Francesco Cocco
E’ proprio vero che le parole hanno un loro destino e che bisogna essere molto cauti in una fase storica in cui è sempre meno frequente che ci si soffermi sui contenuti. Parole nate con un alta valenza culturale e democratica finiscono per assumere significati retrivi. Si prenda ad esempio il termine clown. In origine significava villano (sinonimo di contadino), secondo gli specialisti trae infatti la sua origine etimologica da colono. Poi ha finito per assumere significati negativi, tanto che il massimo dirigente della socialdemocrazia tedesca ha qualificato clown Beppe Grillo, equiparandolo a Berlusconi.
Non m’interessa quest’ ultimo, al quale semmai andrebbero attribuite altre qualificazioni terminologiche. M’interessa Beppe Grillo, uomo di spettacolo, che può legittimamente fondare movimenti e partiti senza che la sua attività professionale possa in qualche modo inficiare la sua attività politica.
Del resto non erano uomini di spettacolo il presidente Reagan ed il governatore della California, Schwarzenegger? Che pare abbiano esercitato dignitosamente il loro ruolo. Altre sono le responsabilità se una grossa fetta del popolo italiano ha attribuito la propria fiducia ad esponenti di un movimento estremamente contraddittorio, che allo stato attuale sembra mettere in discussione persino i meccanismi più elementari della democrazia. Forse non vi sono responsabilità gravi della sinistra? Da vecchio militante del movimento dei lavoratori, dico che la sinistra anziché gridare all’antipolitica avrebbe dovuto da gran tempo portare avanti certe parole d’ordine fatti propri dal Movimento 5 stelle, a cominciare dai vergognosi costi della politica.
Altra parola corrente, che ha finito per assumere una valenza negativa, è quella di “austerità“. Mi è capitato di scriverne su questo blog e mi sono procurato delle reprimenda di molti amici.. Non m’interessa la reazione degli avversari, seguaci di un capitalismo consumistico, m’interessano le posizioni degli amici di sinistra che sembrano avere dimenticato la lezione di Enrico Berlinguer sulla austerità, laddove essa assumeva il significato di consumi sociali in contrapposizione al consumismo individuale. Quel che appare negativo è il non voler comprendere che se non ci sarà un’inversione di tendenza ed il consumo sociale prevarrà su quello individuale non ci sarà possibilità d’investire in tutte quelle attività che creano vera e duratura occupazione. E quindi possibilità di reddito per chi oggi, segnatamente i giovani, è spinto sempre più ai margini della società.
Insomma, la confusione del linguaggio e la carenza di memoria collettiva è tale da creare una grande confusione nella lingua e nelle idee. Così mi è venuta in mente la proposta che un laico come Benedetto Croce rivolgeva all’ Assemblea Costituente l’11 marzo del 1947, quella d’intonare uno degli inni più belli della Cristinatà : il “Veni creator spiritus” Anche perché oggi non meno del ‘47 abbiamo bisogno che vi sia “……..luce all’intelletto, fiamma ardente del cuore”, come appunto recita quel sublime canto.
1 commento
1 Lucia Pagella
14 Marzo 2013 - 19:23
Sono sempre stata convinta che le parole abbiano una vita propria e che se qualcuno ne stravolge il significato esse si ribellano e divengono la spia di segrete intenzioni.Le persone spesso ci dicono molto di più di quello che vorrebbero farci sapere : basta valutare il loro modo di esprimersi ed il contesto in cui lo fanno.
Oggi l’argomento é di grande attualità. Faccio due esempi : Repubblica e Democrazia.
Repubblica é una parola nobile e sta ad indicare ciò che dovrebbe essere patrimonio comune, ma
se pensiamo al nostro Stato, ci rendiamo conto del tradimento del vero significato del termine: le Istituzioni sono oggi proprietà di oligarchie assetate di potere e la parola ha quindi un significato antitetico.
Altrettanto vale per Democrazia, ossia potere del popolo. Si può parlare di Democrazia in un contesto in cui i cittadini sono stati privati persino della possibilità di scegliere i propri rappresentanti ? E sono forse Democrazie quei turpi sistemi che nel mondo riducono in schiavitù le masse ? La risposta é NO e l’uso distorto di questi termini evidenzia una volontà di ingannare.
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