Gianna Lai
I lavoratori europei iniziano a rispondere uniti all’attacco che la UE ha sferrato contro di loro con una feroce politica iperliberista, che uccide i diritti e lo stato sociale. La CES - Confederazione europea dei sindacati - per questo ha indetto mercoledì una giornata di lotta europea. In Italia ha aderito la CGIL, proclamando mercoledì lo sciopero generale e organizzando manifestazioni in cento città. Ecco cos’è accaduto a Cagliari.
‘Con la Confederazione Europea dei Sindacati, per il lavoro e la solidarietà’. Lo sciopero generale del 14 Novembre, indetto nel nostro Paese dalla CGIL, ha visto la piazza del Carmine, così come le piazze delle altre regioni italiane, invasa dalle bandiere rosse del Sindacato e delle categorie di tutti i lavoratori. Anche i Cobas hanno scioperato, promuovendo una manifestazione autonoma, che ha attraversato il centro cittadino. Contro i piani di austerità di questo governo, che impoveriscono i lavoratori e l’intero Paese, per cambiare la legge di stabilità, che cancella ogni forma di protezione sociale, la protesta ha presidiato la Sede di Rappresentanza del Governo di via Sassari, unendosi ai milioni di donne e uomini che, in tutta Europa, rivendicano occupazione e lavoro, politiche nuove e nuovo welfare. E nuove forme di tassazione per uscire dalla crisi, nei confronti di chi l’ha prodotta questa crisi, e continua a governarla, sostituendosi alla rappresentanza politica e sprofondando il Meridione dell’Europa in una spaventosa recessione.
In mezzo ai manifestanti, con la bandiera della FIOM di cui è responsabile, Mariano Carboni parla dello sciopero commentando i fatti di Carbonia, ai quali ha partecipato, e gli accordi siglati tra ministri e istituzioni regionali, che sono le questioni all’ordine del giorno in questa settimana di mobilitazione e di proteste. ‘Lì, in quel territorio, come in tutti i Poli industriali della Sardegna, si son chiuse drammaticamente tutte le attività produttive, togliendo ogni prospettiva a decine di migliaia di lavoratori e alle loro famiglie. Il Sindacato si è battuto contro la chiusura delle fabbriche e per recuperare le esperienze importanti di questi anni, che hanno mantenuto così alta la mobilitazione operaia, dice Mariano, ma sappiamo che un ciclo si è concluso e che le multinazionali stanno delocalizzando in varie zone del globo certe produzioni, come l’alluminio, dove il costo del lavoro si abbassa enormemente. E non serve il Piano Sulcis del 13 novembre a salvare il territorio, nè tantomeno a offrire prospettive alla Sardegna che si trova, dapertutto, in quelle condizioni, e i cui problemi andrebbero semmai affrontati nel loro complesso, senza isolare le singole zone. Nè serve il Protocollo di intesa dei 450 milioni di euro a riaprire i tre stabilimenti chiusi, o a definire un discorso sulle infrastrutture, senza le quali è impossibile ogni forma di insediamento, dall’agroalimentare, al turismo, alla valorizzazione del paesaggio, tutte misure già contenute in precedenti delibere regionali, ma senza alcun riferimento di tempi e luoghi. Così come ha poco significato convocare separatamente Sindacati da un lato, Istituzioni locali e regionali dall’altro, giocando a dividere le parti, conclude Mariano Carboni, e se ne vedono le conseguenze a livello del territorio, così segnato da una disgregazione sociale di cui i disordini di ieri sono solo un aspetto’. C’è profonda sintonia con i duri giudizi espressi sulla stampa dal Segretario regionale della CGIL Enzo Costa, che definisce ‘evento mediatico quello del 13 nella grande Miniera di Serbariu’, e annuncia la mobilitazione popolare del 24 novembre per imporre alla Regione un programma più ampio, contro il degrado economico e sociale della Sardegna. Così, nei recenti interventi a Cagliari, si erano già espressi Landini e la Camusso, denunciando il fallimento delle politiche di questo Governo, che distrugge il lavoro e il patrimonio sociale del paese, e proponendo politiche dell’occupazione e redistributive, e un nuovo welfare per combattere le diseguaglianze. E sono i temi del Segretario della Camera del lavoro di Cagliari Nicola Marongiu che, dal palco, conclude la manifestazione dopo l’arrivo del corteo degli studenti: ‘la Sardegna con i livelli di disoccupazione giunti ormai al 15%, non vuole assistenzialismo ma politiche per il lavoro, nel quadro di una mobilitazione popolare europea che chiede dialogo e riconoscimento delle rappresentanze, lotta alla disoccupazione e solidarietà tra i Paesi’. E dà appuntamento a tutti per la grande manifestazione regionale CGIL, CISL, UIL, che si terrà a Cagliari il prossimo 24 novembre.
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