Gloria Buffo (Coordinamento Nazionale di Sd)
Tutti vedono con i propri occhi che l’opposizione in Italia balbetta. Il governo ne fa di tutti i colori e nonostante ciò cresce nei sondaggi: questo accade non solo perché Berlusconi è diventato più abile di qualche anno fa ma anche e soprattutto perché chi dovrebbe per missione contrastarlo non riesce né a fermarlo né a spiegare agli italiani perché le sue politiche fanno molto male al nostro Paese. Di fronte a questa constatazione non occorre essere fini analisti della politica per capire che la scommessa del PD sta fallendo. Il partito di Veltroni aveva promesso di vincere le elezioni da solo e non è accaduto. Aveva spiegato che la sola opposizione efficace sarebbe stata la sua e non funziona. Aveva pensato di poter fare a meno di una coalizione di forze e adesso si capisce bene che è una politica irrealistica.
Se non si vuole essere depressi non basta essere “incazzati”, come dice D’Alema, occorre anche avere una politica convincente. Noi siamo convinti che la condizione decisiva per cambiare il quadro è far nascere, dopo gli errori e le macerie dell’Arcobaleno, una sinistra seria e autorevole. Per essere chiari, non si tratta più di unire tutta la sinistra, compreso chi non vuole e preferisce legare le proprie sorti ai confini dell’identità comunista. E per essere ancora più espliciti, bisogna fare presto a dare vita a questa “sinistra del cambiamento”, né governista ad ogni costo, né identitaria, ma utile a governare per cambiare le cose italiane o a “fare opposizione per rubare il terreno alla destra.
Oggi, dopo i congressi delle forze che avevano dato vita alla lista Sinistra-Arcobaleno, è abbastanza chiaro che si tratta di scegliere tra la costituente dei comunisti o il processo per dare vita alla sinistra. Il PD tifa, come fecero i DS, per un campo diviso tra un partitone moderato e una riserva massimalista. Peccato che dopo anni di politica della “divisione dei compiti” la sinistra sia quasi sparita.
Noi tifiamo e anzi lavoriamo per l’altra prospettiva: costruire una forza della sinistra italiana che oggi manca. Per farlo non si può bussare solo alle porte dei partiti (o parte di essi) ma presentarsi a casa di quelle esperienze politiche diverse dai partiti di cui l’Italia è innervata quasi ovunque. Naturalmente limitarsi a sommare non funziona. In politica bisogna mescolare e ripensare insieme le idee di fondo (lavoro che richiede tempi lungi, forme nuove, intelligenze diversificate) mentre si inaugura un lavoro politico di iniziativa e costruzione politica. Iniziativa perché se non batti un colpo sulle questioni fondamentali (dalla scuola, al riarmo, dall’economia da trasformare all’ambiente) non servi a niente. Costruzione perché vale ancora l’insegnamento del movimento operaio (ma non solo del movimento operaio): tessere rapporti tra persone, interessi, organizzazione, territori è condizione perché l’iniziativa politica non sia virtuale, mediatica, e alla fine impotente. La costruzione è l’aspetto più difficile perché vecchie forme e vecchi nessi si sono logorati e i soggetti sono molto cambiati. Ma non è impossibile se si è messa a frutto la lezione che arriva da quelle pratiche politiche che hanno fatto i conti con la società frammentata. Attenzione, però, non arriva solo dal basso la soluzione. Se dall’alto non si mettono in campo idee e gruppi dirigenti all’altezza, si fallisce molto presto. Spero che nessuno si scandalizzi: nell’”alto” siedono anche esponenti dei movimenti e delle associazioni che, in qualche occasione, hanno mostrato gli stessi limiti di narcisismo, le stesse ansie per il ruolo dei singoli, di cui i partiti hanno dato ampia mostra in tutti questi anni.
La riforma della politica riguarda tutti, non solo i partiti che, a loro demerito, vantano spesso una scientifica autoreferenzialità priva di visione e di generosità. Proviamo dunque a varare un lavoro di costruzione della sinistra che, senza furbizie stavolta, metta a disposizione i materiali perché in ogni città e paese si possa fare la stessa cosa anche se in modi diversi .Se ce la facciamo a partire, troveremo spazio nella società, nel lavoro e, io credo, anche nelle prossime competizioni per il governo dei comuni e delle province.
Fare la sinistra è difficile. Fare una sinistra seria e popolare ancora di più. Ma poiché ce n’è bisogno e visto che ci sono tutte le condizioni per provarci senza altri indugi, stavolta sarà solo merito o colpa di chi si muoverà o meno se le cose andranno in porto oppure no.
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