E’ morto Marcello Cini, scienziato comunista e ambientalista

23 Ottobre 2012
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Red 

E’ morto il compagno prof. Marcello Cini. La sua rispettata figura di scienziato ha contribuito al successo anche nella recente battaglia sui referendum per il nucleare e per l’acqua. Questa è stata solo l’ultima di tante battaglie da lui condotte in nome della salute e dell’ambiente. Cini ha partecipato ancora pochi mesi fa, malgrado tante difficoltà, alla discussione politica e scientifica.
Il suo impegno politico durato decenni (dalla militanza nel PCI alla fondazione del Manifesto e poi nei movimenti) lo ha portato a fare scelte non sempre facili, ma sempre dalla parte dei lavoratori, degli sfruttati, del diritto all’autodeterminazione dei popoli. Così lo ricorda l’Associazione per il Rinnovamento della Sinistra - ARS.
“Un vero maestro e grande innovatore. Uno scienziato che non ha mai perso la curiosità di indagare e conoscere, tra i fondatori dell’ambientalismo scientifico” Sono parole del presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza.
“Marcello rimarrà sempre una figura di riferimento per noi - ha continuato Cogliati Dezza - per le sue fondamentali battaglie per la laicità e l’autonomia del pensiero, contro la neutralità della scienza e per l’assunzione di responsabilità da parte degli scienziati, per i suoi studi sulla società della conoscenza e la critica alla privatizzazione del sapere, i cui effetti disastrosi sono oggi sotto gli occhi di tutti. Cini ha contribuito in modo fondamentale al dibattito sull’ambientalismo moderno, perchè pur essendo completamente integrato nel dibattito epistemologico del ‘900, affacciandosi al 2000 ha saputo cogliere prima e meglio di altri l’importanza e le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e dal web, anche per gli effetti sui nuovi movimenti sociali, come hanno dimostrato le primavere arabe, tanto da ‘tirarci un orecchio’ - ricorda Cogliati Dezza - in occasione del nostro ultimo congresso, per non aver adeguatamente considerato le tecnologie della comunicazione nel documento finale che abbiamo poi modificato grazie alle sue sollecitazioni”.

Scheda biografica

Marcello Cini (Firenze, 1923 – Roma, 2012) è stato un fisico italiano, impegnato in attività di ricerca nell’ambito delle particelle elementari, della meccanica quantistica e dei processi stocastici.
Professore emerito all’Università La Sapienza di Roma chiamato da Edoardo Amaldi nel 1957 per la cattedra di Istituzioni di Fisica teorica e in seguito di Teorie quantistiche. È stato inoltre vicedirettore della rivista internazionale “Il Nuovo Cimento”. Dagli anni Settanta ha accompagnato questa attività con studi di storia della scienza e di epistemologia, e interventi su varie riviste e sul quotidiano “Il manifesto”, di cui è tra i fondatori, scelta che gli costò la radiazione dal Partito Comunista Italiano nel 1970. Nel 1967 fece parte del Tribunale Russell sui diritti dell’uomo, visitando il Vietnam durante la guerra e testimoniando le atrocità belliche. E’ stato direttore della rivista SE/scienza esperienza fondata da Giulio Maccacaro. Tra le sue numerose pubblicazioni ricordiamo l’Ape e l’Architetto (1976) (scritto insieme a Giovanni Ciccotti, Michelangelo De Maria e Giovanni Jona-Lasinio), Il paradiso perduto (1994), Dialoghi di un cattivo maestro (2001). Ha ricevuto il premio Nonino 2004 “A un maestro italiano del nostro tempo”.
È l’autore della lettera  datata 14 novembre 2007 e indirizzata al Rettore della Università di Roma La Sapienza, nella quale si chiede di annullare la lectio magistralis di papa Benedetto XVI all’inaugurazione dell’anno accademico 2008 perché giudicato incongruo in relazione all’occasione. Tale lettera, di cui una versione modificata è stata sottoscritta da 67 docenti, molti dei quali appartenenti alla facoltà di Fisica, ha provocato reazioni da più parti, in particolare dagli ambienti cattolici. Nell’Università romana ci sono state in seguito contestazioni alla visita del Papa, fino alla breve occupazione del Rettorato da parte di un gruppo di studenti. Dopo tali disordini, il giorno 15 gennaio 2008, a tre giorni dalla sua visita, papa Benedetto XVI rinuncia a visitare l’ateneo romano, in quanto “si è ritenuto opportuno soprassedere all’evento”. La decisione del Pontefice ha provocato una accesa discussione tra i difensori della laicità dell’istituzione universitaria e i sostenitori del diritto del Pontefice a presenziare e parlare in un consesso accademico.

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