Zapatero, il socialista che realizza ciò che promette

27 Aprile 2008
1 Commento


Gianluca Scroccu

Zapatero, al di là delle dichiarazioni di comodo, appare come un vincente scomodo per la sinistra italiana. Stupita, forse, per quel leader che era sembrato un accidente della storia capace di vincere solo sulla scia degli attentati dell’11 marzo 2004 (in realtà non era così, visto che il suo progetto era riuscito a conquistare progressivamente il gradimento degli spagnoli con un grande recupero nei confronti del Partido Popular, come dimostra anche il bel saggio di Anna Bosco, Da Franco a Zapatero. La Spagna dalla periferia al cuore dell’Europa, edito da Il Mulino nel 2005).
Dopo aver battuto Mariano Rajoy per la seconda vota nello scorso marzo, ora Zapatero con il suo governo non ha abbandonato la sua linea riformatrice nominando ben nove donne come ministre (gli uomini sono otto) e assegnando il ministero della Difesa alla giovane Carme Chacón (incinta all’ottavo mese), e quello nuovo dell’Uguaglianza alla 31enne Bibiana Aído.
Il premier spagnolo ha capito che la prima virtù per un politico del XXI secolo è quella di aver il coraggio del vero cambiamento, a partire dal rispetto del programma elettorale ma soprattutto ponendo l’estensione dei diritti individuali come elemento connaturato della “nueva via” al socialismo (riprendendo finalmente una tradizione umanista del socialismo ben viva prima della rivoluzione d’ottobre). È convinto che la sinistra, arrivata al governo, debba realizzare i suoi ideali attraverso riforme democratiche che portino in primo luogo al superamento di ogni forma di dominio (per le donne e gli omosessuali in primo luogo). È un principio che Zapatero ha mutuato dalle riflessioni del politologo Philip Pettit e dal suo libro “Il Repubblicanesimo”, edito in Italia da Feltrinelli, dove si offre una lettura delle società democratiche in cui risulta centrale l’idea del vivere insieme agli altri da pari, come individui pienamente garantiti nella propria indipendenza.
Su questi presupposti ha portato avanti, grazie alla sua capacità di condividere la sua politica con il resto del suo governo e del suo partito, una legislazione che ha valorizzato la cittadinanza sociale e le aspettative che provenivano da un popolo che si è dimostrato ben più maturo delle gerarchie ecclesiastiche, oppostesi con pesanti ingerenze nella campagna elettorale.
La forza di Zapatero è di governare sulla base del suo programma senza paura di scontrarsi con chi gli si oppone. Insomma, quello che la sinistra italiana non è riuscita a fare in tutti questi anni.

1 commento

  • 1 Giovanni Melis
    27 Aprile 2008 - 08:12

    Concordo con Scroccu e se non ho mal compreso con la linea di questo nuovo blog. Il socialismo non è uguaglianza con sacrificio della libvertà, ma è uguaglianza e libertà insieme. Zapatero fa questo con fermezza e gentilezza, senza proclami, facendo parlare i fatti. Per di più non ha avuto bisogno, per vincere, di cambiare il nome al suo partito, che reca in sé l’ottocentesco aggettivo “operaio”. E’ un’indicazione forte per una sinistra italiana che voglia riorganizzarsi efficacemente.

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