Micheli Podda
Ite bellesa, custu odg; cuntentu est chi non so’! Ca no est solu sos sardistas no, chi cheren a che ponner sa limba sarda in totu sas iscolas, TOTUS S’URTIMUNA, minores e mannas. Sun puru sos de Sel, de su Pd, de s’Idv e àteros. Baddabberu ca sa cosa imbeleschet, e at arribbare cussa die!
A colare Bonas Festas , e po s’Annu Nou cumente
precais e disizais.
La notizia non è certo da prima pagina nei quotidiani locali, dove è stata relegata in un cantuccio di quelle interne e limitata a poche righe e scarne; ma per me, per tutti gli appassionati di lingua sarda e per Vito Biolchini che prontamente l’ha evidenziata nel suo vivacissimo blog, “è di straordinaria importanza”: nei giorni scorsi è stato approvato in Consiglio Regionale un odg a firma di Sechi e più “sull’insegnamento e l’uso della lingua sarda in ogni ordine e grado della istruzione”. Questa la nota stampa degli uffici regionali:
Si è aperta poi la discussione sull’odg n. 1 sulla promozione e valorizzazione della lingua e della cultura sarda e delle lingue parlate in Sardegna, in specie il catalano. La giunta ha invitato al ritiro.
L’ordine del giorno n. 1 (Sechi e più) sulla promozione e valorizzazione della lingua e della cultura sarda e delle lingue parlate in Sardegna, in specie il catalano impegna il Consiglio, il Presidente della Regione e la giunta regionale a realizzare sul piano normativo, amministrativo, finanziario e organizzativo ogni necessario intervento finalizzato all’insegnamento e all’uso della lingua sarda in ogni ordine e grado della istruzione. L’odg impegna altresì ad adottare i necessari provvedimenti al fine di assicurare in ogni ufficio pubblico del territorio della Sardegna la produzione degli atti di competenza e valore esterno anche in lingua sarda.
Gli esperti per favore chiariscano quale potrebbe essere l’iter burocratico di questo odg ma, sulla base del già visto e iscramentau, non darei per certo un seguito effettivo e concreto a quanto in esso proposto. Chi non ricorda le gride manzoniane, ogni volta più perentorie e minacciose, e proprio per questo più rassicuranti per i malfattori sulla loro inefficacia? Spero di sbagliarmi, perché comunque un voto in Consiglio con una maggioranza che è favorevole all’insegnamento della lingua sarda in tuttele scuole di ogni ordine e grado, è certamente una gran cosa, il segno che quel che è sardo per i sardi un qualche valore ce l’ha.
Questa la rosa, ma con essa anche le spine, come sempre.
- “…e delle lingue parlate in Sardegna…”: Mon Dieu! Pensiamo prima ALLA LINGUA PARLATA IN SARDEGNA, che per il momento basta e avanza, e sarebbe già un bel risultato soddisfacente, o no? Poi si penserà alle altre, sicuramente meno impegnative.
- “…in specie il catalano”: Perché quello “in specie”? Perché è la lingua dei potenti conquistatori catalano-aragonesi? O della regione più ricca della Spagna? O della comunità autonoma vicina all’indipendenza? O semplicemente del primo firmatario Sechi, nativo di Alghero? Mah!
- “La giunta ha invitato al ritiro”: Si, anche il tanto decantato Ass. Milia, convinto assertore dell’importanza del sardo a scuola. “L’odg è pleonastico alla luce di tutte le azioni intraprese dalla Giunta” afferma; come dire che già egli fa più di quanto richiesto dall’odg.
- “L’odg impegna… la produzione degli atti… anche in lingua sarda”: e se no, chi li capisce? Tutti quei paroloni giuridico-amministrativi, in politico-burocratese, sono ben più comprensibili con una bella terminazione in –u o in –s, e qua e là con un sardissimo -tz- in corpo di parola; tutta un’altra cosa, i pastori sardi saranno contenti.
La consolazione è molto magra, e inevitabilmente mi torna alla mente il titolo del libro di racconti di Michele Columbu: “L’aurora è lontana” dalla Sardegna, e la Legge sul sardo a scuola è ancora tutta da fare.
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