Sa limba? Un’istratzu de tregher in terra!

10 Dicembre 2012
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Michele Podda 

Vito Biolchini si è cimentato anche coi temi delicati della lingua sarda e Michele Podda vuol dirgli qualcosa…

Anch’io come tanti faccio il titolo in sardo e scrivo in italiano; e non tanto perché ho difficoltà ad esprimermi in sardo, che conosco bene e utilizzo di frequente, ma per risparmiare tempo e fatica, necessari per chi scrive e per chi legge. Se provoco quel fastidio che provo io quando altri lo fanno (talvolta per far credere che conoscono la lingua sarda), chiedo umilmente scusa.
Vito Biolchini è stato invitato alla conferenza regionale sulla lingua sarda che si è tenuta di recente ad Aggius, dove è intervenuto sul teatro. Racconta l’esperienza e precisa che, ascoltando i vari interventi in lingua sarda, ha notato che gli oratori, pur provenienti dalle parti più disparate della Sardegna e senza l’utilizzo di traduttore simultaneo, si capivano tra loro. Dunque, conclude, in Sardegna vi è UNA LINGUA SARDA, e non due, o una per ogni paese.
Quando ho letto l’articolo, se me lo fossi trovato di fronte, me lo sarei baciato, a forza. Pur non conoscendo il sardo, come afferma lui stesso, e pur portando un cognome “farmaceutico”, è e si sente sardo a tutti gli effetti, e lo si capisce dalla passione con cui tratta i temi più disparati riguardanti Cagliari e la Sardegna, insomma tutti i sardi. La vivacità, l’acutezza, la spregiudicatezza e soprattutto la chiarezza di linguaggio con cui si rivolge al proprio pubblico, quello popolare, diciamo di cultura media, lo rendono particolarmente interessante e non per niente, proprio in questi giorni, il suo blog si è classificato 23° nella graduatoria nazionale, fatto assolutamente straordinario.
Vito non ci pensa due volte a dire quel che pensa, immediatezza e spontaneità sono doti e caratteri che gli appartengono per natura, ma naturalmente questo non lo mette al riparo da sviste o errori anche macroscopici. Non ha colto infatti la reale consistenza del dibattito in corso da tempo e la convinzione della stragrande maggioranza dei sardi sul fatto che la loro lingua sia UNA UNICA LINGUA fatta di tanti dialetti, come TUTTE LE LINGUE DEL MONDO. E non sapeva nemmeno che da sempre, più di oggi, i sardi si capivano benissimo parlando ciascuno il proprio dialetto. Il fatto però che ora ne sia certo, per aver toccato con mano o con orecchio, e che amplifichi tale “scoperta” con un blog come il suo, ne fa davvero un eroe nei confronti della “limba”, perché tanti sardi ignari potranno fare anch’essi la stessa scoperta, che non avrebbero certo fatto con le iniziative regionali, conferenze e convegni. Onore al merito di Vitobiolchini.blog e che il suo blogger si monti pure la testa.
Per il resto nell’articolo ci sono delle affermazioni e degli atteggiamenti che invece non condivido, e su di essi Vito dovrebbe informarsi meglio e riflettere più attentamente. Ad esempio:
- “Un cagliaritano come me riesce a capire i vari dialetti”: credo che questo non sia così facile per chi non ha vera dimestichezza col sardo; purtroppo invece capita che i sardi “studiati, istruiti”, parlino un sardo “comprensibile” perché NON VERO SARDO, ma in parte ITALIANO TRAVESTITO DA SARDO”. Dunque il sardo bisogna studiarlo con pazienza per conoscerlo e capirlo veramente.
-  “La Lsc è un modello ortografico… non una forzatura”: altrochè se è una forzatura! Il sardo lo si è sempre scritto, nelle composizioni poetiche come a livello epistolare o nei documenti privati, in ogni parte della Sardegna. E si capiva benissimo. Le poesie, i numerosi  poemi o le gare poetiche circolavano in tutta l’Isola sui famosi libretti venduti alle feste paesane dai torronai. Ed erano nelle principali varianti, campidanese logudorese gallurese, insomma tutte. I soldati che scrivevano dal fronte utilizzavano un sardo sempre simile al proprio dialetto ma vicino alla variante della  sua zona. Bisognerebbe prima rivitalizzare l’uso del sardo così com’era, POI PENSARE AD UNA ORTOGRAFIA UNICA; la cosa deve essere graduale.
- “La Lsc un ibrido? Lo dicono quelli che la vogliono divisa”: è una affermazione molto grave, assolutamente ingiusta e non veritiera. Chi rispetta la lingua sarda per quello che è, dunque nella sua natura originaria, non può adattarsi ad una scrittura artificiosa, costruita a tavolino, che NON RAPPRESENTA LA LINGUA DELLA REALTA’. Se si andasse a vedere i componimenti dei concorsi letterari, scritti nelle varianti tutte, compresi gallurese e sassarese ma non certo algherese e tabarchino che sardo non sono, si renderebbe conto di quale freschezza risulta dall’uso del sardo popolare, quello di tutte le parti dell’Isola, senza bisogno di regole Lsc.
- “Perché continuare ad esaltare le differenze?”: scherziamo? Mi meraviglio alquanto! Le differenze fanno gli individui; o vogliamo essere automi, conformati, globalizzati? La Sardegna è un gioiello proprio per le “sue differenze”, in tutto: dialetti, costumi tradizionali, canti e balli, artigianato, persino l’aspetto fisico; ma tutto ciò è una GRANDE RICCHEZZA. Persino il “campanilismo” è una tradizione che fa parte della nostra cultura, e non ha mai dato adito a vere divisioni; al contrario.
- “Cosa c’entra il gallurese con la Lsc?”: scherziamo ancora? Il gallurese è una variante del sardo come il sassarese, il sulcitano o l’ogliastrino. Che cosa cambia tra “sos”, “is” o “li”? In Barbagia alle feste si invitavano i “cantadores” galluresi, si capivano benissimo, erano graditi e considerati sardissimi. Certe desinenze all’italiana o alla corsicana non sminuiscono l’ESSENZA SARDA (lo spirito del sardo, direbbe Wagner) del linguaggio e delle espressioni, in tutto uguali a quelle dell’intera Sardegna. Ripeto, algherese e tabarchino non sono dialetti sardi, gallurese e sassarese sì, punto. 
- “Gli amministratori locali sono gli avversari della lingua sarda”: beh, questa mi è nuova, NON LA COMMENTO.
- “Dall’università di Edimburgo: il bilinguismo non è dannoso”: no, non c’era bisogno di andare così lontano; da decenni qui lo sanno tutti. Infatti “i sardi sono favorevoli all’uso del sardo”. Il problema è altro.
-  “Il discorso più ardito sulla lingua sarda lo ha fatto Milia”: i principali “mortores” della lingua sarda sono gli assessori alla cultura e gli annessi funzionari. Dai tempi della 26, ma anche dai decenni precedenti, si doveva approvare una legge per l’insegnamento obbligatorio della lingua sarda, quella esistente, in tutte le scuole della Sardegna. Mai è stato fatto, e nelle stesse conferenze MAI LO HANNO PROPOSTO. Perché?
- “La politica linguistica ha bisogno di risorse”: questa non mi è nuova.
- “Ve li immaginate Sel, Pd o Psdaz dire quello che ha detto Milia?”: una affermazione del genere io gliel’ avrei fatta pagare a peso d’oro, a Milia Corongiu e via dicendo.
La diffusione del biolchini-pensiero che LA LINGUA SARDA E’ UNA ED ESISTE è importante, perché giunge dritto all’ attenzione di mille, centomila persone che saranno più certi, o lo scopriranno, o saranno portati a riflettere e si porranno il problema. Grandioso. Oltre a ciò però il blog dovrebbe proporre L’OBBLIGATORIETA’ DEL SARDO A SCUOLA.
 

