Aldo Lobina
La prospettiva che dopo le elezioni l’alleanza di Bersani e Vendola – che possiamo inquadrare secondo gli schemi tradizionali come di centro (Bersani) sinistra (Vendola) – con i Montiani (destra tout court) continui a garantire politiche recessive, e imposte dai poteri forti è reale.
Personalmente non credo che il professor Monti butti alle ortiche la prestigiosa carica di senatore a vita per proporsi come candidato di un terzo polo nelle assemblee legislative della Repubblica. Egli piuttosto si presenterà come il federatore di liste, pronto, dopo un eventuale risultato elettorale favorevole, a decollare verso il colle più alto. Non per grazia ricevuta, ma perché migliore espressione di un raggruppamento senza il quale il centro (PD) sinistra (SEL) non potrebbe proporre il suo candidato alla guida del governo.
Questo scenario è abbastanza inquietante, perché riproporrebbe, confermandone la china, qualcosa di già visto: il progressivo spegnersi di quello che avrebbe potuto essere un grande partito democratico e progressista, snaturato invece, annacquato, solamente edulcorato dalle affabulazioni vendoliane, private di reale peso contrattuale. Divenute l’alibi, lo specchietto per le allodole, per attirare gli elettori nella trappola della agenda montiana, manco fosse la bibbia del XXI secolo, sorprendentemente sostenuta nello spirito e nelle applicazioni da un PD imperturbabile. A danno di esodati, di pensionandi di lungo corso e naturalmente dei giovani, ma rassicurante per i detentori di pensioni d’oro e appartenenti alla casta.
Sapete che vi dico? Se tanto mi dà tanto io non voterò Monti per interposto partito!
Dispiace che il PD, un tempo artefice dell’Ulivo, abbia perso sempre di più i connotati solidaristici, perché affetto da un torcicollo irriducibile rivolto a Fini e Casini, cui non sembrerà vero di perpetuarsi, cavalcando il prestigio del senatore Monti.
Dispiace che il PD, senza una leadership convincente, si sia affidato incredibilmente al professore, sposando anche scelte amarissime e inique.
Anche secondo me c’è spazio per un movimento popolare che si costituisca in forza affidabile, democratica e progressista, che si ponga l’obiettivo di rinegoziare le politiche economiche europee, troppo dipendenti dai diktat di banche e da un mercato senza regole.
C’è spazio per un quarto polo che lavori per ridurre le spese militari a favore della ricerca, della scuola e del lavoro. Che difenda il diritto delle popolazioni a decidere sul proprio territorio in un contesto in cui i diritti e i doveri sono rivolti al bene comune.
Altrimenti la democrazia oggi in questo Paese, che la confonde ancora con l’oligarchia, si limiterà a intitolare questo blog.
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