Michele Podda
Un amico ci scrive…
Caro Direttore,
la tua analisi di ieri fuori dagli schemi è assolutamente corretta, dunque “grazie, Grillo!”. Giammai Colui aveva temuto tanto da farsi ricoverare per evitare le udienze, e mai come oggi ha temuto, e con lui tanti altri, gli arresti, perché se si votasse non potrebbe comprare ancora una maggioranza; un’àtera cosa fatta.
Per quanto riguarda Monti tuttavia, bisogna ricordare che tolto lui restano i problemi, grossi come una montagna, che bisogna affrontare per piccoli passi, evitando che ci crolli addosso. Le questioni economiche e finanziarie sono il frutto di decenni (o secoli?) di malgoverno e non si possono risolvere con provvedimenti estremi, che rischierebbero di aggravare piuttosto che portare rimedio. Purtroppo le forze “eversive” sono ben radicate e hanno ramificazioni tali da non consentire tagli netti e totalizzanti; prudenza e gradualità dunque devono guidare qualunque governo bene intenzionato. Certamente il duo Grillo-Bersani costituirebbe un’inversione di rotta, in ogni caso.
Non credo però in un possibile ritorno del Rettile, anche se al peggio non c’è davvero limite.
Piuttosto mi preme osservare, caro Direttore, che ancora tu EVITI quasi di esaminare attentamente le questioni nostrane, della nostra Sardegna, considerandolo quasi riduttivo e di scarsa importanza, rispetto ai GRANDI TEMI della politica italiana. Certo, è vero che quei temi hanno importanza primaria, perché riguardano il futuro di tutto lo Stato e quindi anche della nostra gente; ma poiché di pensatori e analisti ce n’è in ogni dove, e spesso bravi quanto noi; e stante il fatto che per distanza in linea d’aria, acque perigliose da attraversare, mezzi di trasposto precari, non sempre è facile mantenere contatti stretti con i centri di elaborazione politica che contano (Roma, Milano…); tenuto conto inoltre che la nostra voce (dei sardi), per numero di abitanti (o di voti) e per peso economico, troppo flebile giungerebbe colà dove si puote; per questi motivi e anche altri non sarebbe male che i nostri pensieri andassero, per la parte maggiore, ai piccoli problemi giganteschi che noi qui dobbiamo affrontare e risolvere, e che nessun altro farà mai al posto nostro; e meglio sarebbe evitare che lo facessero, ca amus iscramentau.
Mi permetto quindi di insistere rispettosamente per due buoni motivi: a) Entro un anno ci saranno le elezioni regionali; b) Le particolari condizioni politiche lo richiedono.
Come ben sappiamo, il Governo regionale ha potere di vita o di morte sulla vita economica e sociale della nostra Isola, che si ammetta o no la sua specialità, autonomia e indipendenza. Nessuno nega che posizione geografica, storia e tradizione, economia e territorio, cultura e società abbiano in Sardegna caratteri distinti e particolari rispetto al resto d’Italia, e dunque i Sardi stessi, meglio di tutti, possono ipotizzare gli interventi più adatti alla ripresa economica e al progresso sociale. E allora persone che per professione, esperienza e capacità sono in grado di garantire in questo senso un valido contributo, DEVONO FARLO, dentro e fuori dai Partiti politici. Non possiamo contare solo su coloro che saranno eletti, perché finora poco hanno saputo o potuto fare e certamente serve altro.
Novità nelle condizioni politiche ce ne sono: il Pd sardo, che da anni propone di assumere un ruolo distinto rispetto al partito nazionale, sembra voler portare a compimento tale idea; la Sinistra sarda sta prendendo coscienza della necessità di un nuovo atteggiamento nei confronti della realtà locale; i movimenti che si richiamano ad una maggiore autonomia o all’indipendenza son costretti a prendere atto che solo ricompattandosi possono sperare in una effettiva credibilità; alcune forze moderate che rappresentano settori imprenditoriali e produttivi sarebbero disponibili a larghe intese per un forte cambiamento; il Psdaz si è liberato dall’abbraccio asfissiante della Destra e può porsi come collante di un AMPIO SCHIERAMENTO DI PROGRAMMA che rappresenti tutti i territori dell’Isola.
