Pietro Maurandi
Pietro Maurandi, esponente storico della Sinistra sarda, fin dalle occupazioni delle Facoltà universitarie nel ‘67 e nel ‘68. ci invia alcune precisazioni sulle ragioni della sua uscita da SEL, insieme a Francesco Carboni, ex deputato ed esponente di spicco della sinistra del sassarese. Le pubblichiamo volentieri non solo per l’alto profilo di Maurandi, persona di grande correttezza, competenza ed esperienza (autore di vari libri, è stato docente ad Economia e Commercio prima di essere eletto deputato nelle liste dei DS), ma anche perché il suo scritto costituissce uno stimolo ad una riflessione sulla sinistra, che, per rinfondarsi, ha necessità di rigore, di minori personalismi e maggiore radicamento sociale.
Naturalmente saremmo ben lieti di ospitare eventuali repliche dei dirigenti regionali si SEL.
Ringrazio la redazione di democrazia oggi per aver messo il rilievo la recente decisione che io e Francesco Carboni abbiamo preso e reso pubblica di lasciare SEL. Siccome non si tratta di fissazioni personali ma di questioni politiche importanti per chi crede alle ragioni della sinistra e non si rassegna a vederle calpestate e mortificate, la nostra decisone merita qualche ulteriore precisazione da parte mia.
La decisione non è improvvisa ma nasce da una lunga esperienza negativa che ci ha visto critici – noi e altri – fin dal congresso regionale e deriva essenzialmente da due motivazioni: il venir meno delle ragioni per cui SEL era nata e il fatto che in Sardegna il partito è diventato strumento di un piccolo gruppo che usa per i propri fini metodi arbitrari e disinvolti, secondo le peggiori consuetudini della vecchia politica che si dice di voler combattere.
Voglio ribadire che la nostra decisione non deriva dalla vicenda delle primarie e della formazione delle liste, ma dalle posizioni di merito e di metodo che da lungo tempo abbiamo criticato.
A titolo esemplificativo abbiamo citato il caso del metanodotto, di cui solo la Sardegna è priva e che il gruppo dirigente di SEL continua ad avversare. Il fatto che oggi il progetto stia sfumando non solo non dimostra che non sia necessario per la Sardegna, ma dovrebbe spingere a reagire forze politiche preoccupate del futuro dell’economia e della società sarda.
Abbiamo portato l’esempio del problema dei precari, su cui i consiglieri regionali di SEL, invece di cercare la via per una soluzione strutturale, hanno preferito una soluzione illegittima, che ricorda tanto il peggiore clientelismo.
Con gli indipendentisti, che in generale io capisco e rispetto, non si instaura un serio e costruttivo confronto, ma ci si traveste da indipendentisti per carpirne la benevolenza e forse i voti.
Posso aggiungere che, in occasione delle attuali elezioni politiche, il gruppo dirigente di SEL ha proposto al centrosinistra l’apparentamento con il PSd’Az, un partito che in Regione sta col centrodestra, tentativo non riuscito per l’opposizione di altre liste della coalizione.
Naturalmente si tratta sempre di decisioni assunte da piccoli gruppi, che non hanno visto coinvolti, in un vero confronto, gli organi dirigenti, usualmente ridotti a megafoni dei dirigenti, nelle rare occasioni in cui vengono riuniti.
Una decisione la nostra non solitaria: l’elenco di tanti compagni e compagne che se ne sono andati sarebbe lungo, e l’elenco di quelli che se ne andranno sarebbe ancora più lungo. Così come sarebbe lungo l’elenco di compagni, di circoli, di intere organizzazioni che lamentano angherie, prepotenze, piccoli ricatti da piccoli dirigenti. Mi limito a citare due documenti approvati dalla federazione di Sassari, il primo denuncia gli arbitrii nella gestione delle primarie, il secondo avanza critiche circostanziate e precise, le stesse che noi abbiamo avanzato.
Colgo l’occasione per dire qualcosa su un’affermazione di Luciano Uras su L’Unione Sarda del 10 febbraio, secondo cui io e Francesco Carboni non risultavamo iscritti a SEL. A parte il tono inutilmente burocratico-padronale, non eravamo certo estranei a SEL, io ero componente dell’assemblea regionale, organo dirigente eletto dal congresso, Francesco ad Alghero e in provincia di Sassari ha sempre lavorato come dirigente di SEL. Tanto poco era il mio entusiasmo che è possibile che mi sia sfuggito il rinnovo della tessera del 2012. Ma, alla luce delle attuali condizioni di SEL, posso dire col poeta “o my prophetic soul”.
2 commenti
1 la verità fa male
20 Febbraio 2013 - 19:41
Niccolò Machiavelli diceva: l’Italia e gli italiani sono rovinati da quel tarlo che lui chiamò «il particulare».
Il particulare è l’interesse di parte minimo, di corporazione, di vicolo, di associazione,…
La verità è che la mini minoranza del partito di cui faceva parte Maurandi pretendeva il primo posto blindato nella lista del Senato … tutto il resto son frottole!
Risposta della Redazione
Avremmo dovuto cestinare questo commento perché anonimo. L’autore, nascosto dietro il muretto a secco, spara a pallettoni contro una persona notoriamente corretta come Pietro Maurandi, che, assumendosene la responsabiltà, giustifica politicamente una sua scelta certo dolorosa. L’anonimo fucilatore sul merito politico non dice alcunché e, col suo metodo incivile di attaccare le persone standosene nascosto, rafforza più che contrastare, il giudizio su SEL in Sardegna, Anche se noi sappiamo che in questa formazione ci sono - per fortuna! - anche tante persone serie, ben diverse dal nostro anonimo commentatore.
E poi che accusa! Mauradni e anche Carboni hanno svolto il loro mandato parlamentare con serietà. Se avessero avanzato una loro candidatura al senato, visto ciò che passa il convento, non avrebbero certamente malfigurato. Forse avrebbero portato qualche voto in più.
2 per caterina caselli
21 Febbraio 2013 - 00:22
vedi caterina caselli,la tuà verita’ e’ talmente surreale che non vale commentare tale idiozia.invece sul post di maurandi ritengo che i motivi sulla sua uscita da sel verso i devastatori sardi siano molto soft,,perchè maurandi sulle primarie farsa ha sorvolato alla grande.
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