Gonario Francesco Sedda
Secondo la stima di Child Mortality (Report 2012) ogni cinque secondi un bambino sotto i cinque anni nel 2011 è morto di fame e/o di “malattie da miseria”. Dunque circa diciannovemila bambini ogni giorno.
La stima colpisce già nella sua immediatezza. Tuttavia essa rischia di essere riduttiva e di nascondere una tragedia di dimensioni spaventose.
Basta infatti collocare nel tempo l’avvenimento quotidiano per vederne la sua dimensione apocalittica. Così, se andiamo indietro nel tempo (assumendo costante la stima del 2011, che pure riflette un miglioramento della condizione infantile nel mondo!), i morti sono stati circa seicentomila nell’ultimo mese, circa sette milioni nell’ultimo anno, circa settanta milioni nell’ultimo decennio (immaginate l’Italia scomparsa in poco meno di dieci anni); e nell’ultimo secolo, i bambini sotto i cinque anni morti per fame e/o per malattie da miseria si possono stimare in circa settecento milioni. Ma sono sicuramente di più se si tiene conto che la stima dei bambini morti a meno di cinque anni d’età è scesa “per la prima volta” sotto i dieci milioni all’anno nel 2000 (9,6 milioni). Se si tiene conto della stima (UNICEF) del 1960 che è di venti milioni e la si proietta all’indietro “tale e quale” – senza far pesare le peggiori condizioni dei decenni precedenti – solo nella prima metà dell’ultimo secolo la stima dei bambini morti in età inferiore a cinque anni sarebbe di un miliardo!
Insomma, la stima più vicina alla realtà dovrebbe essere intorno a un miliardo e mezzo di bambini sotto i cinque anni morti nell’ultimo secolo per fame e/o di “malattie da miseria”. Se si tiene conto che i bambini morti in età inferiore a cinque anni vengono stimati intorno ai tre quarti del totale, la stima complessiva (bambini sotto i cinque anni, fanciulli, adolescenti e adulti) dei morti per fame è di due miliardi nell’ultimo secolo!
Non cercate responsabili. La risposta è nota, ripetuta, rassicurante e assolutoria: poteva essere peggio, viviamo nel migliore dei mondi possibili, non esiste progresso senza scorie, tutto il possibile è stato fatto. Intanto una minoranza progredita (18% della popolazione mondiale) controlla e consuma la maggior parte (83%) delle risorse mondiali. A fin di bene, naturalmente!
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