Andrea Pubusa
Stamane ho partecipato al presidio che ha coperto con un telo la statua di Carlo Felice, sopranominato “feroce”, uno dei macellai di tanti spiriti liberi, colpevoli solo di battersi per la libertà. L’occasione è stata offerta dalla ricorrenza del 200° dalla Congiura di Palabanda, fallita prima d’iniziare la notte fra il 30 e il 31 ottobre del 1812, s’annu doxi.
Ieri, è stato emozionante il ricordo di quell’avvenimento e dei suoi protagonisti proprio nell’orto botanico, l’orto di Palabanda, dove Salvatore Cadeddu e gli altri congiurati tenevano le riunioni. Gli storici Francioni e la Del Piano hanno inquadrato l’episodio nel ventennio che dalla fine del ‘700 ai primi dell’800 vide scoppiare in Sardegna molti focolai e tanti fermenti di libertà, soffocati ferocemente nel sangue dai Savoia. Ed è stato emozionante l’intervento di Francesco Cocco, che ancora malfermo in salute per una recente malattia, ha voluto essere presente per tracciare con passione la linea ininterrotta che collega il sacrificio dell’Avv. Salvatore Cadeddu, del conciao Raimondo Sorgia e del Sarto Giovanni Putzolu, impiccati per i fatti di Palabanda, ai moti del 1906 e alle lotte che hanno visto il popolo cagliaritano mobilitarsi per migliori condizioni di vita e per la libertà del lavoro. Poi Paola Alcioni e Piero Marcialis hanno commosso i presenti con la recitazione di testi che hanno rievocato “su famini de s’annu doxi” e la congiura di Palabanda.
A queste iniziative del Comitato per il ricordo dei Martiti di Palabanda, ne seguirà un’altra il 15 novembre nella sala dell’ex Liceo Artistico in Piazzetta Dettori, con Clara Murtas e Rita Atzeri, che reciteranno un testo scritto dalla prima. Verranno cantate le canzoni libertarie del tempo con l’accompagnamento di Baldino.
Queste iniziative vogliono non solo rievocare un fatto importante della storia della Sardegna e onorare i martiri della ferocia dei Savoia, ma vuole anche stimolare lo studio nelle scuole di queste pagine della storia sarda, mostrandone la sintonia coi grandi processi libertari che attraversano l’Europa sull’onda della Grande Rivoluzione.
La copertura dell statua di Carlo Felice indica anche un altro obiettivo, non puramente formale. Occorre cambiare i simboli della Sardegna: monumenti, scuole, piazze e strade devono essere dedicate alle grandi personalità libertarie della Sardegna e non ai sopraffattori dei sardi. Non è solo una provocazione, dunque, chiedere la rimozione di Carlo Felice e l’intitolazione della Piazza ai Martiri di Palabanda. Si tratta di una presa di coscienza foriera, con l’accresciuta consapelozza di sé, di nuove conquiste democratiche della Sardegna.
2 commenti
1 Marco
30 Ottobre 2012 - 18:38
Grazie Andrea. Saluti. Marco
2 Bruno agus
11 Novembre 2012 - 16:04
O zente de Sardigna ti nde ischida
ca como aberu est arrivada s’ora.
Leada a giogu offesa e avilida
semper istada ses da sos de fora.
E a un’era noa a dare vida
mi paret chi ennida siat s’ora.
Sias de nou ‘e fieresa estida
e sos eroes tuos sempre onora.
Sos martires amenta ‘e Palabanda
e cuddos chi sun mortos in Bugerru
sa limba tua ampara pretzisu.
chi finat custa sorte miseranda
ca ‘e sa Sardigna nd’an fatu un’inferru
ma podiat esser unu Paradisu.
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