L’istruzione, il diritto dei diritti

7 Dicembre 2012
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 Rosamaria Maggio* - Pres. Cidi di Cagliari

Il 4 Dicembre, il CIDI di Cagliari ha promosso una iniziativa pubblica sul tema del Diritto all’istruzione: il diritto dei diritti,  con Caterina Gammaldi, già componente del CNPI - Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione,  componente della segreteria naz. del CIDI, aderendo al “ mese dei diritti umani”, indetto dal Comitato Stop OPG Sardegna.
Fra gli intervenuti si è sviluppato un interessante dibattito, sollecitato dalle suggestioni di Caterina e dalla conduzione di Andrea Dettori del CIDI di Cagliari. Ce ne parla Rosamaria Maggio.

Che il diritto all’istruzione sia il diritto dei diritti lo afferma l’Organizzazione delle Nazioni Unite, nella Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948: “Ognuno ha diritto ad un’istruzione”. (L’istruzione dovrebbe essere gratuita, almeno a livelli elementari e fondamentali. L’istruzione elementare dovrebbe essere obbligatoria. L’istruzione tecnica e professionale, dovrebbero essere generalmente fruibili, così come pure un’istruzione superiore dovrebbe essere accessibile …)” (Articolo 26). Due sono le condizioni per garantire il Diritto all’istruzione. Da un lato, l’accesso all’istruzione che è il presupposto per assicurare una piena realizzazione di tale diritto. Senza di esso, non è possibile garantire il diritto all’istruzione. Dall’altro, la qualità dell’istruzione,  che rappresenta l’altra faccia della medaglia. Provvedere all’accesso alle scuole assicura solo un aspetto di tale diritto.  Come stabilito dalla Dichiarazione Universale: “… L’istruzione deve essere indirizzata verso lo sviluppo completo della personalità umana ed al rinforzo del rispetto per i diritti umani e delle libertà fondamentali. Deve promuovere la comprensione, la tolleranza e l’amicizia tra ….gruppi razziali e religiosi. …” (Articolo 26). Questo diritto non è fine a se stesso, ma è uno strumento importante per migliorare la qualità della vita. L’istruzione è la chiave dello sviluppo economico e del godimento di molti altri diritti umani.Essa fornisce i mezzi attraverso i quali gli individui possono diventare consapevoli dei propri diritti e responsabilità, due elementi importanti per ottenere eguaglianza e pace. Katerina Tomasevski, il primo Interlocutore Speciale sul diritto all’istruzione della Commissione delle Nazioni Unite sui Diritti Umani ha affermato: «Esistono diversi problemi legati ai diritti umani, che non possono essere risolti, a meno che il diritto all’istruzione non sia presentato come la chiave per sbloccare gli altri diritti umani. L’istruzione funziona come un moltiplicatore, che enfatizza il godimento di tutti i diritti individuali e della libertà ove tale diritto è effettivamente garantito, mentre ove tale diritto è negato o violato gli individui sono privati del godimento di molti diritti e libertà». Come impegno nel Decennio dell’Alfabetizzazione delle Nazioni Unite (2003-2012), la Commissione sui Diritti Umani preme:“(a) Per rendere effettivo il diritto all’istruzione e garantire che tale diritto sia riconosciuto ed esercitato senza discriminazioni di alcun tipo; (b) Per prendere tutte le misure appropriate per eliminare gli ostacoli che limitano l’accesso effettivo all’istruzione, soprattutto per le ragazze, incluse quelle incinte, per i bambini che vivono in zone rurali, per i bambini appartenenti a minoranze etniche, per i bambini indigeni, per i bambini emigranti, per i bambini rifugiati, per i bambini spostati internamente, per i bambini vittime dei conflitti armati, per i bambini disabili, per i bambini con immunodeficienza acquisita o sindrome da immunodeficienza (HIV/AIDS) e per i bambini privati della loro libertà. ” (Risoluzione 2002/23). Quindi, l’esercizio dei diritti umani è legata al diritto all’istruzione. I diritti umani regionali ed internazionali proclamati in vari documenti (dichiarazioni, risoluzioni e convenzioni), danno risalto al fatto che la conoscenza dei diritti umani dovrebbe essere una priorità nelle politiche educative.
Una ricerca internazionale realizzata Economist Intelligence Unit per  Pearson, mette in luce che ciò che sembra influire sugli alti livelli di istruzione di paesi come la Finlandia o la Corea del Sud, piuttosto che i sistemi di istruzione, peraltro molto diversi fra loro, è l’alta considerazione sociale in quei paesi dell’istruzione, della scuola e del mondo insegnante.
Fanno contrasto con queste tendenze le gravi politiche sviluppate sulla scuola italiana negli utimi 15 anni, ed in particolare gli scarsi investimenti nel settore.
 Tullio De Mauro, linguista  e gà Ministro della Pubblica Istruzione, in una recente intervista,  ha denunciato i catastrofici dati relativi alle scarse competenze alfabetiche degli italiani: solo il 20 % della popolazione adulta è in grado di orientarsi nella società contemporanea e ciò si riflette sull’andamento scolastico dei figli. Sostiene De Mauro appunto, che l’istruzione permanente degli adulti deve essere un punto fondamentale nella riorganizzazione del sistema pubblico dell’istruzione.
Invece, ciò che emerge nella politica scolastica italiana degli ultimi decenni, dopo le grandi riforme deglia anni ‘60 e ‘70, è un particolare favore per le politiche di descolarizzazione, utili al contenimento della spesa e molto care a Ivan Illich , come ci ha ricordato B. Vertecchi qualche giorno fa in un suo articolo  su l’Unità. Egli dice:”La descolarizzazione corrisponde a un’ipotesi di disgregazione sociale, mentre il diritto all’istruzione corrisponde a un’assunzione di consapevolezza e di progettualità collettiva che investe il profilo culturale della popolazione. Gettare discredito sulla scuola, ridurne il tempo di funzionamento, svalutare il lavoro degli insegnanti, subordinare la didattica a operazioni di contabilità minuta sono passaggi preliminari che hanno come sbocco processi di descolarizzazione”. Attendiamo che l’agenda dei politici che si candidano a governare il paese si arricchisca di questi suggerimenti.
 

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