Andrea Raggio, la passione per la politica

6 Aprile 2013
2 Commenti


Gianluca Scroccu

 

Dal Presidente della “Fondazione Luca Raggio” riceviamo questo scritto, che pubblichiamo volentieri per ricordare un compagno di valore quale era Andrea Raggio.

 

Ha ragione Andrea Pubusa quando scrive che con Andrea Raggio scompare una delle ultime figure storiche della storia della sinistra sarda. Ho avuto l’onore di ricordarlo in occasione delle sue esequie il 2 aprile scorso, mentre il giorno di Pasqua ho scritto un breve profilo della sua personalità, pubblicato dal sito del pd di cagliari e da quello della Sardegna. Il link, per chi lo voglia leggere, è questo.

http://www.pdcagliari.it/index.php?pid=blog&bid=227

 Sono stato molto vicino ad Andrea in questi anni anche per via del mio incarico alla presidenza della “Solidarietà e Diritti – Fondazione Luca Raggio”. La sua fondazione, quella che aveva voluto creare con l’amata moglie Giovanna, anche lei scomparsa prematuramente una decina di anni fa, per ricordare il figlio Luca, un giovane intelligente e brillante, morto in circostanze sfortunate proprio mentre si accingeva ad intraprendere una promettente carriera di magistrato. Sopravvivere ad un figlio è un dolore tremendo, ricordava spesso Andrea; da quella tragedia era nata però un’iniziativa forte e importante come la Fondazione, diventata in vent’anni una delle più importanti istituzioni culturali e in difesa dei diritti non solo a Cagliari. Il tutto nel nome di Luca. Quando Andrea mi propose di diventarne Presidente col consenso del CDA, nell’inverno del 2009, ero molto titubante. Avevo paura di non essere all’altezza di chi mi aveva preceduto. Ma lui aveva creduto in me e forse voleva aiutarmi a maturare anche in un’esperienza concreta non solo di riflessione intellettuale ma anche  di ideazione, gestione, coordinamento organizzativo, capacità di creare contatti e coinvolgere le persone in iniziative importanti. Gli sarò sempre debitore per quello che ho imparato in questi anni da Presidente e per aver creduto in me. Prima di lui, negli anni tra il ’98 e il 2000, l’aveva fatto un amico di Andrea come Francesco Cocco coinvolgendomi, mentre ero ancora studente universitario, nell’esperienza di “Società Sarda” e facendomi debuttare nella scrittura. Anche a Francesco sarò sempre riconoscente per questo.
Per tornare ad Andrea e per evitare di ripetermi rispetto a tutto ciò che ho detto e scritto in questi due giorni, m’interessa in particolare soffermarmi su un passo dell’articolo di Pubusa, ovvero quello relativo alla vicenda del Manifesto in Sardegna, e a Cagliari in particolare. Pubusa giustamente ricorda che quello fu un momento difficile se non aspro, molto aspro, della vicenda politica del PCI. I ricordi dei protagonisti di quelle vicende sono giustamente mediati dalla memoria personale; agli storici, e quindi anche al sottoscritto che appartiene alla categoria, spetterà giudicare servendosi degli archivi e dei documenti. Voglio però offrire qui una testimonianza di Andrea su Luigi Pintor, che peraltro verrà ricordato in un convegno dove anch’io prenderò la parola come storico nel prossimo 15 maggio. La testimonianza è riportata nel suo libro “L’impegno per una buona politica. Andrea Raggio racconta sessant’anni dell’autonomia”, edito da Aipsa nel 2008. Andrea ricorda di aver tenuto una conversazione con Natta durante la quale entrambi concordarono di non rendere pubblica alla Commissione di controllo del partito una lettera proveniente da Cagliari che accusava Pintor di “frazionismo”, un’accusa gravissima. Se l’avessero fatto, sarebbe scoppiato il finimondo e Pintor non sarebbe stato candidato.
Con Pasquale Alfano, che con me curò quel bel libro che i media hanno citato più volte ricordando Andrea, chiedemmo poi ad Andrea se avesse avuto modo di rivedersi con Pintor in seguito. Questa fu la sua risposta, che si può leggere a p. 127 del libro:
Certo, l’ho rivisto diverse volte a Roma. Avevamo un buon rapporto. Luigi era una persona cordiale, simpatica. E poi, allora, le battaglie politiche, anche quando erano molto dure, non pesavano più di tanto sui rapporti personali.

