Dalla Sicilia segnali d’ingovernabilità

30 Ottobre 2012
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Amsicora

Se si pensa al cappotto 61 a 0 che subì il centrosinistra nel 2001, ma anche al tratto anti-mafia del nuovo governatore, le elezioni di avant’ieri in  Sicilia costituiscono una vera rottura. Crolla di 20 punti il Pdl, che sosteneva Nello Musumeci. Chi vince? Vincono due partiti: quello del non voto e quello di Grillo. Per Palazzo d’Orleans il candidato di Pd e Udc passa con il 30,5% e quindi senza una maggioranza certa a Palazzo dei Normanni. Vince anche lui. Ma forse la Sicilia ha perso ancora. La vittoria dell’alleanza-laboratorio tra democratici e centristi è parziale. Il quadro politico esce fortemente segnato dal boom grillino e dell’astensionismo e non promette niente di buono. La Sicilia ha bisogno di un governo forte, di una grande unità delle forze progressiste. Ma quale Governo formerà Crocetta? Grillo è contro qualunque alleanza e Micciché è pronto anche a tornare alle urne. E’ convinto questa voltà di essere eletto con il 60% dei consensi. Da dove gli venga questa convinzione è un mistero.
Insomma quello  siculo è un voto da cui non viene una decisione. Hanno perso anche coloro che …hanno vinto. Il Pd ha lasciato 5 punti sul campo. Per il Movimento 5 Stelle è stata una vittoria limpida, ma nel contesto di un catastrofico segnale che arriva dall’astensionismo siciliano. Meno di un siciliano su due è andato a votare e Crocetta diventa governatore con il voto di circa il 15% dell’elettorato totale.
Cancelleri ha beneficiato del voto disgiunto e il movimento 5 Stelle è balzato dal 2-3% del 2008 al 18% attuale. Soprattutto è oggi il primo partito dell’isola. Assorbe la protesta populista dei forconi, ma prosciuga anche IDV e SEL che raggiungono uno striminzzito 6%. Da Vendola, poi, arriva l’ennesimo stop alle alleanze con Casini, accusato di “camaleontismo”. Una posizione con la quale Crocetta dovrà fare i conti.
Alla luce del voto siculo, il futuro del Paese presenta forti rischi di ingovernabilità. Il radicamento nazionale dei grillini è tale che nessun sistema elettorale potrà sbarrargli la porta del Parlamento. Che succederà? Per esempio, l’attuale porcellum potrebbe portare, vista la forza in alcune zone dei grillini, ad una ingovernabilità al Senato, dove il premio è regionale. I paventati scenari greci sono davanti agli occhi di tuttii ed è possibile e probabile un ritorno immediato alle urne.
Il rischio a questo punto è che il PDL imploda, con primarie ormai strumento di vendette personali, senza che, peraltro, attorno al PD si formi un solido raggruppamento di forze capaci di governare il Paese. Ma l’Italia ha un disperato bisogno di governo e di alternativa. Dal berlusconismo si esce, ma nello sfascio. Se si pensa alla grave crisi il futuro è aperto ad ogni avventura.

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