Gelmini: privatizzazione, 7 in condotta e grembiulini

8 Settembre 2008
6 Commenti


Gianna Lai

Il ministro Gelmini dovrebbe parlare di scuola come antidoto, prima di tutto, allo sfruttamento degli oltre 500 mila bambini lavoratori, fantasmi inesistenti in Italia, se non per rilevarne le impronte digitali quando si tratti di figli di stranieri. Perché il tratto vero di questo paese è proprio la disuguaglianza causata dalle politiche privatistiche, le vere responsabili della crisi della società del lavoro e della miseria del nostro sistema scolastico. Allo Stato responsabile della formazione, al sistema pubblico dell’istruzione, aperta a tutti secondo Costituzione, si sostituisce il sistema delle fondazioni, quello che prevede interventi finanziari dei privati, istituendo un buono scuola per le famiglie da spendere nelle scuole pubbliche o private, come si trattasse di risposta a domanda del cliente. Grembiulini e 7 in condotta, che infervorano tanto i giornali estivi, son volti in realtà a costruire consenso intorno alla politica della privatizzazione, che è fatta di riduzione dei docenti e dell’ orario scolastico, di abolizione del valore legale del titolo di studio, di chiamata diretta degli insegnanti.
Alla richiesta di più scuola, cui il precedente governo aveva in parte risposto con l’elevazione dell’obbligo a 16 anni, questo governo replica con tagli finalizzati al contenimento della spesa e con la precarizzazione dei rapporti di lavoro. Meno centomila tra docenti e non docenti in tutta Italia, migliaia in Sardegna, di fronte all’indifferenza degli enti locali, anche nelle zone a rischio spopolamento dove scuola, unica presenza istituzionale, esercita una fondamentale funzione di coesione sociale. Perché avanza la politica leghista della deregulation, del federalismo e del familismo, secondo le “norme per l’autogoverno delle istituzioni scolastiche, la libertà di scelta educativa delle famiglie, lo stato giuridico degli insegnanti”, emanate nei mesi scorsi dal ministro, ovvero a ciascuno secondo le proprie ricchezze, alle Regioni ricche una buona scuola, a quelle povere una scuola secondo le risorse disponibili.
Così si smantella il sistema nazionale unitario dell’istruzione, mentre un Consiglio di amministrazione sostituirà in ogni scuola il Consiglio di Istituto, una volta abolito il Collegio dei docenti e ridimensionato i Consigli di classe. Questo, insieme alla chiamata diretta da parte dei presidi, è il modo per cancellare insieme la libertà di insegnamento e la funzione pubblica degli insegnanti, abolendo del tutto le forme della contrattazione sindacale che avevano fino a questo momento regolato i rapporti di lavoro e garantito le tutele.
 Se ripartire da chi è più debole e più insicuro è funzione sociale della scuola per affrontare il disorientamento giovanile in un paese ormai privo di welfare, bisogna innanzitutto contrastare questa ideologia di destra, questo attacco ai diritti di cittadinanza, coinvolgendo nella ricostruzione della scuola pubblica il mondo giovanile, il mondo del lavoro e delle esperienze culturali più significative impegnate in questi anni contro l’emarginazione e la povertà.

6 commenti

  • 1 Antonello Murgia
    8 Settembre 2008 - 17:24

    Fra i tanti meriti del bell’articolo di Gianna Lai, il principale è quello di affrontare i problemi per quello che sono. Sono depresso per il gran dibatttere anche a sinistra su 7 in condotta-sì, 7 in condotta-no, grembiulini-sì, grembiulini-no, quando il problema è quello del mantenimento in vita o meno di un sistema come quello della Pubblica Istruzione che rappresenta la possibilità da un lato di garantire un diritto costituzionale e dall’altro di creare quelle conoscenze indispensabili per risollevare la nostra disastrata economia. Sui media, anche non filogovernativi, è tutto un fiorire di interviste: “Cosa ne pensa del 7 in condotta proposto dal ministro?” “Che ne pensa del grembiulino?”. Siccome al peggio non c’è mai fine, mi aspetto da un momento all’altro risposte tipo “Penso che i tempi siano maturi per abbandonare i quadretti e affidarci alla tinta unita o, meglio, ai grembiuli a righe verticali, che tra l’altro snelliscono la persona”. Mao diceva “Quando il saggio indicava la luna con il dito, lo stolto guardava il dito”. Noi potremmo dire che quando il ministro indicava la demolizione dello stato sociale con il dito, lo stolto disquisiva sul dito e sulla lunghezza dell’unghia. Ripetendo il copione già sperimentato con successo nella diatriba Brunetta-dipendenti pubblici fannulloni: anche lì è evidente l’intento del ministro di smantellare la Funzione Pubblica per cedere ai privati i bocconi più suuculenti ed anche lì, salvo qualche voce più consapevole, anziché analizzare gli scenari che si configurerebbero con il compimento della demolizione che è stata avviata, anziché analizzare i pro e i contro dell’operazione, si abbocca alle provocazioni: “Fannullone sarà Lei, che al Parlamento europeo era quasi sempre assente!” “Io non sono mai andato a fare la spesa in orario di lavoro!”, etc. Grazie Gianna, perché ci hai ricordato quali sono i temi importanti sul tappeto.

