Stefano e Sara - studenti “ex decadenti”
Due studenti mi inviano questa lettera, che testimonia quanto nell’Italia di oggi diano fastidio, a chi esercita un qualche potere, i gruppi sociali in difficoltà o in posizione di debolezza. Questa volta non si tratta di “esodati”, ma di “decadenti”. Che segno di inciviltà già nei nomi! Anzi “ex decadenti”, grazie ad una sentenza del Consiglio di Stato, che ha annullato un precedente provvedimento dell’Ateneo cagliaritano che voleva d’autorità mutare il corso di questi studenti rispetto a quello originario. Ora il Rettore ci riprova…
Ma chi sono i decadenti o, meglio, gli ex decadenti? Sono “vecchi” studenti, che per i vari casi della vita non si sono laureati in termini (molti sono studenti-lavoratori), ma che tuttavia resistono, non vogliono rinunciare alla laurea. Sono persone, che, fra mille sacrifici, danno gli esami quando possono. Non creano alcun fastidio, non intralciano lo studio degli altri. Ogni loro storia è uno spaccato della difficoltà che famiglie e giovani non abbienti incontrano in questa drammatica fase della vita nazionale. Ma in questa Università dove presidi e rettori sono piatti portatori dello scemenzaio ministeriale, fatto di numeri e valutazioni prive di senso, questi “vecchi” studenti e le loro vicende non rientrano nell’idea distorta di efficienza ed economicità. Non sembrano compatibili con l’idea che l’Università è rivolta al mercato, anziché a far cultura. Come se migliori il sistema-Paese chi rinuncia agli studi, anziché chi, seppure lentamente, non abbandona i libri!
Dovremmo fare ponti d’oro a chi, nonostante l’età, vuole migliorare la sua cultura e, insieme, il livello culturale e civile complessivo del Paese e, invece, proprio dalle sedi deputate alla cultura, viene un segnale contrario. ll mondo capovolto! Un tradimento della propria funzione da parte di tanti docenti. Una resa al mercato. Che tristezza!
Se i colleghi preposti al governo dell’Ateneo applicassero ai nostri studi i principi del rigore e del contenimento della spesa, si renderebbero conto che i vecchi corsi sono spesso anche migliori rispetto a quelli attuali, frutto del gonfiamento artificioso e dannoso degli ultimi anni. In Giurisprudenza, ad esempio, il corso quadriennale (quello degli ex decadenti) è più razionale di quello attuale, quinquennale, pensato più in funzione della duplicazione di cattedre che di una reale utilità per gli studenti. La loro riadozione consentirebbe di risparmiare un anno agli studenti e nel contempo di ridurre di un quinto la spesa pubblica nella facoltà (ora chiamata gelminianamente dipartimento!). Si potrebbe riportare ad un anno la pratica per l’accesso all’avvocatura e sarebbero così due gli anni di anticipazione dell’immissione dei laureati in leggi nella professione. E se si riducesse di un anno il corso delle scuole secondarie, gli anni sarebbero tre.
Se si discutesse la questione con spirito critico, forse si scoprirebbe che non sono gli attuali corsi a dover essere imposti agli ex decadenti, ma i corsi di costoro a dover essere estesi a tutti gli studenti, con maggiore efficacia ed economicità degli studi. Ma spiegare perché non si fa aprirebbe un capitolo doloroso di corresponsabilità di tanta parte del corpo docente coi ministri di turno nella decadenza della università pubblica italiana. Di questa triste storia è meglio parlare più diffusamente in altra occasione. Ecco ora la lettera di Stefano e Sara, a cui va la mia simpatia e solidarietà, da intendersi estesa a tutti gli studenti, che - nonostante le traversie della vita - non abbandonano gli studi (a.p.).
Gentile Professor Pubusa,
siamo due degli ex decadenti che sono stati da Lei ricevuti nel mese di marzo per la questione delle proroghe “concesse” dal Rettore.