In un quadro del genere mi sembra lecito sperare che le così dette FORZE SANE dimostrino fattivamente il loro impegno per affrontare responsabilmente le prossime elezioni regionali, con un lavoro attento di raccolta ed elaborazione di idee e di progetti per il bene della Sardegna.
Credo che qui, in questo blog come altrove, forze sane ve ne siano, e PRIMA SI COMINCIA MEGLIO E’.
2 commenti
1 admin
15 Marzo 2013 - 13:37
Da Andrea Pubusa a Michele
Caro Michele,
le tue parole e le tue esortazioni sono frutto di una saggezza che tu hai maturato come homo civicus, come amministratore e come sindaco del tuo bel paese.
E’ vero bisogna occuparci delle cose nostre, sarde intendo. E tutti portiamo la responsabilità per quanto accade, perché - come c’insegnarono al catechismo - si pecca non solo con le opere (azioni), ma anche con le omissioni. Ed io ammetto di essere condannabile quantomeno per omissioni. Tuttavia - confesso - non so individuare il bandolo della matassa. Il centrodestra sardo è un’accolita di distruttori o, al meglio, di incapaci. Il PD è quello che è, un non partito, paralizzato dalle tante anime, incapace perfino di votare una disciplina sul conflitto d’interessi per la presenza ingombrante di Soru. E poi crolli il mondo loro, imperturbabili, vanno avanti con operazioni impresentabili (v. Cabras alla Presidenza della Fondazione B. Sardegna).
Il PSDAZ è ondivago e senza bussola. Ha trascorso la stagione a destra, ora si sgancia. Meglio tardi che mai, dirai tu. E son d’accordo. Ma che affidabilità può avere. Hai sentito Francesco? Dice che non si costruiscono i castelli con la sabbia, ma sulla dura pietra. Con tutto il rispetto, è di pietra l’impasto sardista?
SEL è un’accolita di cercasedie che si copre dietro la bella faccia di Vendola. Sono morti, ma non sepolti, grazie al soccorso del PD. Gli altri sono morti e sepolti.
I programmi? Si è detto tutto in questo venti anni su Statuto, cultura, autonomia-sovranità, zona franca-finanza ed altro ancora: parole, parole, parole, fatti niente, neppure uno.
Da dove riiniziamo? Ci vuole un sommovimento. Un ciclone che spazzi tutto e tutti. Ma non si vede nulla all’orizzonte.
Che dire?
2 michele podda
16 Marzo 2013 - 09:07
Caro Direttore,
“NO AL PESSIMISMO” ha detto il nuovo Papa ai suoi cardinali; ma credo che questo richiamo valga anche per noi. Prendere atto delle difficoltà non deve far desistere dall’ intraprendere o dal ricercare delle iniziative valide. Comprendo certo l’insofferenza per le tante parole che non portano a fatti, e la convinzione che solo un cataclisma possa determinare cambiamenti , e che qualunque tentativo di agire sia destinato al fallimento; tuttavia ritengo ancora utile cercare quel BANDOLO, che non si limiti al solo “SIATE BUONI”, come diceva un altro Papa.
In un paesino della Barbagia, durante una visita pastorale, il Vescovo incedeva circondato dai fedeli. Un giovane pastorello che per la prima volta assisteva ad un simile evento chiedeva a chi gli era vicino: “E cale est Missennore?” – “Millu, cuddu a capeddu artu, bene mudau, chi si movet cumente unu Santu”. Lo osservò attentamente poi esclamò: “Cussu est? Ohi ohi, SI L’ABBRANCAMUS DEO E FRADE MEU, LU ETAMUS A TERRA!”.
E così per la situazione politica, un impenetrabile muro di gomma che spaventerebbe chiunque. Ma se lo afferriamo “deo e frade meu e àteros frades” possiamo forse aprire una breccia, scalfire in parte, scoprire un passaggio. Ne parleremo sicuramente, e per ora mi limito a ricordare quel che diceva quel Papa lì: “NON ABBIATE PAURA”; e quel che diceva mia madre quando mi affidava un compito assolutamente insormontabile: “ea fizu me’, comintza deretu abbellu abbellu, ca TIMET PRUS OCRU CHI NON MANU!
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