PCI, che portò al sostegno esterno ad un governo a guida DC. Una svolta che lo impegnò, ha ricordato Napolitano, “in prima linea al fianco di Enrico Berlinguer nella scelta e nella gestione di una collaborazione di governo con la Democrazia Cristiana dopo decenni di netta opposizione. E ci volle coraggio - ha sottolineato il presidente - per quella scelta di inedita larga intesa e solidarietà, imposta da minacce e prove che per l’Italia si chiamavano inflazione e situazione finanziaria fuori controllo”, senza dimenticare il terrorismo.
Giorgio Napolitano non ha ricordato che il PCI appoggiò dall’esterno il governo Andreotti, ma nessuno, tantomeno il PDL, è disposto oggi a votare la fiducia a un governo Bersani senza contropartita. Berlusconi vuole il salvacondotto. Napolitano, bontà sua, invece ha ricordato la fine di quella esperienza. Fu l’unico atto politico - confessa - che lo divise dalla visione di Chiaromonte: “L’unico momento in cui non ci trovammo in piena sintonia fu quello della concitata chiusura, da parte del Pci, dell’esperienza della solidarietà nazionale. Decisione che - ha concluso - fu foriera di un arroccamento fuorviante”. In realtà, Napolitano, che è un pentito permanente con 40-50 anni di ritardo (fu anche “carrista” nel 1956 ai tempi dell’invasione sovietica dell’Ungheria), dimentica di mettere in luce come il governo di larghe intese del 1976 fu concepito dalla DC e da Andreotti, che lo presiedeva, come arma di logoramento del PCI con una politica di piccolo cabotaggio. E fu questo e non una voglia di arroccamento a indurre Berlinguer e il gruppo dirigente comunista a interrompere l’appoggio esterno a quel governo, anche se non mancò il contributo dei comunisti e della CGIL nella lotta al terrorismo. Ed anzi, si può ben dire, che fu l’isolamento che il PCI e la CGIL crearono intorno alle Brigate rosse nelle fabbriche a determinarne la sconfitta. Furono i lavoratori e la magistratura, oggi sotto attacco, a vincere quella terribile battaglia.
E’ probabile che Bersani ricordi tutta quella vicenda, tenendo conto sopratutto del suo svolgimento e della sua fine, quando ribadisce il suo no alle larghe intese, meglio note come inciucio. E tiene conto che l’interlocutore oggi non è Aldo Moro, ma un certo Silvio Berlusconi.
Napolitano si avventura poi in una penosa reprimenda al moralismo, come se in questo momento il male del Paese fosse l’eccesso di rigore morale e non, invece, il suo esatto contrario: il venir meno dell’etica pubblica fino all’indecenza. E’ un elogio del trasformismo quello del Capo dello Stato che impressiona. E spiega molte cose. La imposizione al Paese di un governo mortifero e legato al grande capitale finanziario come quello di Monti, l’ostilità evidente a Bersani dopo le elezioni, la non considerazione della vera novità delle elezioni: il folgorante successo del M5S. E sta in questi pregiudizi del Presidente lo stallo attuale, come abbiano scritto in questo blog anche nei giorni scorsi.
Per fortuna questo presidente disastroso sta per andare a casa. Non lascerà rimpianti. Con un Capo dello Stato senza pregiudizi lo stallo creato da Napolitano potrà essere positivamente risolto. La disponibilità al dialogo presuppone che non ci sia una scelta pregiudiziale come quella che Napolitano ha avuto nel condurre le consultazioni e che ieri ha rivelato.
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