Questa frase dice molto di Andrea e  del modo di intendere la lotta politica di tanti di quella generazione. Ho ritrovato un anno fa, seppur in una vicenda diversa e certamente dai contorni ancora più drammatici, lo stesso tipo di atteggiamento mentre scrivevo il mio libro dove ho ricostruito la vicenda che portò alle dimissioni di Antonio Giolitti dal Pci dopo i fatti d’Ungheria del 1956. Era un modo diverso di essere militanti e dirigenti, peraltro non solo nella sinistra; quegli uomini ritenevano, nonostante le contrapposizioni e anche gli scontri molto duri, che l’impegno pubblico fosse un elemento essenziale per promuovere il riscatto di un Paese come l’Italia uscito devastato dal totalitarismo fascista e avviato sulla strada di una dura e faticosa ripresa nel solco della democrazia e dei diritti come scritto nella Costituzione. Un impulso che in Sardegna ebbe un forte trascinamento nella stagione della Rinascita quando, pur con tutti i limiti e i difetti messi in luce dalla riflessione storiografica, l’Isola uscì dal sottosviluppo cui era relegata.
Andrea ebbe nella sua vita la fortuna di ampliare i suoi orizzonti da parlamentare europeo (anche se  ultimamente viveva con timore l’arroccarsi sulla linea dell’austerità di Bruxelles), dove capì che la questione sarda non esisteva se non sapeva relazionarsi non solo col sistema politico continentale, ma con la realtà mediterranea e quella più ampia delle nuove dinamiche della geopolitica globalizzata. Da qui anche le sue battaglie per ridare centralità alle assemblee legislative dopo la sbornia presidenzialista e della personalizzazione selvaggia di questi ultimi anni, che hanno portato agli attuali, drammatici, frangenti che stiamo vivendo.
Una lezione da non dimenticare se vogliamo ritrovare la speranza di cambiare l’odierna situazione di crisi politica, istituzionale, economica, sociale, che ogni giorno si presenta sotto i nostri occhi.

 

 

2 commenti

  • 1 francesco Cocco
    6 Aprile 2013 - 08:40

    Le mie condizioni di salute non mi hanno consentito di i esser presente al funerale di Andrea per dargli un ultimo saluto. Avrei voluto ricordare con i tanti amici e compagni la sua grande serietà nell’impegno istituzionale e politico ed anche la sua grande fiducia nei giovani. Finché giovani seri e preparati come Gianluca raccolgono il suo testimoni forse possiamo nutrire fiducia nel futuro nelle nostre istituzioni democratiche.

  • 2 Giovanni Cucca
    15 Aprile 2013 - 17:38

    Ricordo di Andrea Raggio
    Mi sentìi molto onorato quando Andrea Raggio, eletto Assessore alla Programmazione nella prima Giunta Regionale di centro sinistra, agli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso, mi scelse come segretario particolare..
    L’accurata conoscenza dei problemi sociali ed economici dell’Isola, il modo puntuale e preciso di Andrea nell’esporli in termini politici, la concretezza delle sue proposte, l’interesse per la riforma burocratica, per la razionalizzazione delle procedure amministrative e l’applicazione di sistemi informatici, suscitò interesse e partecipazione fra i funzionari del Centro, per buona parte esperti, studiosi e docenti universitari, scarsamente motivati da esperienze precedenti. Un segnale che favorì il buon funzionamento dell’Assessorato gestito in chiave più moderna e caratterizzato dall’attuazione di progetti che da tempo giacevano accantonati.
    Fui altrettanto onorato quando, nella sua seconda legislatura al Parlamento europeo, Andrea, dopo essere stato eletto nel Collegio dei Questori, mi scelse come assistente. L’impegno competente e costante nel trattare i problemi amministrativi e finanziari dei deputati aumentò il suo prestigio e la stima diffusa sul suo operato. Sempre più numerose le richieste di incontro col questore Raggio ed altrettanto numerose, puntuali e positive, le soluzioni delle questioni più complesse.
    Ciao Andrea, come amico, ti ricordo per la severità che caratterizzò la tua attività quotidiana, per la sagacia e la saggezza delle tue decisioni, come cittadino, per il rigore nella conduzione delle azioni politiche, per il prestigio manifestato nella guida delle istituzioni per le quali hai sacrificato gran parte della vita. Sarai sempre un importante punto di riferimento nella storia politica della nostra Isola.

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