Palmadula e dintorni: lo Stato se ne va

6 Gennaio 2013
1 Commento


A Manca pro s’Indipendentzia  

I fatti di Palmadula, dove è stato chiuso l’ufficio postale, dimostrano che i sardi, specie i cittadini di paesi e borgate, non hanno nulla da sperare dall’Italia e dai servizi da essa erogati.
Lo stato italiano smantella i servizi essenziali mentre aumenta le tasse sui beni di consumo più popolari, sulle prime case e sulle attività produttive.
Lo stillicidio di poste, scuole, presidi medici, fermate e servizi vari è quotidiano. Stavolta a fare le spese della mala gestione coloniale della nostra isola è l’ufficio postale di Palmadula (Sassari), la cui chiusura è programmata per questa settimana. L’ufficio verrà spostato a Campanedda, luogo irraggiungibile per chi non ha un mezzo proprio.
L’Arst, infatti, non presenta che due corse al giorno, di cui una alle 8 e un’altra alle 14, orario in cui le poste sono chiuse. Stessa sorte per chi lavora e non può allontanarsi per il tempo necessario per raggiungere Campanedda e tornare indietro.
I cittadini di Palmadula giustamente protestano perché sono stanchi di uno stato che spopola le aree rurali e le periferie a vocazione agricola chiudendo i servizi essenziali minimi per una vita dignitosa.
Le scelte delle Poste Italiane S.p.a, servizio pubblico privatizzato, sono determinate soltanto dalle performance del profitto e non dalle reali esigenze di un territorio fortemente debilitato dalla crisi economica e abbandonato dalle politiche comunali, regionali e statali.
A Manca pro s’Indipendentzia sostiene la lotta dei cittadini di Palmadula ma precisa che le ragioni della loro protesta non devono essere solo logistiche, ma politiche, perché obbediscono ad una precisa linea di smantellamento delle attività commerciali ed agropastorali. […]

1 commento

  • 1 GD- centopercento
    6 Gennaio 2013 - 13:57

    E’ un peccato, però anche il comune potrebbe fare qualcosa per i collegamenti tra le borgate e la città. Le piste ciclabili sarebbero comode per lo svago e per valorizzare la vita in campagna. La Nurra ha molte potenzialità, potrebbe essere la nostra Cornovaglia e i turisti ringrazierebbero.

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