Aldo Lobina
Sulla Direzione del PD riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Il dibattito di mercoledì, trasmesso in streaming, della direzione nazionale del PD è stato per certi versi illuminante per me e in qualche modo allo stesso tempo poco rassicurante.
Non mi pare quel congresso aver avuto tutte le stigmate dell’esame di coscienza civile, quale ci saremmo dovuti aspettare da parte di un grande partito. Anche se ha avuto il merito non piccolo di aprire la discussione di quell’assise alle orecchie dei cittadini, senza l’intermediazione dei giornali. Esempio sicuramente da seguire da parte di chi si propone con funzioni di rappresentanza nel Paese. Senza nascondimenti. Neanche da parte di D’Alema, che non ha taciuto la sua propensione all’inciucio col PDL, mitigata dall’ostracismo a Berlusconi. Come se il PDL potesse essere pensato senza B, artefice di un quasi pareggio col suo PD. Come se bastasse al PDL liberarsi di B per concorrere a politiche di risanamento e di sviluppo insieme, di moralizzazione e sobrietà politico istituzionale.
Temo che proprio D’Alema sia affetto da quel complesso dell’inciucio, che attribuisce a chi non condivide il suo progetto. Almeno in questo Bersani è stato invece chiaro: la governabilità, il fine cioé di chi si propone per guidare il Paese non è la somma algebrica di istanze disomogenee, di proposte alternative, di filosofie diverse e a volte contrapposte del sociale, della giustizia, delle politiche economiche.
Non avessimo poi già avuto esperienza di governissimi! L’esperienza Monti che ha visto PDL e PD dalla stessa parte ci ha regalato leggi inique, che hanno contribuito a comprimere i ceti sociali medio bassi, chiamati a sacrifici – solo loro – pesantissimi.
Sarà per questo che non ho sentito citare Monti da parte della maggior parte degli iscritti a parlare. Quel Monti verso il quale un giorno sì e uno no il partito di Bersani guardava come naturale alleato del dopo elezioni. Quel Monti, rappresentante di una cultura finanziaria prima che politica, che tende ad essere egemone e a governare la politica anziché servirla. Che continua a vedere l’Europa in funzione dei mercati e non i mercati assoggettati ai popoli della nuova Europa, che è ancora tutta da inventare. Nella ricchezza delle culture e nel rispetto della specificità di ciascuna.
A dire il vero ho sentito parlar poco anche di ciò che sta a sinistra del PD e che il PD ha contribuito a diradare, rifiutando alleanze elettorali, ma hiedendo – nel momento del bisogno – desistenze interessate. Da questo punto di vista l’autocritica dei delegati non è stata severa. Avere inteso la sinistra radicale come un intralcio, un fardello di cui liberarsi per potersi meglio spostare verso Monti, cioè a destra, per condividere politiche di destra, ha sicuramente condannato il PD al isultato acquisito. E non è detto che sia finita così, a buon mercato.
La preoccupazione di molti delegati pareva indirizzata più a come il partito era stato percepito piuttosto che a come il partito è oggi, piuttosto che alla sua reale essenza. Credo sia mancata proprio questa riflessione nella discussione, tutta tesa a incoraggiare il generale Bersani ad affrontare l’ultima battaglia, dopo aver perso la guerra, per ricevere dal Capo dello Stato un incarico gratificante, ma caduco. L’onore delle armi, insomma!
Se questo PD continua a pensare che “nessuno può offrire qualcosa di meglio per la governabilità”, se questo PD, guardandosi allo specchio, continua a confondere la destra con la sinistra, e anziché trasformarsi in un grande partito laburista he ricomprenda anche la sinistra radicale, i movimenti arancioni, arcobaleno, verdi (scegliete i colori che più vi piacciono, tranne il nero) e ciò che rimane dell’Italia dei Valori, se questo PD continua nella sua autoreferenzialità , ha fallito la sua mission, ammesso che ne abbia avuto una che non fosse l’occupazione del potere nelle sue varie sfaccettature finanziarie, giudiziarie, sanitarie, sportive e culturali.
Altro che governabilità! ci si può mettere davanti ad uno specchio in tanti modi. Nudi, in mutande, col vestito buono o con uello più dimesso. Lo specchio ci darà un risultato sempre diverso.
Somiglierà un poco alla percezione che gli altri potrebbero avere di noi. Ma gli altri, caro Bersani, non percepiscono solo le battute, la modestia del linguaggio, le responsabilità dichiarata, percepiscono anche le contraddizioni e soprattutto le omissioni.
Quando poi non c’è niente da percepire perché l’autorevole D’Alema è così ardito da sdoganare il berlusconismo, allora non servono molti distinguo. La gente ragiona ancora col principio di non contraddizione, anche in politica. E preferisce votare un tizio che si maschera piuttosto che uno mascherato, con o senza baffi.
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