Marzia Bonacci (da Aprileonline)
Dopo il Lodo Alfano fa capolino quello Consolo. Una proposta di legge sull’estensione dell’immunità giudiziaria anche ai ministri e che questa volta è stata proposta da un deputato di An, Giuseppe Consolo, avvocato del responsabile delle Infrastrutture Altero Matteoli. Specificazione, quest’ultima, tutt’altro che secondaria per capire l’origine e il perché della polemica politica sollevatasi intorno a questa iniziativa. Matteoli è infatti processato per favoreggiamento a Livorno e, se andasse in porto l’approvazione della pdl del suo avvocato-deputato, potrebbe godere dei privilegi immunitari che essa sancisce. La notizia è stata data dal quotidiano La Repubblica che, in un articolo di Liana Milella, ha anche ricostruito il caso giudiziario. Ne abbiamo discusso con Felice Casson, senatore del Pd e magistrato.
Come valuti la proposta di estendere l’indennità ai ministri avanzata da Consolo?
Si tratta di una proposta indecente che nasce da una cultura inaccettabile, quella per cui ci si sente autorizzati a trattare il parlamento e le istituzione come un salotto di casa propria, sottoponendoli alle necessità personali e processuali di alcuni politici, disprezzando quelle che sono le regole del gioco democratico. Rispetto a questa modalità, a questa cultura si pone un problema di natura etica oltre a quello del rispetto delle regole e soprattutto del principio di uguaglianza fra tutti i cittadini e dei cittadini di fronte ala legge. Proporre in questo momento ulteriori privilegi per i parlamentari o i membri del governo significa non rendersi conto di quanto la società sia insofferente verso una parte della politica e delle sue pretese.
Si tratterebbe di una norma forse più grave dello stesso lodo Alfano?
Sicuramente si, è una proposta peggiorativa rispetto al lodo Alfano e testimonia la volontà di questo governo di voler allargare progressivamente, ogni giorno di più, la cerchia dei beneficiari, senza che ce ne sia un reale motivo. I privilegi costituzionali devono al contrario essere limitati il più possibile, anzi non dovrebbero esistere, qualora però si volesse riconoscerli, allora bisogna rispettare una logica costituzionale. In questo caso non c’è giustificazione istituzionale. I ministri sono già tutelati in tal senso: non sono infatti processabili se hanno commesso reato nell’esercizio delle loro funzioni.
Allora a cosa servirebbe il Lodo Consolo? E perché non lo condividi?
Aspira ad introdurre la non processabilità dei ministri per reati comuni computi prima di assumere il ruolo di governo: ma perchè un ministro, se commette da cittadino un omicidio o una violenza carnale non dovrebbe essere processato?
Qual era la tua valutazione dell’immunità alle cinque alte cariche dello Stato?
Come capogruppo del Pd in Commissione giustizia ero intervenuto sul Lodo Alfano indicandolo come Lodo Berlusconi perché era evidente come rispondesse ad una necessità personalistica a cui sono stati piegati parlamento e costituzione.
Allora oggi siamo di fronte al Lodo Matteoli?
Oggi siamo di fronte al Lodo Matteoli, si, solo che la situazione è ancora peggiore, perché si tratta di una ben più grave estensione ingiustificata del privilegio.
La tua posizione critica verso la norma salva Berlusconi ti porterà a sottoscrivere il referendum di Di Pietro?
Noi siamo un partito di uomini liberi e firmerò per il referendum promosso dall’Idv contro il Lodo Alfano. Normative di questo tipo possono essere modificate secondo le regole costituzionali per mezzo della Corte costituzionale, oppure del parlamento oppure ancora del referendum. Si possono seguire tutte e tre le strade dunque.
Immunità ai ministri, separazione delle carriere dei magistrati, riforma del Csm per ridurre a minoranza la componente togata: sono queste le proposte del centrodestra in materia di riforma della giustizia che hanno spinto Anna Finocchiaro a parlare di “uno stravolgimento del sistema costituzionale”. Condividi?
Come Pd stiamo lavorando ad un seminario sulla giustizia che si terrà lunedì a Frascati, questo per dire come il tema sia di grande importanza anche per noi. Prendendo spunto da quanto dichiarato dalla Finocchiaro mi sento di dire che attualmente viviamo in una situazione delicata di equilibrio costituzionale, intervenire in questo momento, anche di grandi contrasti politici, significa mettere a rischio questo equilibrio delicato. I problemi della giustizia non sono ordinamentali, modificare il Csm e separare le carriere dei magistrati non porterà ad accelerare di un solo giorno i tempi di nessun processo civile e penale. I tempi della giustizia e la scarsa certezza della pena sono le vere piaghe del sistema giudiziario.
Come valuti la proposta di riforma del Csm?
Se come sostiene il centrodestra, il problema del Csm è quello di essere troppo politicizzato, aumentare il numero delle nomine politiche non può che accrescere questo stesso tasso di politicizzazione, portando inoltre ad una sua lottizzazione.
E l’ipotesi di rendere più autonoma la polizia giudiziaria dal pubblico ministero, cosa ne pensi?
Da diverse parti, anche politiche, sono piovute le accuse di abusi e disfunzioni, penso alla polemica sulla presenza mediatica di alcuni pubblici ministeri, ma il sistema processuale e ordinamentale (sia nel codice di procedura penale che nel Csm) consentono di riparare a questi problemi. Come sosteneva Violante anche se poi è stato strumentalizzato, è fondamentale che la direzione delle indagini rimandi al pm, che può ancora vantare una cultura della giurisdizione e della tutela dei diritti.
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