Andrea Pubusa
Infuria la polemica non solo di destra contro i giudici in politica. All’inaugurazione dell’anno giudiziario è intervenuto criticamente anche il Procuratore generale della Corte d’appello di Cagliari, Dr. Ettore Angioni. Si parla in generale, ma, in realtà, l’attacco è ad Ingroia, il leader di Rivoluzione civile, che si presenta come un politico tosto e dalle idee chiare. Anche in questo blog non sono mancate le critiche all’ex PM di Palermo. In questi giorni poi l’attacco è diventato esplicito, diretto e pesante, anche se l’ex PM di Palermo mostra di saper rispondere per le rime. Si avverte, comunque, un fastidio per questa presenza in politica. Ne parlo con un alto magistrato, mio vecchio collega d’università in servizio fuori dall’Isola. Un giudice democratico, anche se riservato e solitamente molto silenzioso.
- Signor Giudice, tutti lamentano la scelta di Ingroia di entrare in politica…
- E perché mai?
- Per la imparzialità, anzi la terzietà che il magistrato deve avere rispetto ai cittadini che è chiamato a giudicare o a indagare…
- Sono cavolate…
- Cavolate non direi. Pensiamo il magistrato come persona super partes. Non è così?
- L’idea del magistrato che vive in un altro mondo è un’astrazione e un’ipocrisia. Il magistrato vive le vicende politiche di tutti e quando dice di non avere alcuna idea, di solito ne ha e conservatrici. E le trasfonde nelle proprie interpretazioni e nei propri giudizi.
- Ma il giudice riservato non dà più affidamento di terzietà di quello amante della notorietà, del luccichio delle telecamere?
- Certamente, quando il giudice svolge le sue funzioni deve parlare solo coi decreti, le ordinanze e le sentenze, deve evitare un’esposizione mediatica. Può ovviamente partecipare a dibattiti culturali o ad iniziative specie nelle sedi istituzionali, ad esempio le scuole. Caselli ed altri lo fanno egregiamente, scrivendo anche libri molto apprezzati. Questi interventi sono utili e sono sempre esistiti. Pensa al Presidente Scalfaro o Violante, quanti servigi hanno reso alla Repubblica! In realtà, ciò che più conta è che il magistrato non abbia relazioni pericolose…
- Cioé?
- Non deve frequentare persone legate a gruppi d’interesse o espressione d’interessi forti, perchè queste frequentazioni finiscono per coinvolgerlo e condizionarlo nell’esercizio della sua delicata funzione.
- Allora anche i partiti… come giudichi l’attacco e il fastidio per l’ingresso in politica di Antonio Ingroia?
- Attenzione chi lo critica per questo, in realtà muove a Ingroia una critica di metodo per nascondere il dissenso sulla sua linea politica e la presenza di Rivoluzione civile alle elezioni.
- Un’ipocrisia anche questa?
- Più o meno. In realtà Ingroia è stato un magistrato in trincea, come Falcone e Borsellino, come Ayala e altri. Ha svolto le sue funzioni con grande dedizione, efficacia e, lasciamelo dire, con rischio personale.
- Ma un bel giorno molla tutto e si catapulta in politica…
- Sì, ma con motivazioni forti, non slegate dal suo eccezionale osservatorio di uomo di punta del pool antimafia…
- A cosa alludi?
- Ingroia innanzitutto si dichiara partigiano della Costituzione, vuole che si torni alla nostra Carta costituzionale…
- Si torni, ma perché non è, grazie a Dio, sana e robusta?
- Sai bene che la nostra Costituzione è stata violata e non solo da Berlusconi, che la considera di stampo sovietico, ed ha provato a modificarla radicalmente, bloccato dal referendum del 2006…
- E da chi altri è stata violata?
- Ricordi i bombardamenti nella ex Jugoslavia? I bombardieri partivano dall’Italia. Fu D’Alema ad autorizzare Clinton. Ma stavamo difendendo il nostro Paese? Come vedi l’art. 11, un articolo sacro, messo sotto i piedi…
- Non nego che questo svilimento dell’art. 11 è stato grave e ha avuto seguito nei vari governi con missioni di guerra, motivate dal pretesto di salvare la democrazia, ma in realtà mirate a tutelare gli interessi strategici dell’occidente…
- Sì, ma ricordi che già allora Napolitano, presidente della Camera o ministro non ricordo, avanzò una interpretazione revisionista dell’art. 11, fondandola sugli obblighi internazionali. Insomma, la guerra l’Italia non la può fare da sola, ma con gli alleati sì. Un’aberrazione…
- Son d’accordo, è grave, ma…
- Ma c’è dell’altro. Non scegliamo i nostri parlamentari. Abbiamo un Parlamento di nominati, non di eletti. Il governo è formato spesso da minoranze gonfiate con il premio di maggioranza delle porcate varie. E poi, l’attacco al lavoro, ai servizi sociali, alle classi subalterne e al ceto medio in controtendenza manifesta rispetto alla prospettiva delineata dalla Costituzione che, all’art. 3, pone l’eguaglianza formale e sostanziale come motore della Repubblica, ossia di tutti i livelli di governo.