In data 2 luglio 2012, come Lei saprà, è stato emanato il Manifesto degli studi 2012-2013, all’interno del quale è inserita una norma nella quale sostanzialemente si riserva all’Università il potere di disporre i passaggi obbligatori al nuovo ordinamento.
Nell’art. 11 BIS del D.R. 666/2012, che Le riportiamo in allegato, si legge infatti:
“Applicazione art. 57 e 57 bis del regolamento sulla carriera amministrativa degli studenti.
Agli studenti regolarmente iscritti negli ordinamenti precedenti al DM. 509/1999, che non abbiano concluso gli studi entro il 30 aprile 2012 e che non abbiano sostenuto un numero di esami pari o superiori a quelli previsti dall’art 57 bis del Regolamento sulla Carriera degli Studenti, sarà proposto, entro due mesi dall’avvio dell’anno accademico 2012/2013, il passaggio a un corso di studio dell’ordinamento D.M. 270/2004. L’Università, acquisito il parere dell’interessato e le sue eventuali osservazioni sulla proposta, valutate le ripercussioni sulla formazione dello studente, si riserva il potere di effettuare le proprie scelte motivandole.
Agli studenti regolarmente iscritti a corsi di studio disattivati dell’ordinamento ex DM. 509/99 o DM.270/2004, che non abbiano conseguito il titolo entro un numero di anni pari al massimo al triplo della durata normale del corso e che non abbiano sostenuto un numero di esami pari o superiori a quelli previsti dall’art 57 bis del Regolamento sulla Carriera degli Studenti, sarà proposto il passaggio ad altro corso di studio attivo del D.M. 270/2004 entro due mesi dall’avvio dell’anno accademico di riferimento. L’Università, acquisito il parere dell’interessato e le sue eventuali osservazioni sulla proposta, valutate le ripercussioni sulla formazione dello studente, si riserva il potere di effettuare le proprie scelte motivandole.”
Questa volta il Rettore, oltre a non rispettare la legge, viola anche la sentenza del Consiglio di Stato nella quale si ribadisce che nessuno può essere obbligato al passaggio al nuovo ordinamento senza il suo consenso. Infatti, è vero che si parla di proposta di passaggio, ma si dice anche che l’Università ha il potere di effettuare le proprie scelte, il che è come come dire che in concreto si tratterà di obbligo. Tra l’altro, la sentenza parlava di proposte di passaggio incentivanti, mentre nei casi concreti nessun incentivo ci sarebbe, ma, semmai, un netto peggioramento della nostra condizione.
Conoscendo la Sua particolare sensibilità al problema, vorremmo chiedere un Suo parere a riguardo.
Cordiali Saluti
Stefano e Sonia
19 commenti
1 Sara Erriu
16 Luglio 2012 - 08:22
Buongiorno Professore, la ringrazio per aver dato spazio alla nostra lettera (per precisione mi chiamo Sara, anche se il senso non cambia). Lei è per noi una perla rara in un mondo di docenti che non riescono a capire la nostra posizione. Per questo abbiamo deciso di scriverLe e di riportarLe questi nuovi aggiornamenti, anzi direi “tristi” aggiornamenti, dopo una vittoria inequivocabile al Consiglio di Stato.
Con rinnovata stima,
Sara Erriu
2 Stefano
16 Luglio 2012 - 08:42
Buongiorno Professore. La ringrazio per le sue parole che sono una vera verità. Noi da uomini, prima, da cittadini poi e da studenti (perché siamo studenti e non vogliamo gli aggettivi che ci vengono uniti a tale importante parola), non riusciamo più a capire cosa ci si aspetti da noi. Ci viene applicata, da tutti i livelli, la politica del bastone senza darci, di tanto in tanto, neanche la carota. Ci confrontiamo da più di due anni oramai con menti piccole, titolate sì, ma pur sempre piccole e veniamo spiazzati dalla loro ignoranza. E’ un attacco continuo di chi si crede portatore di una verità assoluta, di chi gestisce una università con mero criterio economico, con quelle idee di fredda economia che hanno portato ad una crisi globale e alla destabilizzazione di equilibri fondamentali nelle nostre società. Capiamo che l’università debba essere gestita con criterio, siamo i primi ad essere stati propositivi ma le nostre idee e parole non hanno mai avuto valore, quasi che le nostre esperienze di cittadini, di persone mature, non abbiano nessun significato. E’ di questi giorni la notizia che il Ministro Profumo, un “grande” tecnico ha trovato la soluzione per salavare l’università italiana: introdurre un sistema di tassazione senza limiti per gli studenti fuori corso e tassare gli studenti stranieri (che colpa hanno questi? mah). Siamo proprio un paese alla frutta, senza più idee.
