Sergio Ravaioli
La politica fuori dalle ASL e dalla RAI.
Questo il nuovo corso (… dall’opposizione!) promesso da Walter Veltroni alla festa della Cosa-3.
Purtroppo per lui, questo impegno è stato espresso 48 ore prima dell’omelia di Benedetto XVI a Cagliari, il quale ha detto che la politica ha bisogno di persone (lui si rivolgeva ai cattolici e quindi di cattolici ha parlato, anzi per l’esattezza di cristiani) che abbiano “competenze e rigore morale”. Forse questo autorevole richiamo avrebbe indotto anche Veltroni a riflettere meglio sulla natura del problema da lui sbrigativamente risolto con uno slogan ad effetto.
Una politica che si chiamasse fuori dalla gestione dei servizi pubblici, e cioè dagli interessi collettivi, non si capisce a cosa servirebbe se non ad erogare lauti stipendi alla “casta”.
La radice della parola politica ci illumina su cosa questa entità, diventata tanto pervasiva quanto misteriosa, dovrebbe essere: la politica dovrebbe occuparsi della POLIS, cioè della città, cioè – in senso lato - della gestione delle attività umane che vedono nella polis il luogo di maggiore interazione e scambio.
Lo stato confusionale in cui da tempo versa la sinistra la porta a non distinguere la febbre dalla malattia. Le degenerazioni attuali nel sistema delle nomine sono la febbre; la malattia è la cattiva politica: una politica priva di “competenze e rigore morale”.
Le nomine lasciate ai soli “competenti” del settore di volta in volta interessato, sicuramente genererebbero un panorama uguale a quello che osserviamo nell’ università italiana, dove le nomine sono rigorosamente effettuate dagli esperti della materia: i docenti di fisica nominano il professore di fisica, quelli di storia medievale il prof. di storia medievale. Risultato: in Italia le competenze si trasmettono geneticamente, secondo assi familiari, ed il sistema universitario italiano occupa gli ultimi posti nelle classifiche internazionali. Indubbiamente il servizio sanitario nazionale, pur con le aberrazioni delle nomine fatte dalla cattiva politica, si presenta con un sistema di qualità superiore a quello dell’ università.
Purtroppo non ci sono né formule magiche né scorciatoie: va sconfitta la cattiva politica, quella che – priva sia di competenze che di rigore morale - ha trasformato gli amministratori della cosa pubblica in casta autoreferenziale, dimentica di quali sono i servizi che la società si aspetta da loro.
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