- D’accordo, ma Ingroia che c’entra?
- Non ti sembra già questa una ragione forte per chiunque abbia senso civico a farsi avanti per dire “difendo la Costituzione”…
- Sì questo mi sembra dovere di tutti…ma il magistrato può farlo anzitutto amministrando la giustizia…
- Certo, questo è il suo dovere primario. Ma non hai visto cos’è accaduto nell’ultimo anno? Un vero annus horribilis! Il Presidente della Repubblica, venuta meno la maggioranza di Berlusconi, anziché sciogliere le Camere e indire nuove elezioni, ha nominato Monti senatore a vita e poi gli ha affidato il governo…
- Un uomo super partes Monti…
- No, qui casca l’asino, un esponente di punta dei circoli iperliberisti internazionali. Un uomo della destra radicale in economia, un massacratore dei diritti sociali in nome della Dea concorrenza e della mano libera del mercato. Una scelta che è di per sé un attacco al lavoro, ai diritti sociali e al principio di eguaglianza, come tendenza imposta dalla Costituzione…
- Insomma i custodi della Carta, che ne divengono gli eversori…
- Nella sostanza è così. Un vulnus con l’apparenza della legalità costituzionale, ma forte e profondo. Sopratutto in quest’ultimo anno, col governo Monti, si ha la sensazione che ci sia stata una svolta costituzionale, uno strappo…
- Vuoi dire che come a metà degli anni ‘50 ci fu un disgelo costituzionale, dopo la sconfitta della legge truffa, oggi, con Monti, c’è stato uno strappo all’indietro…
- Sì, e non si sa dove si va a parare. Sai, rotto un equilibrio costituzionale, la storia insegna che non si sa dove si approderà. Fatto sta che ciò che non è riuscito a fare il Cavaliere lo ha fatto Monti con l’avallo di Napolitano…
- E questo giustifica Ingroia?
- Ingroia ha combattuto in prima fila contro l’illegalità; lo stravolgimento della Costituzione è la massima delle illegalità. Egli ha così sentito il dovere di mettere il suo prestigio e la sua faccia a difesa della Costituzione e delle istituzioni repubblicane, insidiate dai poteri forti e dalle mafie, ormai penetrate a fondo nello Stato, e svuotate dall’interno da chi dovrebbe difenderle.
- Si dimentica, però che c’è il PD, un argine contro questo degrado morale e istituzionale…
- Ne sei convinto? Questo è il punto. Bersani è contro lo strappo o ne è stato succubo?
- Sì questo è il quesito più delicato in questa fase. E tu che ne pensi?
- Penso che Bersani dovesse chiedere elezioni subito. Una soluzione lineare. Non doveva accettare il vulnus del governo Monti.
- Ma la crisi, mancavano i soldi perfino per pagare gli stipendi…
- Balle! Dove si prevedeva la vittoria della destra le elezioni sono state indette. In Spagna e in Grecia. Qui ben due volte! In Italia no, guarda caso perché il centrosinistra era avanti di 20 punti rispetto al centrodestra. Ed è per questo che gli ambienti della destra iperliberista internazionale hanno pensato di imporci Monti, fare macelleria sociale come Berlusconi non si era mai sognato di fare. Cambiare le carte in tavola e tornare al centro destra…
- Mi sembra una visione catastrofica…a tinte fosche…
- Sarà, ma io, da magistrato, come nelle istruttorie processuali, mi attengo ai fatti. E poi, perché credi che Monti sia salito in politica? Lo dice lui stesso: per finire il lavoro ora solo agli inizi…
- Ma allora è giusto rafforzare il PD, anziché disperdere voti!
- Sì, se consideri il PD alternativo a Monti. Ma Monti lo ha proposto Napolitano, e Bersani non si è messo di traverso, lo ha sostenuto in tutte le sue iniziative, anche quelle più smaccatamente antidemocratiche, come l’attacco all’art. 18…
- Quindi il PD non è un argine?
- Il PD è stato parte di questo disegno. E dice di volerlo proseguire: Bersani non vuole rinnovare la grande coalizione col PDL, ma l’alleanza con Monti sì, è il suo obiettivo primario. Insomma, l’idea è di proseguire la politica di Monti, con qualche correzione…
- Del resto un governo politico deve tener conto del consenso popolare…
- Certo, il nuovo governo dovrà essere più prudente, ma la direzione è quella…Monti mette le mani avanti e lo dice chiaramente.
