Al PD chiedo: si può aprire una fase nuova?

9 Aprile 2013
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Alfiero Grandi

Mario Tronti in un articolo dei giorni scorsi su L’Unità ricorda che, dopo la fine di Berlusconi, non furono concesse da Napolitano le elezioni anticipate. Fu un errore verso chi avrebbe governato dopo il fallimento della destra e verso la regola democratica che quando un regime crolla la parola passa agli elettori. La crisi finanziaria non era una giustificazione valida. Il provvedimento di Monti più citato è il Salva Italia, che ha garantito i conti, ma con prezzi sociali pesantissimi. Dopo si poteva andare a votare. Il vincitore avrebbe dato al paese una prospettiva e il rapporto con l’Europa sarebbe stato diverso.
Questa valutazione è condivisa oggi da una parte della sinistra, e da essa muove Alfiero Grandi in questo articolo, dove pone interessanti riflessioni sulla prospettiva del  PD, sulla sinistra e sul M5S.

Berlusconi ha messo l’Italia nei guai, ma il periodo Monti ha visto crescere la “rabbia” sociale. La protesta ha coinvolto disoccupati, pensionati, giovani, imprese, lavoratori, colpiti da manovre sbagliate. Fino al decreto per pagare le imprese, il cui ritardo è dovuto al tentativo di aumentare l’Irpef. Una delle follie proposte per un anno e mezzo da un pessimo Ministero dell’Economia.
La formula [di Bersani] “siamo stati i leali sostenitori di Monti” è stata un boomerang. Non a caso, il furbastro Berlusconi si è smarcato prima delle elezioni.
La politica non ha saputo confrontarsi con un paese disperato. Si sono aggiunti comportamenti etici devastanti. La rabbia sociale ha fatto il resto. Così il Movimento 5 Stelle è balzato in un anno e mezzo dal 5 al 25%. Un disastro.
La lettura della crisi e le soluzioni adottate, il sostegno continuato a Monti (protagonista dell’attacco ai partiti) hanno creato lo spazio per un’area politica del 25 % che oggi condiziona e ha azzoppato il bipolarismo.
Il M5S è tante cose insieme, con aspetti inaccettabili come l’auspicata distruzione dei partiti, che pure restano uno strumento per organizzare risposte collettive. Dal M5S vengono anche istanze condivisibili.
Alcuni obiettivi la sinistra sembra averli smarriti. Come bloccare l’acquisto degli F 35 e dei sommergibili in Germania e riportare in Italia tanti militari oggi parte di missioni che potrebbero terminare. Come l’impegno a non lasciare nessuno alla disperazione. Come farlo si può discutere, ma un travaso dalle spese militari a quelle sociali si deve fare. Portando avanti la costruzione di una Difesa europea si può fare ancora di più.
Fa rabbia pensare ai movimenti referendari contro il nucleare e per l’acqua pubblica che hanno mobilitato milioni di persone, ottenuto vittorie importanti e non sono stati né capiti, né valorizzati. Eppure potevano avviare una riflessione innovativa sui Beni Comuni, importanti per la vita e indisponibili per la speculazione e l’uso privato.
Lo slogan delle primarie PD era “Italia bene comune” senza una iniziativa per i beni comuni.
Fa rabbia che il M5S si sia intestato questi movimenti quando nei referendum era una piccola componente. Non si tratta di concedere al M5S, ma di decidere cosa si vuole fare veramente e di essere coerenti con le cose che si dicono.
E’ vero, pur di bloccare Bersani al Governo c’è chi è disponibile a tutto. Insistere per andare in parlamento e mettere ai voti la proposta Bersani, andando a elezioni se qualcuno impedisce di lavorare, è condivisibile. Ma non basta.
Si può e si deve fare dell’altro. Il riformismo dall’alto è un limite, di minoranza peggio. Se il Governo ci sarà, avrà bisogno di un sostegno di massa, che è questione non meno complicata di trovare una maggioranza al Senato.
Occorre dare una speranza ad un paese depresso, disperato. Le iniziative in campo non possono essere solo quelle eversive della destra e l’esaltazione del M5S di una rete senza trasparenza.
Perché non promuovere primarie di programma, su proposte comprensibili e impegnative? Anche con alternative. Gli obiettivi di un eventuale Governo hanno bisogno di una larga condivisione. Perché non chiamare a raccolta le forze che possono stare nel centrosinistra, anche se hanno scelto esperienze fallimentari? Senza ripicche. La situazione non è più quella prima del voto e parte dei soggetti potrebbe essere interessata. Perché non facilitarne il rientro? Una parte dei loro elettori che ha votato M5S potrebbe ritrovarsi nel centrosinistra.
Il segnale al paese deve essere netto, per rendere chiaro che comincia un altro percorso e deve essere a favore di chi è in gravi difficoltà e non può aspettare, mentre ben definiti debbono essere quelli che pagheranno il conto.
Tronti chiede di mettere ordine nel centrosinistra, e nel Pd. La tentazione sottopelle di un accordo con la destra si vede. I pericoli che individua sono giusti, ma forse inevitabili per questa forma partito. Il problema vero mi sembra la natura del Pd, che non ha deciso cosa vuole essere. Certo oggi potrebbe essere pigliatutto, se vince, ma se perde, come questa volta, è a rischio. Un chiarimento di fondo potrebbe aprire una fase nuova. Se si riaprisse la possibilità di costruire un partito unitario, di sinistra, fondato sulla riunificazione del mondo del lavoro, in Italia potremmo essere tanti ad essere non solo incuriositi ma interessati.

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