Red
Dopo la tegola del rinvio della Statutaria alla Consulta, su Soru se ne abbatte un’altra altrettanto o forse ancor più pesante. Il Pubblico Ministero Marchetti ha dichiarato concluse le indagini preliminari inviando gli avvisi di rito. Secondo fonti giornalistiche i reati contestati sono gravi anche se già noti. Falso in atti pubblici, abuso d’ufficio e turbata libertà degli incanti. Certo, bisogna riconoscere al Presidente come ad ogni imputato, la presunzione di non colpevolezza. E, ovviamente, noi gli auguriamo di uscire dalla vicenda senza macchia. Ma è fuor di dubbio che avere un candidato del centrosinistra che, nella primavera prossima, mentre svolge la campagna elettorale, si difende da imputazioni non certo “politiche”, è a dir poco controproducente. Tanto tempo fa il ministro inglese Profumo (di origine italiana) si dimise per una banale storia con la sua segretaria; non sembra, oggi, eccessivo chiedere a Soru di farsi volontariamente da parte per favorire un’altra candidatura condivisa, che ricompatti il centrosinistra. Soru, del resto, se (come ci auguriamo sarà assolto) avrà ampio spazio a livello nazionale, avendo a tal fine acquistato anche l’Unità.
La vicenda tuttavia induce a riflessioni più generali sul PD. Il Presidente della Regione Abruzzo si è dovuto dimettere per una brutta vicenda di tangenti. E in quella regione si và ad elezioni anticipate in condizioni non certo promettenti. Si vanno estendendo fenomeni di questa natura in tante amministrazioni locali del centrosinistra. E’ un’onda che si allarga, che sembra evocare un costume sempre più diffuso. L’impressione è che alla perdita di memoria storica si accompagni anche la perdita di rigore etico e una delle armi più forti della sinistra nella battaglia contro la destra risulta ormai sempre più spuntata. Un’opera di ricostruzione di quest’area non può che partire da qui, dalla questione morale. E’ un terreno sul quale veramente occorre tolleranza zero.
2 commenti
1 Giacomo Meloni/CSS
13 Settembre 2008 - 09:05
E’ veramente finita nel peggiore dei modi questa legislatura regionale.Occorre coerenza.DIMISSIONI.
È singolare che in Sardegna i due massimi vertici delle Istituzioni siano sotto inchiesta. Da una parte abbiamo il Presidente del Consiglio Regionale già rinviato a giudizio e dall’altra abbiamo il Presidente della Giunta Regionale in procinto di esserlo. In altri tempi chiunque dei nostri politici, che ricoprisse cariche istituzionali nelle medesime condizioni, si sarebbe dimesso o lo stesso Consiglio Regionale li avrebbe invitati a fare questo doveroso passo. Sono tra quelli che sostengono la presunzione di innocenza fino all’ultimo grado di giudizio, nondimeno, quando si tratta di rappresentanti delle Istituzioni, pongo la questione morale e affermo che le dimissioni sono d’obbligo per salvaguardare le stesse Istituzioni democratiche. Attenzione perché spesso ci si dimentica che il potere viene dal popolo e che questo popolo va rispettato e onorato prima di tutto con i comportamenti coerenti di chi è chiamato a rappresentarlo.
2 Sergio Ravaioli
13 Settembre 2008 - 12:58
Qualcuno ha opportunamente ricordato che il Codice Etico” del Partito Democratico, approvato dall’assemblea costituente il 16 febbraio 2008:
http://www.partitodemocratico.it/allegatidef/CodiceEticoPD44883.pdf
all’articolo 5 prescrive che le persone rinviate a giudizio non vengano candidate a nessun tipo di elezione.
Amen! Di cosa altro vogliamo discutere?
Prepariamoci al ronzio di una schiera di Azzeccagarbugli e tifosi della curva sud i quali ci spiegheranno che abbiamo capito male.
Con un presidente del consiglio già rinviato a giudizio, con un presidente delle giunta prossimo ad esserlo, il problema non è più se candidare o no Soru, ma quello della faccia con la quale il PD avrà l’ardire di chiedere il voto agli elettori.
E dire che nel PD c’è ancora gente convinta che potranno vincere le prossime elezioni (almeno così dicono!).
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