E se il conclave rieleggesse Papa Benedetto?

22 Febbraio 2013
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Amsicora

Tutti si chiedono chi sarà il nuovo Papa e quali siano state le ragioni che hanno indotto Benedetto XVI alle dimissioni. Certo, la motivazione ufficiale non va svalutata. L’età che avanza è un handicap nella gestione di una istituzione complessa come la Chiesa. Ma - si sa - anche le imprese più difficili, quando c’è un clima di solidarietà, si possono affrontare, distribuendo le fatiche su molte spalle. Ma l’ambiente non sembra di quelli che aiutano: Anzi!.Ce ne dà uno spaccato, fra gli altri, Dino Boffo, già direttore di Avvenire ed ora di TV2000 che denuncia “una gestione del potere che può scandalizzare gli ultimi e gli umili” ed auspica che la Santa Sede si liberi “del vizio infame delle lettere anonime senza firme e senza mittenti”. E ricorda quanto avvenne due anni fa, quando il Giornale pubblicò una sentenza di condanna per molestie a suo carico e un’allegata informativa risultata poi falsa, frutto “di un killeraggio gratuito” proveniente dalle alte sfere ed espressione di un duro scontro per bande. Parole pesanti così come l’accenno alla lotta di Benedetto  per “la pulizia e contro le guerre interne” e alla sua grande sofferenza “per le divisioni interne alla Chiesa e soprattutto quelle interne alla Santa Sede”. E poi una denuncia terribille: “gli è toccato in sorte ciò che non era toccato in sorte a nessuno prima”.
La vecchiaia certo è la causa della rinuncia del papa. Ma è innegabile che è “questa dimensione - di cui l’ex direttore di Avvenire ci fa solo intuire i connotati - evidentemente ad aver affaticato il suo animo” ed ha determinato più che accelerato una decisione che in un clima diverso non ci sarabbe stata. Ciò che è accaduto dovrebbe indurre - dice Boffo - “ad un esame di coscienza”, che “nessuno può illudersi di non fare”.
Che situazione tremenda! Il Papa aveva incaricato addirittura tre cardinali anziani, una vera e propria commissione formata da Julian Herranz, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi, figure di primissima grandezza, per aiutarlo a capire che cosa é accaduto. Gli avranno anche spiegato chi e perché gli ha messo una spia, quel tal Grabriele, alle costole. In questo contesto, certo, le dimissioni di Ratzinger “non vanno interpretate come una sconfitta”, ma “come un rovesciamento del tavolo” sì.  Non si può negare  che  le dimissioni siano un “‘atto d’amore del Papa”, ma anche un grido di indignazione, un invito forte a porre fine a una gestione del potere scandalosa, uni schiaffo agli “ultimi e agli umili”. “Non in mio nome” sembra urlare Benedetto con la sua dignitosa compostezza e ferma determinazione. Un atto sconvolgente perché manda al diavolo l’immedesimazione del Papa con la Chiesa o meglio di questo Papa con questa Chiesa. Come dire: chi vuole continuare la comunione con Cristo deve cercare riparo altrove. Un messaggio forte. Ma sarà raccolto? C’è un modo inequivocabile per non farlo disperdere nel vento? Sì c’è ed è apparentemente insensato, ma rivoluzionario, come sono state le dimissioni: rieleggere Benedetto papa, al prossimo conclave.

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