Ingroia: legalità e lotta alle mafie. Bene, ma basta?

2 Gennaio 2013
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Amsicora

Non mi hanno mai affascinato i raggruppamenti in chiave elettorale. Di solito sono rissosi, scatenano i peggiori istinti dei loro componenti in contraddizione con l’asserito carattere movimentista, e poi, generalmente, perdono o non sfondano. Ne abbiamo avuto tanti esempi nei decenni scorsi, prima fra tutte la lista Arcobaleno, una corazzata affondata in porto senza neppure prendere il mare.
Che dire allora degli aracioni di Antonio Ingroia? “Rivoluzione civile” sfuggira all’infelice destino delle precedenti esperienze?
E’ difficile dirlo. Il programma è interessante. Certo porre al centro la lotta per la legalità è fondamentale in un paese in larga parte dilaniato dalle mafie e pervaso da una illegalità diffusa. Non c’è dubbio: l’esigenza di creare un «modello virtuoso che coinvolga i cittadini» è fondamentale, una «rivoluzione pacifica» ci vuole. Ma la croce sulla nuova lista sarà il vero voto utile per cambiare il Paese? Passerà il messaggio suggestivo di  “cambiare insieme agli altri l’Italia”?
Intanto non è ancora chiara la composizione del raggruppamento. Le liste “sono ancora un cantiere aperto”. Non è stato ancora raggiunto l’accordo con l’ala movimentista, legata alle battaglie dei referendum su acqua e nucleare, raccolta nell’appello “Cambiare si può” dell’altro ex magistrato Livio Pepino, del sociologo Marco Revelli e di tanti altri autorevoli intellettuali. C’è, invece, l’accordo con i partiti - Idv, Rifondazione, Pdci, Verdi e gli arancioni di Luigi de Magistris. Ma la presenza dei leader di queste sigle in lista aiuta? Non può suscitare il sospetto che i vari Diliberto, Ferrero & C. siano alla ricerca di un rilancio, anche personale, dopo la débacle delle ultime politiche? D’accordo, sul fatto che Vendola è una bella immagine che copre tanti brutti volti locali, ma la sua mossa d’inserirsi stabilmente nel centrosinistra a fianco del PD è abile, darà probabilmente a loro molti più consensi di quanti ne farà perdere. Il voto a SEL viene percepito come un voto utile perché confluisce nel contenitore del centrosinistra, rafforzando le istanze sociali e dei diritti. Ricordate l’IdV alle politiche scorse? Prese il voto di quanti nel centrosinistra volevano dare un messaggio forte di cambiamento.
Ingroia, invece, attacca duramente il Partito Democratico - e in particolare il segretario - responsabile di aver abbandonato l’eredità di Pio La Torre ed Enrico Berlinguer. «Chi ha alle spalle storie così importanti dovrebbe ricordarsi il valore della moralità” dice. Ma è questo un appunto che può muoversi a Bersani? E’ vero che il PD nel suo insieme non dà la sensazione d’intendere la politica come passione e la coerenza latita. Ma si può dire che Bersani non abbia dimostrato di voler portare avanti un rinnovamento?
E’ più convincente  l’attacco al candidato premier del centrosinistra sul versante della tattica politica, d’essersi «impantanato in una linea politica ambigua» nei confronti del governo Monti. C’è una critica diffusa al PD per non avere chiesto elezioni subito, un anno fà. Ma pare eccessivo affermare che Bersani si sia chiuso in un silenzio «inequivoco, perché non vuole questa nostra scelta di eliminare mafia e corruzione».
Anche l’attacco alla candidatura tra le fila del Pd di Piero Grasso, almeno per il grande pubblico, sembra una fozatura. Sarà “diventato procuratore antimafia grazie a una legge approvata dallo stesso Berlusconi” Sarà anche vero che al Cavaliere “nel maggio 2012 voleva dare un premio per la lotta alla mafia”, ma l’annuncio della candidatura di Grasso  nel PD è stata colta come un impegno forte nella lotta alla  corruzione e alla criminalità organizzata. E’ più convincente invece l’annuncio d’Ingroia di presentare nella propria lista il figlio di Pio La Torre, indimenticato dirigente comunista, simbolo della lotta alla mafia.
Il rapporto conflittuale col Pd, maggior forza del centrosinistra, è necessitata per Ingoria per distinguersi da Vendola, ma gioverà alla nuova lista? Lo avverte lo stesso Ingroia che non sbarra in modo netto la strada a un’eventuale collaborazione con i Democratici, anche se condizionare il confronto “all’abbandono delle loro contraddizioni” rende molto fumoso il terreno d’incontro, in una stagione  in cui il fronte progressista, per non impantanarsi in alleanze moderate, ha necessità di ottenere un risultato chiaro di prevalenza non solo sul PdL ma anche sulle liste Monti.
Giova infine a  “Rivoluzione civile” recare nel simbolo  il nome di Ingroia in forte evidenza al centro? Non appare un richiamo al personalismo che oramai ha fatto il suo tempo? E poi quel nome non rischia di dare la sensazione di una lista quasi monotematica (lotta per la legalità)? Non c’è il pericolo che si dia l’impressione di lasciare sullo sfondo i problemi oggi più sentiti  a partire dal lavoro  e dall’occupazione? Proprio come nel simbolo dove le sagome dei proletari del “Quarto stato”, il celebre quadro di Pelizza da Volpedo, stanno sullo sfondo, sovrastate dal nome d’Ingroia?

