La rimozione della statua di Carlo Felice un semplice gesto democratico e di verità storica

3 Novembre 2012
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Giacomo Meloni / CSS - Confederazione sindacale sarda

(Questa statua va sostituita con una in onore di Giovanni Maria Angioy)


Leggo che l’idea di togliere la statua di Carlo Felice è stata da taluni attribuita a certo integralismo indipendentista. Ci sarà pure questo. Ma perché non pensare più semplicemente che i martiri per la libertà vanno ricordati e onorati sempre e ovunque, mentre va condannata la memoria dei loro carnefici. Questo è quanto facciamo per Carlo Pisacane, il Che e tanti altri. Non siamo animati  da questi sentimenti quando pensiamo alle prigioni di Silvio Pellico? O all’assassinio di Giacomo Matteotti o, ancora, ai fratelli Rosselli? Perché allora negare questo sentimento ai Martiri di Palabanda, a Salvatore Cadeddu, a Sorgia e Putsolu e agli altri loro compagni? Perché son sardi? Perché pensiamo che si tratti di una storia minore?
Se poi qualcuno vuol convicersi che Carlo Felice era un feroce macellaio legga la sua biografia cliccando qui o semplicemente scorra questa nota di Giacomo Meloni, che riassume l’insieme delle pene irrogate dopo i fatti di Palabanda a conclusione di processi sommari.
No, per volere che una grù rimuova la statua a Carlo Felice, non occorre essere indipendentisti, basta essere semplicemente dei democratici e conoscere un po’ la storia sarda. Basta estendere a Cadeddu e compagni i sentimenti che proviamo per i tanti martiri della libertà, bianchi, neri o gialli che siano.
Ecco ora la nota di Giacomo Meloni.

I NOMI DEI CONGIURATI DI PALABANDA- NOTTE DEL 30-31 OTTOBRE 1812

I fatti si svolsero nel Quartiere di Stampace nella casa dell’avv. Giovanni Cadeddu, fratello di Salvatore Cadeddu che era il capo riconosciuto della congiura.
I Cadeddu possedevano una casa negli orti di Palabanda –ora Orto Botanico - che si estendevano dal terreno dove sorge oggi la Facoltà di Giurisprudenza,l’Ospedale Civile di San Giovanni di Dio ed in parte le rovine dell’anfiteatro romano.
I congiurati erano :
1.L’AVV. SALVATORE CADEDDU segretario dell’Università di Cagliari e”condadore” della Municipalità di Cagliari,fu condannato alla pena capitale per INPICCAGIONE.
Catturato a S.Giovanni Suergiu dove si era rifugiato fu condotto a Cagliari ed impiccato nella piazza dove sorge oggi il Mercato di S.Benedetto. Dal corpo -ormai esanime - venne staccata la testa e portata come trofeo per le vie della città;il corpo bruciato e le ceneri sparse lungo la strada.
2.GIOVANNI PUTZOLU, di professione sarto era un capopopolo che avrebbe dovuto guidare i rivoltosi dalla Piazza del Carmine fin dentro le mura della città. Condannato
alla pena capitale ,fu IMPICCATO:
3.RAIMONDO SORGIA,conciatore,aveva partecipato ai moti del 28 aprile 1794,era un Capopopolo;Fu condannato alla pena capitale per IMPICCAGIONE.

CONDANNATI ALL’ERGASTOLO

4.AVV.GIOVANNI CADEDDU,fratello di Salvatore e tesoriere dell’Università;arrestato e condannato all’ERGASTOLO. Riuscì a fuggire prima dell’esecuzione della condanna.
5. AVV.ANTONIO MASSA MURRONI,condannato all’ERGASTOLO.
6. AVV.GIUSEPPE ORTU,condannato all’Ergastolo. E’ stato il nonno materno dell’on.Cocco Ortu, deputato liberale.

CONDANNATI AL REMO A VITA

7. GIACOMO FLORIS,di professione fornaciaio;avrebbe dovuto guidare l’assalto al palazzo con i popolani ed artisti, ma fu scoperto ed arrestato. CONDANNATO AL CARCERE
DURO,morì in galera.
8. PASQUALE FANNI, di professione orafo,capopopolo avrebbe dovuto invadere il Castello partendo dalla Marina,ma fu scoperto e condannato al carcere dove morì.

CONDANNATI A MORTE IN CONTUMACCIA
9. AVV.GAETANO CADEDDU, figlio di Salvatore Cadeddu,ministro della Baronia di Quarto.
Riesce a fuggire e a rifugiarsi all’estero al seguito di Napoleone Bonaparte.
10. IGNAZIO FLORIS, pescatore,capopopolo avrebbe dovuto invadere il Castello con i popolani della Marina.
11. AVV.PROF. GIUSEPPE ZEDDA , docente di giurisprudenza nell’Università di Cagliari .
12. AVV, FRANCESCO GARAU, avvocato del foro di Cagliari.
CONDANNATI AL CONFINO
13. DON GAVINO MURONI di Bonorva, fratello di don Francesco Muroni parroco di Semestene condannato al confino a Carloforte.

NB: Troverete tutte le informazioni sui fatti e personaggi di Palabanda sul libro di prof. Federico Francioni:”Per una Storia segreta della Sardegna fra settecento e ottocento”
Ed, Condaghes 1996

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