Crisi del PD e prospettiva politica

15 Settembre 2008
1 Commento


Andrea Pubusa

C’è, negli interventi di Francesco Cocco e Andrea Raggio, una sostanziale convergenza nella diagnosi del mal di Sardegna. Lo scontro è fra una visione partecipativa dell’autonomia e quella autocentrata sul Presidente. In questo senso si sono generalmente pronunciati anche gli altri interlocutori di questo blog nei mesi scorsi. Ora, dice giustamente Raggio che esistono notevoli forze in Sardegna che sono per un autonomismo democratico, anche se sono divise e disorganizzate. Certamente ci sono importanti settori del PD, ma anche molte forze della diaspora comunista e diessina. Ad esempio, gran parte di coloro che non hanno condiviso il PD ed hanno in un primo momento aderito a Sinistra democratica. Meno sensibili sembrano le forze della sinistra comunista. La maggioranza regionale del PRC e del PDCI sono state (e sono) le più zelanti sostenitrici di Soru, anche nei momenti dello scontro sulla Legge Statutaria, nel quale i temi della democrazia partecipata e del monocratismo e dell’affarismo si sono misurati a livello di massa con più chiarezza. Ma anche in queste forze si è registrato e permane una divisione non composta. C’è poi un nucleo interessante di forze nell’area sardista. Tutto il PSDAz, nelle sue varie anime, si è battuto contro la legge statutaria.
E nell’area cattolica? Qui si va manifestando già a livello nazionale una iniziativa interessante degli Ulivisti-prodiani. Parisi, Monaco ed altri stanno sviluppando una critica serrata a Veltroni, mettendo in luce come l’abbandono della visione ulivista in favore di una chiusura autosufficiente sia la causa dei 300 giorni di continue sconfitte del PD.
Personalmente sono convinto, che in questa critica ci sia una delle chiavi di volta, il bandolo per iniziare ad uscire dallo stallo anche nell’Isola. L’ulivismo, soprattutto prima maniera, ha avuto un indubbio merito: quello di mettere insieme, con pari dignità, tutte le culture che s’ispirano alla nostra Costituzione, dandone un’interpretazione progressiva. Ciò ha consentito di mettere insieme persone e forze con storie diverse e di creare un vasto fronte che, con Prodi, per ben due volte ha battuto Berlusconi. Ora, questa linea è stata abbandonata sotto la spinta di una convergente quanto disastrosa illusione: nelle forze dell’estrema sinistra di affrancarsi dal prodismo, visto come ostacolo all’aggregazione di tutta la sinistra; nel gruppo dirigente del nuovo PD, di poter, senza l’alleanza a sinistra,  intercettare un vasto elettorato democratico-moderato. Il risultato è stato che invece i voti si sono spostati dentro quell’area, da sinistra verso il PD, con una fuga verso il centro o il centrodestra delle forze che vogliono un’accettabile governabilità, senza peraltro recuperare consensi nell’estrema sinistra più attratta dall’astensione o dal voto verso liste di testimonianza. Il giudizio del corpo elettorale è stato severo, ma non infondato: incapacità di assicurare la governabilità del Paese.
Se quanto sommariamente indicato è vero, allora non si può che ripartire dall’idea centrale dell’Ulivo: riprendere a tessere, con libertà e senza appesantimenti burocratici o clientelari, una rete dal basso che, assumendo a riferimento i valori della Costituzione, rimetta insieme un ampio fronte progressista. In questo ha ragione Francesco Cocco bisogna evitare gli equivoci: la questione democratica e costituzionale è centrale. Ed ha ragione anche Raggio: il sorismo è una delle cause decisive della crisi ed è l’impostazione da battere. Ecco perché occorre riprendere l’idea ulivista, che in fondo ha più di un aggancio con l’autonomismo democratico sardo, e rimetterla a punto con una più decisa propensione riformatrice della parte cattolica e una seria vocazione programmatica e di governo della sinistra. Una base di questo tipo, sviluppata con passione e coerenza, accompagnata da una forte base progettuale, può smuovere molte forze e pesare sulle scelte dei prossimi mesi. Vogliamo pensare ad un’iniziativa? A ben vedere l’inerzia non può che favorire l’ulteriore sfaldamento del centrosinistra a tutto vantaggio della destra.

