Michele Podda
Chi più chi meno, il ritornello è che la “rivoluzione della Consulta è fallita” e non solo per la scarsa partecipazione (pare da 1000 a 3000, io dico oltre 2000) alla manifestazione di mercoledì in via Roma, ma per l’obiettivo mancato, le dimissioni del Consiglio Regionale.
Intanto direi di lasciar perdere le dimissioni: prima che i consiglieri si schiodino ce ne vuole e non credo proprio che qualcuno si illudesse né temesse che ciò potesse avvenire così, di punto in bianco. L’importante ritengo fosse il segnale, la prima volta di una richiesta così totale, rivolta a tutti i consiglieri senza distinzione di colore politico o di carisma personale, e nemmeno di “capacità intrinseche”, un “tutti a casa senza se e senza ma”; un segnale CHIARO e FORTE in cui più che una possibile dose di qualunquismo, fisiologica in queste situazioni, ho visto prevalere invece l’incapacità di ulteriore sopportazione, la caduta di ogni speranza lungamente e inutilmente coltivata, la convinzione che soltanto un CAMBIAMENTO FORTE potrebbe forse avviare una stagione nuova, difficile certo ma che permetta superare gradualmente l’attuale desolazione. Se i consiglieri regionali avessero un po’ di umiltà e di dedizione verso la Sardegna e il suo popolo, forse potrebbero essi stessi condividere questa scelta e rivolgere quel segnale verso lo Stato italiano, colpevole anch’esso, e non da oggi, per buona parte dei mali della Sardegna.
Direi anche di lasciar perdere l’idea che il motivo propulsore della “rivolta” consistesse in un “fatti in là che mi ci metto io”. Tale accusa è talmente piccola che non meriterebbe commenti; ricordo soltanto che chiunque può candidarsi in un democratico confronto elettorale e Floris o Sale o Cumpostu e tanti altri non potrebbero mai ottenere un lasciapassare speciale per un ingresso diretto in Consiglio o in Giunta o alla massima carica; altri hanno utilizzato il “listone”.
Anch’io mi aspettavo una partecipazione più convincente, quando comodamente a piedi sono arrivato in Via Roma mezz’ora in anticipo, e ho trovato tanta gente arrivata dal Sulcis, dall’Ogliastra, dal Nuorese, dal Sassarese, persino dalla Maddalena, mentre tanti volenterosi concludevano il montaggio del palco e degli strumenti di amplificazione, o cominciavano a distribuire volantini o bandiere. Ho visto donne, giovani, pastori, intellettuali, artigiani… insomma popolo. Si capiva benissimo che non era una organizzazione unica, solida, dotata di grandi mezzi, e nonostante l’atteggiamento non fosse festoso, non mancava certo l’entusiasmo. Ma chi gliel’ha fatto fare? Coloro che potevano promettere qualcosa, partiti o sindacati, erano totalmente assenti, dunque ben altro li aveva spinti ad affrontare un lungo viaggio senza prospettive immediate.
Però c’erano, poco numerosi ma molto rappresentatitivi dei vari territori drll’Isola, e c’erano anche alcuni Intellettuali noti, per fortuna.
Hanno parlato dal palco Felice Floris, Imprea per Art. e Coom., Gavino Sale, Bustianu Cumpostu, un operaio di P. Torres, Giacomo Meloni, un rappresentante di “A Manca” e qualche altro. Presenti anche alcuni delegati dei “Forconi siciliani”.
Cosa hanno detto? Si potrebbe dire “le solite cose”, ma i leaders si sono distinti per pacatezza, per moderazione e anche per lo sforzo con cui hanno provato a spiegare alla folla, in modo semplice, alcuni dei punti importsnti che costuiscono la piattaforma rivendicativa dei Sardi nei confronti dello Stato italiano. Come Collegio unico Sicilia-Sardegna, uscita dall’Obiettivo 1, Servitù militari, Entrate fiscali e accise, Zone franche, Monopolio Terna-Eon, Monopolio CIN-Tirrenia, insegnamento della Lingua sarda e altri ancora, perché sono tanti. Giacomo Meloni fra l’altro ha riferito sul boicotaggio dello sciopero da parte delle autorità nella scuola, sanità ecc. Si è capito abbastanza per convincersi che:
Tutto finito? Credo di no, specie se tutti i temi che riguardano la vita e il futuro della nostra Isola verranno ripresi, esaminati, conosciuti e diffusi fra tutti i cittadini, dai Consigli Comunali agli organi di stampa, dalle Associazioni culturali ai Siti e Blog attivi in gran numero. Non passerà molto tempo prima che una folla ben più imponente si presenti di nuovo in Via Roma, a chiedere o pretendere un gesto di coraggio da parte dei nostri rappresentanti.
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