Che assurda e bizzarra pretesa! Reclamare la morale in politica

24 Settembre 2008
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A.P.

La riflessione di Francesco Cocco cade proprio mentre in Sardegna le massime cariche istituzionali, il Presidente della Regione e del Consiglio regionale, sono investiti da azioni giudiziarie: Spissu è già stato rinviato a giudizio e si è perfino tenuta in questi giorni la prima udienza; il secondo, visto l’atto di conclusione delle indagini del PM, lo sarà quasi certamente, salvo ritenere che l’artefice delle forzature in favore di Saatchi sia il solo direttore generale della Presidenza, Fulvio Dettori, persona sicuramente estranea agli interessi sostanziali in giuoco.
I reati dai quali i due campioni del centrosinistra devono difendersi non sono poi di quelli che muovono le masse. Ricordo, da studente, la mobilitazione per la scarcerazione del segretario regionale della CGIL, Daverio Giovanetti, recluso a Buoncammino per le sue azioni a difesa dei lavoratori del Sulcis Iglesiente ed ho memoria, da bambino, a Carbonia, della dura repressione contro dirigenti e amministratori della sinistra per le manifestazioni seguite all’attentato a Togliatti o per il movimento di occupazione delle terre incolte da parte dei disoccupati e dei contadini poveri. Ora invece si parla di truffa o di violazione della libertà degli incanti per il dio denaro, da prendere o dare. Certo non ci stanchiamo di ricordare la presunzione di non colpevolezza fino a condanna definitiva, ma c’è qualcuno disposto a mobilitarsi per manifestare davanti ai Palazzi di Giustizia in difesa dei nostri rappresentanti? Anche gli ultras soriani non vanno oltre l’oscuramento della notizia e la rimozione del fatto. Insomma è difficile immaginare Giorgio Melis e neppure Carlo Dore senior, davanti al Palazzo di Giustizia, con un cartello di protesta in difesa del Presidente e contro il PM Mario Marchetti o il Procuratore della Repubblica Mauro Mura (ben nota figura di magistrato democratico). E ancor più azzardato è pensare in una mobilitazione dei lavoratori e degli studenti in difesa dei massimi esponenti del centrosinistra sardo.
E poi gli uomini di sinistra, sindacalisti e amministratori colpiti da iniziative giudiziarie per la loro partecipazione alle lotte operaie o dei disoccupati, rivendicavano il processo subito per mostrare la loro innocenza e usare le aule giudiziarie come cassa di risonanza delle lotte. I nostri attuali eroi, invece, mutuano la tattica berlusconiana del rinvio o della zeppa procedurale per buscare la prescrizione: il processo Spissu è stato rinviato l’altro giorno per questi motivi e si è trascinato per molti mesi davanti al GIP per analoghe ragioni. Insomma, nessuna sollecitazione a far subito il processo per mostrare la propria innocenza. Eppure incombono le elezioni regionali e sarebbe interesse del centrosinistra che i propri massimi rappresentanti mostrino in giudizio la loro innocenza e ottengano limpide sentenze di assoluzione. Oppure ci si attenderebbe un momentaneo passo indietro per difendersi liberamente senza coinvolgere nelle nefaste conseguenze del giudizio l’area di appartenenza. Soru, al contrario, sfascia il PD per essere ricandidato, convinto che ormai   - come per Berlusconi e i suoi seguaci – la carica istituzionale sia la miglior arma di difesa anche nei giudizi (oltre che nel fare gli affari propri).
Una vera e propria mutazione del DNA, certificata dall’ineffabile Violante, che per dar prova di affidabilità a destra e manca (si dice ambisca un posto a Palazzo della Consulta, dopo aver in anni non lontani, quelli delle dichiarazioni sui ragazzi di Salò alla La Russa, pensato di poter ascendere al più alto Palazzo che sta di rimpetto), afferma che la politica criminale non può essere lasciata all’azione dei PM. Un’apertura all’eliminazione dall’ordinamento dell’obbligatorietà dell’azione penale. Insomma, via libera ad una disciplina che rimetta agli organi politici dire per quali reati si deve procedere e per quali no. Insomma, la costituzionalizzazione del codice penale a due velocità: una per i potenti ed una per i miserabili. Insomma, una giustizia di classe in violazione del più elementare senso di eguaglianza e mandando al diavolo la più classica delle battaglie delle classi subalterne e del movimento democratico, quella per l’eguaglianza di fronte alla legge. Ora, se pensiamo che Violante, ex magistrato, per anni è stato uno dei riferimenti dei magistrati e dei giuristi democratici nella battaglie per l’attuazione e la difesa della Costituzione, ci rendiamo conto dello sbandamento che gli attuali approdi (suoi e dei suoi compagni di partito) creano soprattutto mentre il centrodestra sferra proprio su questo fronte uno  degli attacchi più decisi e devastanti. Una ragione di più per moltiplicare il nostro impegno a difesa della Costituzione, che non può non avere come presupposto la riforma intellettuale e morale di cui parlava Gramsci.

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