1 commento

  • 1 Giacomo Meloni/CSS
    17 Settembre 2008 - 01:20

    Dovevo una risposta alle domande che Andrea Pubusa poneva nel suo intervento del 02/9/2008 dal titolo” Dolori d ‘ Estate.”
    Ora gli interventi di Francesco Cocco - “Evitare gli equivoci” del 9/9 - , di Andrea Raggio -”La crisi del PD sardo” del 10/9 - e di Pietro Maurandi - “Contro il monocratismo un ampio fronte autonomistico ” del 06/9,mi consentono di avere un quadro più ampio
    e di svolgere alcune riflessioni.
    In data 20 Agosto 2008 avevo osservato:
    “Un giudice,per quanto bravo ed equilibrato,non potrà mai sostituirsi ad alcuna sede politica.Lo dico perchè personalmente ho già vissuto analoga circostanza nel mio partito( PSD’AZ) . E’ triste incontrarsi in un’aula giudiziaria.Si ritorni subito all’Assemblea degli iscritti e si convochino i costituenti.La soluzione deve essere politica.Tutte le altre soluzioni sono perdenti anche per chi dovesse avere dalla sua il giudizio positivo del Tribunale “. Provai a lanciare questo messaggio nel sito del Preidente Soru,ma,diversamente da altri miei interventi,quest’ultimo non è stato mai pubblicato.Eppure pensavo fosse una sorta di appello utile per i compagni del PD.
    Fui più fortunato coll’intervento del 28 luglio dove scrivevo :” Seguo costantemente le vicende del PD sardo,pur non essendo nè un possibile iscritto nè un simpatizzante,ma un semplice elettore , spero tanto di sinistra. Ma sono molto deluso e sempre più confuso.Mi chiedo perchè tanti bravi compagni siano silenziosi proprio nel momento in cui il PD avrebbe bisogno di un colpo d’ali. Conosco personalmente l’on.Silvio Lai e meno l’on.Barracciu,ma non li ritengo utili segretari in questo momento.
    Antonello Cabras aveva nel suo discorso di insediamento già detto che il suo ruolo era temporaneo fino alla costituzione di un vero e proprio Gruppo dirigente del PD sardo. Dico , se questo Gruppo Dirigente non c’è,allora le dimissioni di Cabras sono un non senso;ma ,se già c’è ,allora si agisca subito. Andare alle elezioni regionali 2009 con questa situazione sarebbe un vero e proprio disastro.Mi chiedo perchè l’on.Arturo Parisi- autorevole voce critica del PD - non scenda dal suo scranno dorato e decida di dare una mano ai suoi compagni sardi ”
    ” Resto comunque convinto che la promulgazione della Statutaria del 10/07/2008 sia stata la certificazione della rottura del fronte politico della sinistra,segnando un vero e proprio spartiacque.Questo atto del Presidente Soru insieme alle dimissioni da Segretario regionale del PD del senatore Antonello Cabras.sono due avvenimenti entrambi annunciati. Non sono due fulmini a ciel sereno. Entrambi certificano la rottura di vecchi e nuovi equilibri. Il centrosinistra, così come labbiamo conosciuto finora, non esiste più .L’ on. Soru è riuscito a spaccare non solo la sua coalizione, ma lo stesso PD. Mi chiedo su quali numeri e sondaggi si basi la sicurezza che mostrano molti sostenitori del Presidente Soru. Eppure una gran parte di elettori di sinistra non voteranno più Soru Presidente,che,nonostante una sua affermazione personale che si ripeterà quasi sicuramnete, non ha più dalla sua parte i grossi numeri per vincere .”
    Sono molto d’accordo su quanto ha scritto l’on.Andrea Raggio sulla crisi del PD sardo ,partendo dalla constatazione che questa
    crisi nasce dal “conflitto tra culture politiche diverse “,la divisione non è dovuta a guerre di poltrone o di posizioni da conquistare più o meno
    comode e garantite.Il male oscuro che attanaglia il PD è il suo peccato d’origine “una fusione a freddo e
    nello stesso tempo ibrida”. ” Il PD sardo è nato da una imposizione” ed il Congresso Costituente non è stato capace di affrontare i veri problemi che ora vengono inesorabilmente in primo piano.
    Ciò che non è stato fatto al Congresso occorre recuperare ora,non avendo paura del confronto anche duro tra le diverse posizioni.Ci vorrebbe un Gruppo Dirigente ” forte ” e “Aperto “nello stesso tempo,disponibile a sperimentare dentro il Partito ciò che si vorrebbe costruire nella società sarda.
    La chiave sta ,come dice Raggio,” nel superamento dell’autoritarismo nella prospettiva di una nuova Autonomia “.Ma per fare questo salto
    occorre che i nuovi soggetti politici provenienti dalla
    esperienza di Progetto Sardegna maturino la scelta
    della democrazia partecipativa e abbandonino definitivamente il modello della democrazia autoritaria.
    L’esperienza e la pratica di anni di lotte nella società civile e nel mondo del lavoro e nei movimenti popolari presenti nelle donne e negli uomini provenienti dai Partiti DS e Margherita deve rendere feconda la loro azione nel PD,mirando,come dice Cocco, ad evitare qualsiasi “commistione ” tra l’amministrazione della cosa pubblica e la gestione di affari privati,Senza questo fondamento costitutivo,diventa sterile anche lo scontro “tra chi vuole un Esecutivo forte e chi un Legislativo di garanzia democratica “.
    Ecco perchè oggi il PD paga caro non aver capito in tempo che la Statutaria,così com’è,andava e va combattuta perchè ,dietro quel modello di pseudo efficienza, vi è un modello “monocratico” ed “autoritario”che è la negazione della democrazia partecipativa.
    Non è possibile un PD nuovo,se nel nascere nega la sua stessa natura di partito democratico.
    Ricordo che nel 1994,davanti alla crisi del Partito Sardo,mi indignavo perchè gli altri partiti democratici ,autonomisti ed indipendentisti evitavano di esprimersi su quella crisi,sostenendo che si dovesse in quel modo rispettare il travaglio interno del Partito.Non sarò mai d’accordo perchè è mia convinzione che,essendo i Partiti luoghi di democrazia privilegiati e riconosciuti dalla nostra Costituzione,debbono interessarci direttamente, perchè se la loro crisi si risolve in diminuzione di libertà e democrazia,non è un fatto privato di quel parito,ma è una perdita di libertà e demorazia dell’intera società.Ecco perchè,pur non essendo del PD,mi interessa la soluzione di questa crisi che ,sono convinto,sarà positiva ,se prevarrà la linea della partecipazione e condivisione.Le Primarie avevano questo significato e forse sarebbe bene “riscoprirle”come metodo “permanente ” di democrazia moderna.

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