1 commento

  • 1 Massimo Massa
    11 Gennaio 2013 - 00:21

    Condivido per intero le perplessità di Amsicora; anzi, per dire la verità io toglierei molti punti interrogativi.
    Trovo che non abbia senso - di più, m’infastidisce e quasi m’indigna - che un partito si presenti alle elezioni rivendicando quale proprio elemento distintivo d’essere in “lotta per la legalità”, presupponendo così che chiunque non sta con la lista di Ingroia (il 95 % dell’elettorato e quasi il 99 % del popolo italiano, a occhio e croce) è nemico della legalità.
    M’infastidisce ancora di più che una formazione che si pretende di sinistra usi, con una ventina d’anni di ritardo, il nome d’un personaggio noto quale specchietto per acchiappare voti, associandosi alla deprecabilissima scia delle liste per Amato, per Dini, per Soru, per Casini, per Fini, per Di Pietro, per Berlusconi eccetera eccetera eccetera.
    M’infastidisce che il nome speso quale acchiappavoti sia un procuratore della repubblica in carica titolare d’indagini clamorose, ancora una volta seguendo vie già aperte da altri come Di Pietro - e sarebbe impietoso ricordare com’è andata, o elencare i paladini della legalità alla Scilipoti che sono stati scaraventati in parlamento grazie a quel procuratore della repubblica. Con la differenza che Di Pietro ha avuto almeno la decenza di dimettersi dalla magistratura, prima di presentarsi quale capo partito. E non dico altro a proposito di quest’altro procuratore capo partito - ci porterebbe lontano - se non per constatare che non incarna nemmeno da lontano il genere di magistrato in lotta per la legalità che sarei felice popolassero i nostri tribunali.
    Ancora, m’infastidisce che la lotta per la legalità sia confusa con il lavoro del pubblico ministero, come se questo compito non fosse essenzialmente affidato al magistrato giudicante e non a chi esercita il ruolo dell’accusa nel processo (ruolo essenziale per contribuire all’affermazione della giustizia, naturalmente, ma che in un sistema non inquisitorio non è diverso nell’essenza rispetto a quello di chi garantisce la difesa dell’imputato, innocente sino a prova contraria). Questo terribile equivoco sta infettando gran parte della cultura di sinistra, tanto da aver trasformato la nobilissima qualificazione di garantista in poco meno che un insulto (si dice garantista e s’intende uno che vuol fare gli interessi di mafiosi, politici corrotti e delinquenti vari).
    M’infastidisce - ma non mi sorprende affatto - che tra le prime dichiarazioni Ingroia abbia fatto critiche violente e personali contro altri magistrati, senza rendersi conto di scimmiottare Berlusconi quando inveisce contro le giudichesse femministe e comuniste (del resto, questo è il suo stile e il suo modo d’intendere la legalità: aveva fatto lo stesso quando la corte costituzionale gli ha dato torto a proposito delle intercettazioni del capo dello stato).

    Insomma, per come la vedo io questa lista non parte davvero con buoni auspici. E difficilmente qualcosa che nasce così male può sortire effetti benefici.
    Quello che invece mi sorprende, e molto, è che tante persone di sinistra serie, oneste, rigorose, vedano in un questa lista qualcosa che possa produrre un rinnovamento di qualsiasi genere, interno alla sinistra o al paese.
    Non si chi sarà candidato per le altre formazioni di sinistra e mi associo convinto alla dichiarazione d’intenti di Andrea Pubusa, per cui non voterò se non mi saranno presentati candidati votabili.
    Ma so di certo che, chiunque sia il candidato di questa Rivoluzione Civile di Ingroia, non lo voterò.

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