  • 2 Antonello Murgia
    8 Settembre 2008 - 22:04

    Avevo dimenticato di dire la cosa più importante: il ministro Gelmini ha giustificato i brutali tagli del personale con il fatto che il sistema è al collasso, senza presentare dati che giustifichino un’affermazione così pesante. Certo, l’istruzione pubblica costa, ma è per questo che paghiamo le tasse. La Scuola Pubblica non può avere un bilancio in attivo o in pareggio, perché, essendo l’istruzione un diritto fondamentale, lo Stato offre questo servizio ad un prezzo nettamente inferiore a quello di costo. Investire nella scuola ha anche, nel tempo, importanti ricadute economiche: perciò avremmo bisogno di maggiore finanziamento e non di tagli. Le risorse economiche ci sono: bisogna vedere che cosa il Governo ritiene strategico e prioritario, la Scuola o ad es. i ponti sugli stretti di Messina. E le risorse sarebbero ancora maggiori se il nostro presidente del Consiglio, invece di propinarci le sue brillanti teorie sulla moralità dell’evasione fiscale, predisponesse un credibile piano di lotta all’evasione stessa.

  • 3 Cristian Ribichesu
    9 Settembre 2008 - 13:55

    In proporzione,rispetto all’aumento del costo della vita, le risorse destinate all’Istruzione sono andate gradualmente diminuendo dal 1990 fino ad oggi. La voce 97% degli stipendi in personale scolastico non è stata specificata e, data la chiusura delle piccole scuole e l’aumento degli alunni per classe (esiste una classe di 36 alunni in una scuola sarda, ma di trenta, o circa, sono tante), considerando i bassi stipendi degli insegnanti italiani, indica proprio che i soldi del ministero possono essere pochi o sprecati. Per un miglioramento dei livelli culturali servirebbero classi meno numerose e stipendi più congrui, ma di base, la premialità dev’essere una cosa aggiunta. Purtroppo non si ascolta il parere della classe docente per il miglioramento della Scuola, le divisioni sono troppe e si distoglie l’attenzione dalla grave diminuzione dei posti nell’insegnamento perdendo tempo e forze nel commentare il voto in condotta, l’uso del voto numerico o l’adozione del grembiule. Una Scuola più severa, se per severa s’intende rispettosa, educata, giusta e meritocratica, può solo portare risultati positivi, ma il problema, lo ribadisco, sono i tagli indiscriminati e condizioni di lavoro che non ripagano l’impegno degli insegnanti. Però, proprio in questi momenti ci vorrebbe l’unione di tutti gli insegnanti, dei sindacati, delle forze politiche sensibili alla cultura e degli intellettuali. Poi, sicuramente nessuno è favorevole agli sprechi, ai “furbi” o ai fannulloni. Chissà chi, anche prima delle prossime elezioni regionali,fra tutte le parti elencate, sarà più sensibile al tema Scuola, dove giovani che, dopo la laurea hanno fatto concorsi o corsi di specializzazione biannuali, dati i tagli dovranno aspettare anche molti anni prima di avere un posto fisso (mi chiedo dove sia, in una attesa del genere, il diritto al lavoro dopo un superamento di un concorso).
    Cordialmente

  • 4 Cristian Ribichesu
    9 Settembre 2008 - 22:45

    Leggete l’articolo corrispondente a questo collegamento. Sarebbe interessante se fosse analizzato da qualche studioso di economia.

