Il tormentone infinito del voto in condotta

4 Settembre 2008
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Angelo Aquilino

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Dall’ormai lontano 1971 faccio il docente di scuola media superiore. Come tutti uomini e donne di questo paese, impegnati in questo lavoro, ho avuto alunni di ogni tipo:
· bravi e corretti
· bravi ma eccessivamente vivaci
· intelligenti ma svogliati
· volenterosi ma ottusi
· discoli ma di buon carattere
· discoli e di pessimo carattere
· teppisti veri e propri.
Negli ultimi anni a queste classiche categorie di alunni (già peraltro classificate nel libro Cuore di De’ Amicis) si è aggiunto un altro tipo di alunno sorto dal fenomeno del moderno fenomeno del  bullismo. Avendo avuto più di uno di alunni similari posso certificare che si tratta di delinquenti veri e propri autori di atti di vandalismo nei confronti degli arredi scolastici e delle proprietà altrui siano essi appartenenti al personale della scuola o ad altri alunni loro compagni. Nei confronti di costoro il docente-educatore le prova tutte.
· Lo avvicina, gli parla e cerca di dargli buoni consigli;
· coinvolge i genitori, altri docenti ed il preside;
· a volte propone (ed ottiene) l’intervento di psicologi.
A volte si riesce ad avere un risultato positivo altre volte ci si arrende all’evidenza e si agisce sul voto in condotta. Prima della riforma Berlinguer, il 7 in condotta portava all’automatica bocciatura dell’alunno o alla non ammissione agli esami di maturità, se l’alunno era all’ultimo anno delle superiori. Dopo la riforma Berlinguer, una  brutta condotta da parte dell’alunno gli condiziona il giudizio di merito e di profitto nelle materie scolastiche. Pertanto, anche senza l’illuminata riforma dell’attuale ministro Gelmini, il risultato non si sposta di un millimetro:l’alunno bullo viene comunque bocciato. D’altra parte non ho mai visto un alunno, che tiene una condotta fetida, riuscire ad essere bravo in Italiano, in Matematica eccetera. Invito le persone che fanno il mio stesso mestiere a segnalarmi casi in cui l’alunno bravo negli studi tenga un comportamento malavitoso. Oppure che l’alunno bullo sia bravo negli studi. Dopo due o tre bocciature dovute a motivi disciplinari, con o senza l’ausilio del voto in condotta,l’alunno sparisce dalla scuola. A volte trova occupazione nelle patrie galere, altre volte invece trova modo di imparare un mestiere per introdursi nel mondo del lavoro, più d’uno si dedica con successo alla politica. In breve affidare al voto in condotta il compito di bocciare gli alunni bulli (come vuole fare la signora Gelmini), semplifica il lavoro dei docenti, ma potrebbe riempire il paese di ministri e sotto-segretari. D’altra parte il grande Pino Caruso (mi onoro di essere palermitano come lui) ammonisce: Non esistono politici che diventano ladri. Esistono soltanto ladri che diventano politici. 

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