Comunque di certo non ci arrenderemo di fronte a questo nuovo tentativo del rettore di decidere unilateralmente del nostro futuro all’interno dell’Ateneo.
Cordiali Saluti e buon lavoro Professore.
3 Daniele Melis
16 Luglio 2012 - 12:48
Grazie a Stefano e a Sara per il loro impegno e al Professor Pubusa per le belle parole!
4 Mirella Girardi
16 Luglio 2012 - 14:28
Grazie, Professor Pubusa. La Sua solidarietà ci rende ancor più determinati nella nostra battaglia.
Con stima
Mirella Girardi
5 Luca
16 Luglio 2012 - 18:28
Chissà se qualificando questi studenti come “decadenti” l’Ateneo cagliaritano non abbia inteso aderire per decreto al Martone-pensiero, ( il Sottosegretario dalla fulminea carriera accademica che definì “sfigati” coloro i quali non riescono a laurearsi entro 28 anni). Per una Università dove regnano “competizione”, “meritocrazia”, “efficienza”,“ricerca”,“futuro” e via vaneggiando secondo la doxa dei nostri giorni. Evidentemente l’idea del Rettore - aiutato ( o limitato, a seconda dei punti di vista) in questo suo difficilissimo compito dai saperi tecnici che coltiva - è quella che l’università vada governata quasi fosse una azienda, dove gli aspetti contabili prevalgono sui fini formativi e dove la stessa gerarchia accademica si modella secondo i paradigmi aziendali. In realtà assistiamo da tempo alla graduale regressione dell’università da comunità di docenti e discenti, da luogo di trasmissione e condivisione del sapere, a scuola professionale che provvede alla formazione di mano d’opera qualificata per il cosiddetto mercato del lavoro. Una traiettoria, sia detto per inciso, che viene da lontano e lo stesso contestatissimo “Monstrum” gelminiano in fondo non ha fatto altro che masticare minutaglie, per cui il modello aziendale non “emerge” – come talvolta si è voluto lasciare intendere - oggi, quale conseguenza di quell’obbrobrio di epocale inconsistenza attribuito, a torto, a Maria Stella Gelmini. Che poi dal canto suo non ha fatto altro, appunto, che portare a compimento il lavoro intrapreso da altri, sancendo per legge quella che è la condizione prevalente delle Università italiane, compresa, salvo rare eccezioni, una certa dequalificazione della docenza, e che Lei, Professor Pubusa, ha giustamente definito “una resa al mercato”. Questa sì che è decadenza! Dell’Università come dell’intero “sistema-paese”. Davvero che tristezza, e che rabbia!
6 Ester
16 Luglio 2012 - 21:08
Gentilissimo Professore,mai come oggi le sue parole sono state per me preziosissime, non può capire quanto; mi son ricordata che ho un traguardo da raggiungere, che le assi sconnesse del destino sono solo un piccolissimo ostacolo.Il Rettore si muova come meglio ritiene, noi non staremo a guardare, ci siamo. Con stima
Ester
7 Alba Melis
16 Luglio 2012 - 21:39
Siamo in mano ai contabili… Grazie Professore
8 Alessia Spiga
16 Luglio 2012 - 22:01
Grazie per averci difeso ancora una volta e per aver chiarito e compreso chi siamo veramente. Tutti gli altri fanno inutile demagogia e sono anni luce dalla realtà. Grazie ancora per essere andato oltre i luoghi comuni e per averci descritto come persone valide e capaci, con dei valori al contrario di qualche squallido politicante.