- E Ingroia? Torniamo a lui…
- Mi sembra ragionevole che un magistrato, come qualsiasi cittadino, che vede lo strappo costituzionale in atto, si levi a difendere la Costituzione…
- E la terzietà del magistrato?
- Senza ipocrisie ti dico che a me piace di più chi lascia le proprie incombenze quotidiane per servire la Repubblica e poi magari torna al suo lavoro piuttosto che i politici di professione…Culi di pietra, a far trame da quando avevano i pantaloni corti, ormai privi di passione civile…Molti pensano a D’Alema, ma se guardi in Consiglio regionale o al Comune di Cagliari hai degli esempi insuperabili perfino in SEL. Ci sono dei grumi di potere consolidati o in formazione che negano la vita democratica…amminiastrano pezzi dello Stato, governano banche, si elargiscono posti e prebende…e lì anche nel centrosinistra la moneta cattiva scaccia quella buona…
- A te piace l’homo civicus…
- Sì, Ingroia lo ha detto a “Servizio pubblico”, fa questa battaglia, mette al servizio degli italiani la sua immensa conoscenza dei meccanismi malavitosi e degli investi illeciti e dell’evazione e poi torna in magistratura, magari a fare il giudice civile fuori dalla Sicilia, come ha fatto Ayala. Non è meglio far così, che essere uomo di tutte le stagioni? Dov’è il vulnus alla terzietà? Tratterà cause fra il signor Rossi e la signora Neri, di usucapione, possessorie, condominiali, separazioni e divorzi, dov’è il problema? In realtà chi gli vuole sbarrare la strada lo fa perché vede in lui, nelle idee che rappresenta un ostacolo forte alla deriva attuale, morale e istituzionale…
- Capisco…rimane però la questione del voto utile…
- E qui si spiegano i nervi a fior di pelle della Boccassini, ma anche di Vendola e di Bersani…
Cioé?
- Nel centrosinistra erano convinti che queste elezioni sarebbero state un percorso trionfale. Dopo le primarie il PDL era allo sbando e Monti non era ancora salito in campo, come lui dice. Ora la situazione si è capovolta. Le primarie sono un ricordo sbiadito. Berlusconi ha riorganizzato le sue truppe e usa, con la nota spregiudicatezza ed efficacia, i media. Monti, da amico super partes, ha mostrato il suo vero volto di duro esponente della destra internazionale, per niente disposta a lasciar il passo al PD.
- E Rivoluzione civile come s’incastra in questo contesto?
- Prima sembrava marginale e irrilevante. Ora, in questo quadro di scontro duro, diventa un quarto incomodo…Come spieghi che Bersani, prima della presentazione delle liste, non ha neanche voluto ricevere Ingroia…Allora era il momento di concordare le desistenze…
- Sì, è stato un atteggiamento supponente, fuori anche dallo stile di Bersani…
- Beh, è nato da un grave errore di analisi, da una svalutazione della durezza dello scontro e della sua incertezza…di qui anche l’evidente nervosismo e gli attacchi sempre più scomposti ad Ingroia…
- Così però, in fondo, confermi che c’è un problema di utilità del voto…..
- Senti, anche qui bando alle ipocrisie! Il problema è politico. In senso alto. E investe il futuro del Paese. Se tu ritieni che il PD sia un argine sicuro al montismo, allora lo voti tranquillamente. Fra l’altro Bersani è una persona seria e per bene, anche se la sua compagnia non è sempre tutta raccomandabile. Se, invece, ritieni che non sia così, non hai altra scelta, perché anche Vendola, seppure con toni diversi è nella prospettiva d’intesa col montismo. E poi più che Vendola, guarda chi gli sta dietro nei territori. Salva qualche insigne personalità (penso a Pisapia), i gruppi dirigenti locali di SEL mostrano una fame straordinaria di potere. Una voracità non minore a quella di tanti settori del PD. Mi ricordano il PSI del centro-sinistra degli anni ‘60-’70. E li sto trattando con moderazione, perché il craxismo è stata una degenerazione ben più profonda…
- Ma Ingroia non poteva fare come Vendola, allearsi col PD?
- Torniamo allo snodo centrale di questa tormentata fase politica. Su Ingroia pesa il veto di Napolitano. Non dimenticare il conflitto di attribuzione sulle intercettazioni Napolitano-Mancino. Si può anche concordare con la Corte costituzionale che il Presidente della Repubblica non si intercetta, ma dal primo cittadino della Repubblica, dal custode della Costituzione ci saremmo aspettati una maggior trasparenza. Il Presidente della Repubblica non s’intercetta, ma spiega e chiarisce…e così non è stato.
- Quindi?
