Perchè non sia un messaggio perso nel vento

28 Settembre 2008
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Francesco Indovina (da newsinistrademocratica)

Affinché il messaggio costituente di SD non sia inserito in una bottiglia e affidato alle onde dell’Oceano bisognerà lavorare a tre livelli:
- quello costituente di cui parliamo, che ha a suo fondamento l’obiettivo sulla base di un progetto di società (che parta dai valori di libertà, eguaglianza e conflittualità), riconquisti il “popolo di sinistra”;
- - il secondo livello è quello dell’esistente; in molte città e comuni l’arcobaleno esiste se non per altro per sostenere l’unico o i pochi consiglieri che lo rappresentano. Inoltre in molte zone esiste un movimento autonomo per l’unità. Va verificato quanto di tutto questo può essere (liberamente) convogliato nel processo costituente;
- - nel terzo livello, ed è connesso al primo, si tratta di verificare il disegno di società con gli “episodi” che la storia e la cronaca ci offre. Per esempio bisogna che la costituente si misuri con il problema della scuola, ma non tanto e non solo per difendere insegnati e modalità di fare scuola, ma per contrastare il Ministro sul piano di un disegno di società futura; torno ancora alla necessità che lo stesso si faccia relativamente al Mezzogiorno; o ancora una riflessione collettiva ma nel vivo delle questioni riguarda il “mercato” o se si vuole la globalizzazione; la questione contrattuale va affrontata disegnando un ruolo della stessa e del conflitto non solo oggi ma anche nel progetto di società; gli enti locali, non basta difendere i dipendenti, ma sarebbe necessario ridisegnare un loro ruolo oggi per il futuro.
Quella che qui proponiamo è una costituente, non una qualche forma di unificazione, da questo punto di vista SINISTRA non ha bisogno di altre aggettivazioni, non rossa, non verde, non pacifista, non femminista e chi più ne ha più ne metta. Le pluralità che convergono nella costituente devono contribuire ad un disegno unitario, o meglio unico, che si misuri con i grandi cambiamenti  e con le nuove necessità.
A questo proposito è stato più volte evocata la fine del XX secolo, un XXI secolo che niente a che fare con il passato. Sinteticamente, non c’è tempo, allerto tutti noi a resistere alle sirene del postmoderno, non solo il moderno è ancora tra di noi, in che misura sarà necessario indagare, ma per quanto hanno detto molti compagni e compagne oggi viviamo il riflesso di secoli ancora più in dietro, basti porre mente come viene tratta la questione della povertà (non questa è il problema, ma piuttosto i poveri). C’è molto di “antico” tra di noi; c’è forte una lotta di classe, magari portata avanti dai padroni, il che vuol dire che esiste ancora  vitale il rapporto sociale di produzione di tipo capitalistico. È da qui che bisogna muovere i passi per ricostruire una coscienza “per sé” (se non fosse così come faremmo a costruire una coscienza “per sé” senza una condizione strutturale “in sé”?). Attenzione quindi a leggere le “trasformazioni”, che si sono e sono profonde, ma anche la nostra analisi deve andare in profondità, nella struttura, capendo i nuovi apparati, ecc.
Colgo, scusatemi, una lettura opportunistica del “popolo di sinistra”, non c’è la desertificazione, bene, ma neanche un “popolo” pronto che aspetta un “segnale”. Le cose sono più complicate, la modifica dei valori, il senso comune, i “desideri”, ecc., sono cambiati. Ci sono molti movimenti, molte associazioni, gruppi, gruppetti, esperienze, ecc. tutto vero, ma bisogna prendere atto che ciascuno di questi è portatore di una forte autoreferenzialità e di un altrettanto forte egotismo. Intendo che misurarsi con questo mondo sarà altrettanto duro, non basta un segnale (qualcuno pensa questo: un simbolo e tutti accorrono, la delusione sarà forte).  Insomma la Costituente è necessaria, ma se deve essere bisogna avere la consapevolezza che ci aspetta un lavoro duro di pensiero e di elaborazione (misurandosi con i processi reali) ma anche di confronto con il popolo di sinistra, che certo ha discredito nei partiti “centrali”, ma nello stesso tempo ha moltiplicato la propria soggettività, spesso fondata sulla micro realtà, di cui è gelosissimo custode.
Per finire vorrei dire che continuare a cercare le cause della “sconfitta” nella sinistra e nel centro sinistra è cosa giusta, ma non ci fa capire molto. Forse bisognerà cominciare a riflettere sulle cause e motivazioni della vittoria della destra. Pensare che la vittoria della destra è solo demerito della sinistra e che non esiste un suo merito, anche profondo e radicato nelle coscienze, non ci permette forse di capire in che “società” si colloca la nostra Costituente e neanche del lavoro che ci aspetta.

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