Gian Mario Marteddu
Riordinando vecchie carte mi sono ritrovato tra le mani la domanda che, in seguito all’iscrizione all’Università, presentai all’Ente Regionale per il diritto allo Studio Universitario di Cagliari (ERSU) al fine di ottenere i benefici previsto per gli studenti fuori sede. Una volta spedita la domanda, fu espletata la procedura e fu pubblicata la graduatoria definitiva in cui risultai “idoneo non beneficiario”. Ricordo che quando lessi questa espressione rimasi perplesso. Pensai che si trattava di un ossimoro perché uno studente che risulta idoneo deve necessariamente essere anche beneficiario, ossia usufruire della borsa di studio, dei pasti mensa e di un alloggio presso la casa dello studente. Invece no, “idoneo non beneficiario” significava che avevo diritto, in base ai requisiti da me posseduti, ai benefici erogati per garantire anche a coloro che sono privi di mezzi di poter affrontare dignitosamente un percorso di studi, ma non potevo ricevere questi servizi in quanto le risorse stanziate non erano sufficienti a coprire tutte le richieste.
A distanza di anni, basta dare uno sguardo alle graduatorie pubblicate nel sito dell’ERSU per appurare che il fenomeno degli idonei non beneficiari non solo è ancora presente ma ha assunto proporzioni maggiori, in seguito ai continui tagli aventi ad oggetto il settore dell’istruzione.
Il problema delle mancate risorse da destinare al diritto allo studio ha senz’altro una portata nazionale. Come riportato di recente dai principali quotidiani, negli ultimi tre anni il fondo nazionale per finanziare le borse di studio è stato ridotto e attualmente i fondi nazionali coprono meno del 75% degli studenti aventi diritto. Corollario di questa situazione è il calo delle iscrizioni (nel 2011-2012 si sono immatricolati 58mila studenti in meno rispetto all’anno accademico 2003-2004). Inoltre, rispetto alla media Ue, in Italia abbiamo 6mila dottorandi in meno e il 50% dei laureati segue i corsi di dottorato senza borsa di studio.
In Sardegna questa problematica assume una notevole rilevanza anche alla luce della situazione economica che colpisce la nostra Regione. Per le famiglie è sempre più difficile mantenere i propri figli all’università e, spesso, molti giovani sono costretti a rinunciare. Si tratta di un fenomeno che lede la dignità delle persone e che contrasta con quanto previsto nella nostra Costituzione laddove si afferma che “i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”.
Pertanto è auspicabile che l’intera classe politica sarda si attivi affinché i giovani abbiano la possibilità di intraprendere il proprio percorso universitario senza che ciò determini sacrifici insuperabili per le rispettive famiglie. Per lo sviluppo economico e civile della nostra società l’istruzione è il migliore investimento.
(articolo pubblicato su cagliari.globalist.it).
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