Amsicora
Suvvia! Compagni (o amici?) del PD sardo un po’ di serietà! Che pessima immagine state offrendo! Dopo lo scatto delle primarie state sprecando tutto. Dissipando un patrimonio di credibilità acquisito. Una vittoria già in tasca. Che chiassata scomposta! Lo testimoniano i titoli dei giornali “Salta l’intesa sulle liste tra il segretario del Pd sardo Silvio Lai e Pierluigi Bersani“. “Rottura nel PD“, “Terremoto nell’Isola: si dimettono il capogruppo del Pd in Consiglio regionale e il vice, mentre il segretario regionale dei giovani democratici si è autosospeso”.
E tutto questo perché? Perché il buon Bersani, esercitando la sua funzione di segretario generale, ha dislocato nell’Isola due nomi nazionali. Ma vi sembra serio, far tutto questo rumore per una decisione ovvia e naturale? Siete un partito nazionale nel quale convivono autonomie regionali e unità nazionale. Un po’ come la Repubblica italiana che riconosce e promuove le autonomie, ma è “una e indivisibile” (art. 5 Cost.). Ed allora perché parlate di “schiaffo” al PD sardo? Lo schiaffo al PD sardo lo state dando voi stessi. Un autoschiaffo! Il vostro segretario nazionale, nel rispetto della vostra autonomia (non - sia ben chiaro - della vostra sovranità), ha accolto le scelte regionali nella quasi totalità. Ha ritagliato uno spazietto, statutariamente previsto, per rispondere ad alcune esigenze nazionali: l’alleanza col nuovo PSI di Nencini, la presenza in lista di qualche bel nome della cultura. Ricordate quando il PCI formava il gruppo della “Sinistra indipendente”? E’ stato perfino il terzo gruppo parlamentare, col fior fiore degli esponenti del mondo della cultura democratica, da Claudio Napoleoni a Stefano Rodotà, ad Altiero Spinelli, a Luigi Spaventa, recentemente scomparso e tanti altri. Cari compagni (o amici?) del PD, non crediate che questi inserimenti fossero indolori: ogni candidato indipendente toglieva il seggio ad un dirigente locale del partito, spesso valoroso, impegnato da anni nel territorio, come si dice oggi. E tuttavia il lustro e l’apporto di quei candidati all’immagine e alla politica del PCI, e, ciò che è più importante, alla soluzione dei problemi del Paese fu immenso.
Oggi, voi, con le primarie presentate una serie di nomi francamente secondari, di persone che in nulla si sono distinte, se non nella manovra interna. Avete fatto fuori Guido Melis, l’unico studioso di livello nazionale presente nella lista regionale. Per di più sardo fino al midollo, sassarese, sempre attento, anche da parlamentare, alle questioni dell’isola, oltre che protagonista di alcune belle battaglie sulle questioni istituzionali, materia in cui è maestro.
Ed allora se su Sassari il buon Bersani inserisce Luigi Manconi, intellettuale sassarese di rilievo nazionale, impegnato in importanti battaglie democratiche, mi pare che arricchista la lista. Quanto al nuovo PSI, poche chiacchere, c’è un accordo nazionale, e - come si sa - pacta servanda sunt. Certo, si può discutere con Bersani se dare il posto in Sardegna o valutare altre soluzioni. Ma nell’Isola i socialisti mantengono dei nuclei in varie zone, specie in Barbagia e, dunque, la presenza in lista di un loro esponente li mobilita nella campagna elettorale. Non sarà molto, ma un pò di voti li portano, forse, uniti ai vostri, bastano ad eleggere un loro rappresentante. Se chiudete la porta - come fece Soru - son voti sicuramente persi, anche per le regionali.
Dunque, una discussione con Bersani è legittima, ma fare una chiassata scomposta, mi sembra eccessivo. Non è da partito di governo. Non solo. Desta il sospetto che vogliate fare rumore, per gettare fumo negli occhi degli elettori sardi. E poi, detto fra noi, pensate che gli elettori sardi del PD si stracceranno le vesti se non verrà eletto uno dei vostri anonimi candidati? Credetemi, non se ne accorgerà nessuno! E’ ben peggio e più dannosa la chiassata di questi giorni. Il danno d’immagine rimane. Ed allora, riassumete la compostezza di un partito che si appresta a governare il Paese, parlate con Bersani e date conto pacatamente del risultato della vostra interlocuzione interna, qualunque sia il risultato. Se no, dopo queste urla in libertà, rientrerete alla spicciolata nei ranghi, a testa china. Tanto rumore per nulla, come suol dirsi. Anzi no, una bella mazzata sulle vostre stesse palle, ammesso che ne abbiate.
2 commenti
1 gp
11 Gennaio 2013 - 10:53
E’ vero “amici” del pd sardo, dovete obbedire al capo del partito vostro, che sta a roma. Volevate convincerci che eravate un po’ indipendenti? che eravate un pd sardo sul serio? invece no. Siete solo una succursale che prende ordini da roma. E allora il mio voto ve lo scordate.
Salutoni
2 Gabriele Ainis
11 Gennaio 2013 - 17:57
Gentile Amsicora,
condivido il succo del discorso (ci sarebbero dei dettagli ma non è la sede).
Tuttavia aggiungerei una considerazione: una sostanziale carenza programmatica locale, condivisa peraltro da tutta la sinistra isolana (anche SEL non è immune). Si ha come l’impressione che il PD, in crisi di idee, soprattutto a livello locale, stia rischiando il jolly, gratuito, del localismo.
Un esempio eclatante il caso di Dadea, di cui ho scritto proprio in merito a questo improvviso e bizzarro rebelot in salsa shardana ammannitoci da non pochi notabili del PD locale:
http://gabrieleainis.wordpress.com/2013/01/11/piddiu-sardu-labbandono-di-dadea-e-altre-storie-di-ordinaria-follia/
Non so se l’improvvisa esplosione di “sardità” sia o meno un espediente per mascherare carenze programmatiche, però, ad esempio, sarei felicissimo di assistere ad un litigio serrato sulle politiche di indirizzo industriale e non sulle candidature. E, anche in questo caso, se proprio non si vuole Manconi, non lo si rifiuti perché “romano”. Si dica che non capisce di industrie in crisi, di agricoltura e pastorizia allo sfascio, di promozione turistica e di lavoro, oppure che non abbiamo bisogno di un intellettuale attivo nella difesa dei diritti umani ma di un buon economista. Insomma, almeno salviamo la faccia, perché ‘sta storia di “romani” e “sardi” comincia a puzzare. Ahimè, direbbe qualcuno, dalla testa.
Cordialmente,
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