1 commento

  • 1 La seconda legge di Podda | Bolognesu
    10 Dicembre 2012 - 20:53

    […] Podda Michele scrive: -  “La Lsc è un modello ortografico… non una forzatura”: altrochè se è una forzatura! Il sardo lo si è sempre scritto, nelle composizioni poetiche come a livello epistolare o nei documenti privati, in ogni parte della Sardegna. E si capiva benissimo. Le poesie, i numerosi  poemi o le gare poetiche circolavano in tutta l’Isola sui famosi libretti venduti alle feste paesane dai torronai. Ed erano nelle principali varianti, campidanese logudorese gallurese, insomma tutte. I soldati che scrivevano dal fronte utilizzavano un sardo sempre simile al proprio dialetto ma vicino alla variante della  sua zona. Bisognerebbe prima rivitalizzare l’uso del sardo così com’era, POI PENSARE AD UNA ORTOGRAFIA UNICA; la cosa deve essere graduale. - “La Lsc un ibrido? Lo dicono quelli che la vogliono divisa”: è una affermazione molto grave, assolutamente ingiusta e non veritiera. Chi rispetta la lingua sarda per quello che è, dunque nella sua natura originaria, non può adattarsi ad una scrittura artificiosa, costruita a tavolino, che NON RAPPRESENTA LA LINGUA DELLA REALTA’. Se si andasse a vedere i componimenti dei concorsi letterari, scritti nelle varianti tutte, compresi gallurese e sassarese ma non certo algherese e tabarchino che sardo non sono, si renderebbe conto di quale freschezza risulta dall’uso del sardo popolare, quello di tutte le parti dell’Isola, senza bisogno di regole Lsc.” Sa limba? Un’istratzu de tregher in terra! […]

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