Francesco Cocco
Gianluca Scroccu col suo libro “La passione di un socialista – Sandro Pertini ed il PSI – dalla Liberazione agli anni del centrosinistra“ (2008, Piero Lacaita Editore) dimostra ancora una volta di essere un ricercatore di livello. Sa coniugare l’analisi scientifica, con grande dovizia d’informazioni e chiarezza concettuale, e nel contempo ci offre uno strumento per orientarci nel dibattito politico odierno. Ci consente, infatti, di riannodare i fili di un processo storico che per oltre 100 anni è stato costruito sulla separazione, mentre i tempi nuovi impongono alla sinistra l’urgenza dell’unità.
Storia di Pertini ma anche del PSI nel suo complesso e conseguentemente della vita politica italiana dal dopoguerra agli anni sessanta. Agli anziani è utile per ripercorrere gli accadimenti del loro vissuto, ai giovani può servire a riscoprire una dimensione del far politica fondata sulle idealità e non semplicemente su piccoli interessi personali e di casta.
Il libro percorre le tappe di un processo storico in cui le vicende del fascismo e della guerra spingono il PSI ed il PCI verso la fusione e poi la lunga azione del PSI per riguadagnare la sua autonomia. Nel dipanarsi degli eventi, Pertini porta avanti una linea politica talmente unitaria che nel processo di unificazione socialista voleva includere anche il PCI. Il suo orizzonte politico era, infatti, rappresentato dal binomio unità ed autonomia. Unità politica fondata sull’unità di classe.
Qui è da ricercare oggi la lezione che ci viene dal suo costante impegno nella via di partito ed in quella istituzionale. L’ unità tra le forze che s’ispirano al socialismo non implica necessariamente appiattimento della storia che ha caratterizzato le varie componenti. Esse non possono essere ignorate ma alla fine devono saper trovare una sostanziale unità strategica per affrontare i grandi problemi del tempo presente.
Salvare lo stesso significato storico della Rivoluzione d’ottobre significa cercare nuove vie originali, anche perché nessuna realtà odierna può essere giudicata degna erede di quella grande rivoluzione: non certo il capitalismo di Stato cinese né l’ archeologia politica cubana.
La storia espressa nelle forme di vita e di partito dai comunisti e socialisti nel ‘900 è finita. Cercare di farla rivivere pedissequamente significa rinunciare a far vivere nel presente i valori di fondo che quelle idealità hanno espresso e che vanno molto al di là delle forme storiche che essi hanno assunto in passato. Rifiutare di comprendere ciò significa rinunciare a vivere nel presente le grandi idealità che hanno animato i comunisti ed i socialisti nei diversi orientamenti del loro pensiero.
Il bel lavoro di Gian Luca Scroccu è anche un utile strumento per uscire da ogni residua forma di schematico dogmatismo e comprendere che una grande storia può ancora essere di guida nell’affrontare il futuro.
Una grande storia può ancora essere di guida per il futuro
5 Settembre 2008
1 Commento
1 commento
1 A.P.
5 Settembre 2008 - 16:14
Incontrare giovani studiosi rigorosi come Gianluca e leggere il frutto della loro intelligenza e operosità scientifica è una delle poche consolazioni che ci rimane in questo mondo pieno, anche a sinistra, di cantanti stonati e ballerine improvvisate. Condivido, dunque, il giudizio, sempre acuto e fondato, di Francesco Cocco sull’importanza di libri come quello di Scroccu e segnalo l’articolo di G. De Luna su Il Manifesto del 4 settembre “IL Pd e l’abbandono della storia”, anch’esso invitante a vedere nella grande storia una guida per il futuro. Uno stimolo in più per leggere il lavoro di Gianluca, a cui, anche a nome di tutti i collaboratori e amici di Democraziaoggi, faccio i più affettuosi complimenti ed auguri.
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