Carlo Dore sr.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
L’entrata “a gamba tesa” di Andrea Pubusa che, commentando il mio intervento (pubblicato da La Nuova Sardegna) sul conflitto di attribuzione sollevato dal governo contro la promulgazione della legge statutaria, mi ha accusato di aver indossato “la maglietta del tifoso” e di utilizzare “slogan da ultras soriani” (sic), invitandomi a riprendere “le vesti del giurista”, fa ritenere che, con le mie argomentazioni - basate non su slogans ma esclusivamente sulla disamina della norma che disciplina la materia -, io abbia toccato un nervo scoperto. Quello del disappunto causato ai promotori del referendum dallo smacco subito per il naufragio della loro improvvida iniziativa. Per cui, in mancanza di argomenti giuridici, non si trova di meglio che offendere chi ha osato mettersi di traverso.
Detto questo va ribadito: a) che, come si è detto e ripetuto fino alla nausea, il disposto dell’ultima parte dell’art. 15 dello Statuto regionale, secondo cui “La legge sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi” (norma la cui pretesa violazione giustificherebbe l’operato del governo Berlusconi) ha come indispensabile presupposto che il referendum si sia svolto e si sia concluso validamente. Cosa che, nel caso in esame, non si era verificata per mancato raggiungimento del quorum previsto dalla legge, come attestato dalla Corte d’appello che, infatti, ha dichiarato l’invalidità del referendum. Con la conseguenza che il presidente Soru era tenuto a promulgare la legge statutaria (a meno di non voler commettere un reato); b) che, ammesso e non concesso che Soru, promulgando la legge, avesse violato il disposto statutario, il solo rimedio possibile sarebbe stata l’impugnazione della legge statutaria per incostituzionalità e non già la sollevazione di un conflitto di interessi che - in base all’art.39 della l. n.87/1953 - può essere proposto solo in caso di “invasione”, da parte della Regione della sfera di competenza assegnata dalla Costituzione allo Stato.
In conclusione ritengo che sia giunto il momento che siano proprio i professori Pubusa e Ballero a svestire la “maglietta” quella dei “tifosi antisoriani”, che mal si addice al loro indiscusso valore di giuristi e di democratici.
1 commento
1 Andrea Pubusa
22 Settembre 2008 - 12:01
Nessuna entrata a gamba tesa sull’amico Dore. Solo un’osservazione, e cioè che soltanto il prevalere dell’animus del tifoso può impedire ad un giurista di cogliere che la questione sollevata dal Governo sulla Statutaria è, sul piano strettamente tecnico, intrigante e divertente. Un conflitto di attribuzione per invasione, attraverso una promulgazione extra ordinem, di una disciplina, quella dell’art. 15 Statuto sardo, riservata allo Stato. Ho anche detto (e confermo) che la questione è molto complessa e di esito incerto. Quindi, nessun tono partigiano o trionfalistico.
Quanto al mea culpa, l’Avv. Dore sa che i giudizi finali su una vicenda giudiziaria si tirano quando esiste una sentenza passata in giudicato. Ora, nel caso della Statutaria, attendiamo due giudizi della Corte costituzionale: il primo sul ricorso del Governo, il secondo su ricorso incidentale (probabile e annunciato) nella causa Uras. Del resto, finora nel merito non esiste alcuna pronuncia; solo la Corte d’appello, nell’ordinanza di rimessione, ha giudicato la questione non manifestamente infondata, ossia attendibile, mentre la Corte costituzionale – come si ricorderà - ha solo dichiarato l’inammissibilità del ricorso incidentale della Corte d’appello perché sollevato in una sede impropria, ossia all’atto della dichiarazione dell’esito del referendum.
Quanto ai nervi scoperti e all’antisorismo pregiudiziale, non è una novità per chi conosce la mia modestissima attività, che mi considero un libertario e che questa propensione traspare nei miei scritti giuridici e nella mia azione politica in Consiglio regionale (per dieci anni) e fuori. Ho persino ingaggiato questa battaglia dentro il PCI, che al tempo non gradiva (invero con scarso successo). Quindi, per quanto mi riguarda, nulla di nuovo. Proseguo con tranquilla coscienza in questo impegno democratico. In questo Soru c’entra a livello regionale come Berlusconi a livello nazionale.
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