- Quindi, si prospettano davanti a noi diversi possibili sviluppi della Repubblica. Il montismo, avallato da Napolitano, è il nodo centrale, e anche nella versione soft in alleanza con Bersani, è sempre in controtendenza rispetto al programma enucleato nella nostra Costituzione. Un liberismo più temperato, ma pur sempre liberismo. Ingroia è invece per riprendere il cammino e il programma costituzionale, che è marcatamente sociale, tendenzialmente egualitario, rigoroso sul piano morale. Ingroia propone una vera e propria guerra alla malavita organizzata, ai grandi patrimoni non giustificati e all’evasione.
Di fronte a questa alternativa direi storica, l’appello al voto utile appare risibile, così come lo è accusare Ingroia di estremismo. E’ paradossale tacciare di estremismo uno che si dichiara “partigiano della Costituzione”! Sai cosa ti dico?
- Dimmi, sono tutto orecchie…
- Questo è un momento di snodo della storia dell’Italia e nei momenti decisivi per il futuro del Paese scegli da quale parte stare e basta. Senza tatticismi. Con decisione.
2 commenti
1 Massimo Massa
4 Febbraio 2013 - 00:41
Francamente, toni come quelli di questo magistrato (che, ne sono sicuro, è persona ottima, di grande intelligenza e cultura democratica) mi mettono i brividi.
Certamente non se ne accorge, ma le stesse cose - se ilproblema è difendere la costituzione contro il presidente della repubblica, contro il parlamento, contro i partiti, contro i poteri forti e contro tutti gli altri - perché non potrebbe dirle un generale, invece che un magistrato?
Già m’immagino questo generale, a un timido tenentino che solleva qualche dubbio sull’opportunità che i militari assumano un ruolo troppo centrale nella vita politica, che gli risponde: “Questo è un momento di snodo della storia dell’Italia e nei momenti decisivi per il futuro del Paese scegli da quale parte stare e basta. Senza tatticismi. Con decisione”.
Le identiche parole con cui conclude il nostro magistrato: chissà, forse il generale avrebbe detto “momenti decisivi per il futuro della Patria”.
Lo ripeto: penso alla scena e mi vengono i brividi.
Questi non si rendono conto che il magistrato è un funzionario pubblico che deve fare un lavoro di grande responsabilità e delicatezza. Che nell’insieme l’ordine giudiziario è un potere costituzionale con un compito preciso: garantire il rispetto delle leggi che ci sono. Quelle che fa il parlamento, eventualmente dopo il vaglio della Corte costituzionale. E punto. Che non devono salvare la repubblica in questo “momento decisivo” né in alcun altro.
La storia poi che il magistrato è un cittadino come gli altri è veramente una bufala che non riesco a credere si possa dire in buona fede.
Questi si riempiono la bocca con la sacralità della costituzione ma ne dimenticano sempre un pezzo, l’articolo 98: “Si possono con legge stabilire limitazioni al diritto d’iscriversi ai partiti politici per i magistrati, i militari di carriera in servizio attivo, i funzionari ed agenti di polizia, i rappresentanti diplomatici e consolari all’estero” .
Così come si dimenticano che, in ossequio a questo articolo della nostra costituzione, la legge prevede che i magistrati sono ineleggibili nelle circoscrizioni di loro assegnazione o giurisdizione nei sei mesi antecedenti l’accettazione della candidatura. Tutte norme che, siccome a Ingroia non piacciono, sono meno sacre di altre. E che infatti ha calpestato, candidandosi anche in Sicilia per fare da specchietto per le allodole per gente che non sa che il voto a lui - almeno in Sicilia - è certamente un voto inutile.
E per tornare sul punto, non è un caso che i magistrati siano trattati come i militari, proprio per il pericolo evidente che comporta il loro immischiarsi nella lotta politica di parte. Solo un magistrato accecato dall’ansia di salvare la repubblica può non vederlo.
Tornando ai militari: se un generale avesse detto quello che ha detto Ingroia davanti a Santoro - “la nostra classe politica è incline a delinquere” e quindi sono necessarie misure straordinarie - lo avrebbero arrestato il giorno dopo. Giustamente.
Insomma, tacciare d’estremismo uno che si chiama “partigiano della costituzione” non è affatto paradossale; anzi, proprio il fatto che questo tizio creda d’essere l’unico dalla parte della costituzione dimostra che non è equilibrato. Per non dire altro.
2 Claudio
12 Febbraio 2013 - 02:50
Ma la partecipazione della politica al CSM o ai consigli di amministrazione delle banca non vi sconvolgono più della partecipazione di un magistrato alla politica?? Vi preoccupa che un magistrato prima di entrare in politica o dopo indaghi su un politico corrotto? Embe? Chi lo deve fare ??
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