Gianna Lai
Abbandonati perfino dal Comune governato dal sindaco di SEL, a Cagliari la cultura viene diffusa in modo sempre più sotterraneo e povero: piccoli spazi, risorse nulle. Ma tanta intelligenza e vivacità. Come in questo dialogo in contrappunto Gramsci/Bartòk. Il pianoforte di Bartok in dialogo con la lingua di Gramsci.
Ecco come lo ha visto Gianna Lai.
Lo spazio è molto raccolto, gli attori a diretto contatto col pubblico. Solo la pianista ha un angolo tutto per sè al Teatro dell’Arco, e anticipa e segue le letture e le commenta, con la musica aspra e penetrante di Bela Baròk. Il racconto sempre attuale ed avvincente di Antonio Gramsci e delle sue Lettere assume, nella voce e nelle parole degli attori, nella bella interpretazione di Clara Murtas e Mario Faticoni, l’ universale rappresentazione sentimentale degli affetti familiari, dell’amore fra un uomo e una donna, accostati alla politica e alle vicende del tempo, e resi ancor più struggenti dallo stato di detenzione in cui vive il protagonista. Che, proprio in forza di questa grande ricchezza interiore, illuminata e sostenuta dall”istinto della ribellione’, e ‘da quel certo spiritello ironico e pieno di umore che mi accompagna sempre’, può ancora sperare di ritornare alla vita e di riprendere, un giorno o l’altro, le faccende quotidiane degli uomini. Anche durante la tragica deportazione da una parte all’altra dell’Italia, subito dopo l’arresto. Anche contro il peggiore dei guai della vita in carcere, la noia, la svogliatezza, girare nella cella ‘come una mosca che non sa dove morire’.
C’è in questa particolare e originale rilettuta di Antonio Gramsci, anche un quarto protagonista importante nella figura di Giorgio Baratta, profondo conoscitore dell’intera opera dello studioso sardo, che costruisce i testi, poi adattati da Clara, seguendo le affinità tra Gramsci e Bela Bartòk nel loro modo di intendere la cultura popolare. E c’è in questo spettacolo il Gramsci delle origini, la sua famiglia e la Sardegna, ’scherzoso, sfottente, fanciullesco’, che ride in faccia ai carabinieri e invita i genitori preoccupati a fare altrettanto. E il Gramsci socialista di Torino, che vuole innovare il giornalismo e il rapporto con i lettori dalle pagine dell’Ordine Nuovo, fondatore poi del Partito Comunista d’Italia e dirigente dell’Internazionale. Fino all’incontro con Giulia Schucht, stupito lui stesso di quel nuovo sentimento di quell’emozione sconosciuta, alla quale si abbandona senza indugio o timori di natura intellettuale, dedicando all’amata teneri e affettuosi pensieri d’amore, ‘quando ti abbraccerò ancora penso che mi sentirò male, tanto la passione mi stravolgerà’. Intimo e sensuale l’animo del protagonista, malinconico e insofferente per la lontananza, è lo spettacolo teatrale a restiture consistenza e vigore ai sentimenti, anche quando lo sguardo si sposta ai tempi terribili dell’assalto fascista, e il protagonista confida a Julca di operai e contadini bastonati a sangue per aver votato comunista, e della resistenza fisica necessaria a reggere l’esperienza parlamentare. E gli attori ci accompagnano fino al dramma del carcere, verso l’incomprensione e la difficoltà del dialogo fra i due amanti, ormai per sempre lontano Antonio dai figli, dai familiari e dalla madre. Si anima il Teatro e si affolla dei personaggi delle Lettere, come fosse la cella di Gramsci a Turi, per rappresentare i legami che restano ancora con la vita, che aiutano a mettere ordine nei pensieri, e a sopportare i dolori della detenzione, la paure della perdita di sè, del venire meno dell’autocontrollo. E Tania e i semi della rosa che a stento resiste al sole, e che segna il tempo nello spazio inesistente della prigione. E le riflessioni e i pensieri del filosofo su individuo e società, individualità e comunismo, sulla funzione del critico delle idee. E sull’uomo nuovo, e sulla nuova donna che può nascere solo dal nuovo modo di concepire se stessa. La musica di Silvia Corda al pianoforte, nei brani di Bela Bartok da Mikrokosmos, segna la divisione in quadri dello Spettacolo. E contrasta e accompagna le pause degli attori e i loro interventi, secondo un testo teatrale che ci restituisce, nell’intreccio fra le parole di Baratta e i frammenti dei Quaderni, l’immagine di un Gramsci quasi inedito. Spirito sensibile di profonda umanità che non si lascia sconfiggere dal carcere, forte della sua conoscenza del mondo e degli uomini e della storia.
1 commento
1 giuseppe veronica
4 Dicembre 2012 - 14:12
un peccato abitare così lontano … bravi, proseguite,, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza
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