Certo, nel trattato è individuabile anche un altro obiettivo generale, l’eguaglianza e la solidarietà. Ma è assolutamente prevalente ed assorbente la scelta in favore della concorrenza. E’ vietato agli Stati di mantenere, a favore delle imprese pubbliche o a quelle cui si riconoscono diritti speciali ed esclusivi, misure contrarie al Trattato, cioè al principio della libera concorrenza.
Si obietterà che lo scadimento dei servizi va a scapito dell’impresa che li eroga, che vede ridursi la clientela e con essa i guadagni, ma anche questo non è vero se lo scadimento è generalizzato, e cioè costituisce un fattore comune a tutti i concorrenti. Nel buon tempo andato quando fra la Sardegna e il Continente operava solo l’Alitalia i voli erano certi e sicuri, i viaggiatori non erano clienti, ma i signori passeggeri. E’ vero che si trattava di un monopolio, ma i viaggiatori erano trattati con ogni riguardo in aerostazione, prima e dopo il volo. Le hostess erano belle e di gran classe. Il bagaglio veniva imbarcato senza millimetriche misurazioni. Non venivano annullati voli a causa dei pochi passeggeri e della scarsa remunerazione per la Compagnia. C’era anche il postale la notte che portava i giornali (Il Manifesto arrivava tutti i giorni) e l’ultimo volo dall’isola verso Roma partiva ad ora tarda onde consentire soggiorni a Cagliari di una sola giornata, senza necessità di costosi pernottamenti in loco. Ora, quando si lascia l’Isola non si sa a quale destino si va incontro. Quando si arriva, si deve necessariamente partire all’indomani. E quanto alla pluralità degli operatori e alla concorrenza l’unico risultato visibile è la confusione ch’esse creano nel malcapitato viaggiatore. E’ a rischio la “continuità territoriale” che dà agli isolani uno sconto per agevolarne lo spostamento per e dal “Continente” in ossequio alla libertà di circolazione e al principio di eguaglianza fra cittadini.
In realtà, la gelida logica del profitto propria della gestione privata non è inclusiva se non in relazione alle fasce di reddito capaci di sostenere il costo del servizio. Per gli altri c’è inevitabilmente l’esclusione. Fenomeno anche questo in crescita persino rispetto a servizi che inverano diritti fondamentali come il diritto allo studio, alla sanità e alla giustizia, minando il carattere democratico dell’ordinamento.
Se, dunque, si amplia lo sguardo includendo nel quadro di riferimento l’uguaglianza voluta dalla nostra Costituzione, non c’è dubbio che l’indifferenza dei mezzi nell’erogazione dei servizi viene in larga misura meno. Nel campo dei servizi fondamentali il principio costituzionale di eguaglianza si traduce nel favorire l’inclusione nei servizi delle fasce escluse secondo le regole del mercato. Del resto, per loro natura i diritti fondamentali sono diritti “fuori commercio”, da soddisfare al di là del mercato.
Ma – si obietterà - esistono le carte dei diritti degli utenti. Queste tuttavia non provano la crescita dei diritti, ma la loro labilità, il loro minor tasso di effettività. Oggi ciò che rileva non è che il disagio sia scongiurato, ma compensato. Ad esempio, col tramezzino offerto da Meridiana ai viaggiatori per Olbia, l’altro giorno, per il differimento di tre ore della partenza da Fiumicino!
Si è parlato con enfasi del passaggio “dallo Stato rematore allo Stato timoniere”. Ma il problema principale sono i viaggiatori. E questi non sono gli stessi se a remare sono i privati..
Privatizzazione dei servizi pubblici: alle ortiche i diritti!
14 Dicembre 2012
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