    http://www.scuolaoggi.org/index.php?action=detail&artid=3938

  • 5 Giacomo Meloni/CSS
    10 Settembre 2008 - 11:45

    Non è stato mai così vero il detto di Mao,citato opportunamente da Antonello Murgia nel suo commento al puntuale intervento di Gianna Lai.In questi giorni i più autorevoli commentatori sui massmedia si lasciano distrarre dal dito e non vedono la questione centrale della Scuola (Istruzione e Formazione) in Italia e soprattutto nel SUD ed in Sardegna.
    Devo ringraziare Cristian Ribichesu per la segnalazione del prezioso articolo e degli allegati pubblicati sul sito ww.scuolaoggi.org/index.
    Per fortuna ci ha pensato l’OCSE ad evidenziare i veri difetti della Scuola Italiana : docenti sottopagati,dispersione scolastica con tassi da terzo mondo,pochissimi laureati ed enorme tasso di
    abbandono nelle Università,chiusura agli scambi culturali internazionali,pochi investimenti nella ricerca.
    Ma il Ministro Gelmini è più preoccupata di quel 97 %di spesa che addebita esclusivamente alla voce stipendi del personale scolastico.
    La nostra Scuola,specialmente nel Sud ed in Sardegna ha necessità soprattutto di investimenti in strutture e servizi agli studenti.Enorme è il differenziale tra quanto spendono le Regioni del Nord
    per singolo studente e quelle del Sud : 2/3mila euro contro i 900/1000 euro .E’ questo il vero scandalo,ma il Ministro non vede o fa finta di non vedere e rilancia obiettivi minimali su cui non discuto.
    Anzi ,chi come me nel 1953 ha conosciuto una scuola povera,con un solo maestro nelle elementari,col grembiule ed il fiocco a scuola,con i voti numerici e con il voto in condotta determinante non ha rimpianti,ma neppure rinnega quel passato. Ricordo che avevo cinque anni e mezzo in prima elementare ed il maestro Felice Zedda ,definito un burbero severo,mi ha accolto con simpatia ed affetto.Non arrivavo alla lavagna e mi fece costruire un apposito sgabello.I libri e tutto l’occorrente per la scuola era gratis,ma non avevamo pretese.Quando prendevo 10 mi scriveva sul quaderno :” Bravo,si merita una pasta “ed io ero felicissimo perchè mio padre mi portava subito al Bar e mi comprava una pesca più grande di me.Ma anche i genitori alla fine dell’anno non facevano grandi doni ai maestri e alle maestre che si accontentavano di un mazzo di fiori o, come maestro Zedda,di due pacchetti di sigarette meglio se americane.Oggi per il regalo alle maestre si usa fare una colletta perchè non si accontentano più e specialmente le mamme non vogliono fare brutte figure e talvolta esagerano con i regali tipo televisori e collier d’oro.
    Dico questo,e mi scuso per i riferimenti personali,per riflettere che forse qualcosa va corretta nei nostri comportamenti anche con i figli e nei rapporti con il personale della scuola per cui provocatoriamente mi schiero a favore di tutti questi provvedimenti “minimali” della Ministra Gelmini,ma la stoppo sulla sostanziale battaglia che Lei ed il Governo Tremonti/Berlusconi sta ingaggiando contro la Scuola Pubblica.
    Lo farò con tutte le mie forze e con la mia Organizzazione Sindacale,ma mai userò parole d’ordine perdenti,come “Si va verso una scuola fascista”
    “Si ritorna ai Balilla e agli Avanguardisti”
    Soprattutto la Sinistra ed i Sindacati Nazionali Confederali ed Autonomi dovrebbero riflettere sui gravi errori fatti sulla Scuola in Italia
    e ricostruire il fronte,puntando sulla serietà professionale,sul merito,sull’esempio ed il sano rigore di una scuola che deve trasmettere valori civici e di comportamento tali da non permettere nessun atteggiamento di comprensione per i fenomeni di bullismo e di scarso impegno nello studio.Ai miei figli,quand’erano studenti, ho sempre
    detto che lo studio per loro doveva essere come il lavoro quotidiano dei propri genitori.
    Mi sembra che gli argomenti e le tabelle pubblicate nel sito di Scuola Oggi siano una buona e seria base di discussione per aprire subito una grande vertenza Scuola.Se si perde questa battaglia ,si mette a rischio veramente il nostro avvenire che sono i nostri giovani,non solo quindi i posti di lavoro degli insegnanti ( taglio stimato intorno agli 87 mila posti in meno entro il 2011) e quello del personale ATA ( taglio di 42.500 unità nel triennio 2009/2011),
    posti che vanno difersi solo ed esclusivamente nella prospettiva di una Scuola Migliore per avere una società all’altezza delle sfide del mondo moderno.

  • 6 A.P.
    10 Settembre 2008 - 19:12

    La scuola - come diceva Giacomo Meloni - evoca fortemente i ricordi e i bilanci personali. Giacomo ci ha spiegato in modo semplice perché è un homo civicus, che s’interessa della comunità: Lo é (oltre che per buona educazione familiare) perché ha avuto il Maestro Zedda, che lo ha accolto con affetto, e gli ha fatto fin da subito comprendere, col suo comportamento premuroso, quanto sia importante l’impegno per gli altri e fare il proprio dovere.
    Per parte mia - se ne avessi il potere - erigerei alcuni monumenti: alla mia maestra, alla mia professoressa di materie letterarie alle medie, al mio professore di it.-latino e greco del Ginnasio (che viene ancora a trovarmi spesso), a molti miei professori di Università, in particolare a due. A loro debbo tutto. Innazitutto, l’amore per la libertà ed il senso di indipendenza che deve accompagnare l’attività intellettuale nei confronti del potere ed anche nei confronti della propria parte.
    La scuola pubblica và difesa, proprio perché è ricca di queste figure, e perché, con la molteplicità delle posizioni ed anche delle condotte, è di per sé palestra di libertà. Sono convinto che in questi anni terribili l’argine più forte al berlusconismo venga proprio dalla scuola di ogni ordine e grado. A tacer d’altro solo il lavoro sulla Costituzione svolto da molti professori a Cagliari vale l’azione di mille politici e di mille opposizioni. E’ questo che la Gelmini (per conto terzi) vuole colpire: quella palestra di libertà che è ancora la scuola pubblica; quel patrimonio di patriottismo costituzionale che opera nella scuola. E’ per questo che intorno alla scuola dobbiamo erigere una trincea invalicabile e dobbiamo combattere la battaglia più convinta..

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