9 Marta
16 Luglio 2012 - 22:24
Buongiorno Professore!
Meno male che esistono ancora docenti come Lei che apprezzano chi, come noi, nonostante tutte le difficoltà, lotta ogni giorno per terminare il suo percorso di studi.
Con stima
Marta
10 Francesca
16 Luglio 2012 - 23:27
Grazie!
11 Fabrizio Pischedda
17 Luglio 2012 - 01:09
Buon giorno Prof. Pubusa.
Sono anch’io uno studente fuori corso coinvolto nella vicenda della decadenza retroattiva, annullata recentemente dalla relativa sentenza del Consiglio di Stato, i cui effetti, però, si vogliono far perdurare nel tempo A TUTTI I COSTI.
La ringrazio ancora una volta per il suo interessamento e per le parole spese a favore di noi studenti ex-decadenti.
Volevo rimarcare il fatto che noi fuori corso, come Lei ha giustamente ricordato, non rechiamo fastidio a nessuno.
Questo perché, come se non bastasse, ci troviamo contro persino il Ministro Profumo. Costui, prima di additare con sufficienza le persone in difficoltà (moda diffusissima di questi tempi), dovrebbe tener conto delle numerose variabili che segnano il percorso degli studenti italiani e chiedersi il perché di un numero così elevato di fuori corso!
Non penso che il Ministro in questione sia all’oscuro di come si è gestita l’istruzione in Italia e dovrebbe essere proprio lui il primo a dare risposte. Invece, abbiamo di fronte l’ennesimo scaricabarile che non ha minimamente intenzione di migliorare la situazione dell’Università pubblica, in linea con le politiche portate avanti da più di un decennio oramai.
Il primo problema, allora, è capire come mai si voglia affondare l’istruzione pubblica italiana!
12 Mara
17 Luglio 2012 - 03:06
“Sono persone, che, fra mille sacrifici, danno gli esami quando possono. Non creano alcun fastidio, non intralciano lo studio degli altri.”
E’ bellissimo leggere parole simili. Grazie.
13 Daniela
17 Luglio 2012 - 13:23
Prof.Pubusa,la ringrazio vivamente per le parole spese a favore,ma con obbiettività,di coloro,che come me,combattono con sacrificio per raggiungere il traguardo della laurea.
14 Daniele
17 Luglio 2012 - 13:32
Buongiorno Professore, sono un suo vecchio studente, abbiamo già avuto modo di conoscerci a entrambi gli esami di Amministrativo. Ci tenevo a ringraziarla per il suo sostegno agli studenti fuoricorso, che pur subendo pesanti delegittimazioni in questi ultimi anni, costituiscono pur sempre una validissima risorsa. Purtroppo oggi il Rettorato è governato da personaggi che lavorano solo con le tabelle di virtuosità in mano, senza preoccuparsi minimamente degli aspetti didattici. Oggi è più razionale pensare di “proporre” ai fuoricorso passaggi di ordinamento in pejus, piuttosto che eliminare corsi assolutamente inutili e per nulla frequentati. L’aspetto preoccupante è che tali propositi, compresa la tristemente famosa ex decadenza, sono stati presi in totale illegittimità, quasi ignorando gli aspetti legali e cercando di aggirare l’ostacolo con manovre occulte, imponendo balzelli e proroghe, il tutto con una plateale arroganza che ha dell’inverosimile. Questi passaggi coattivi di ordinamento vanno fermati ad ogni costo, non è pensabile adottare una politica universitaria di questo livello, pregiudizievole sulle carriere degli studenti. Gli studenti non sono dipendenti del Rettore, non devono rendere conto a nessuno delle tempistiche di laurea. Al Rettore non deve interessare nulla delle nostre carriere, lui deve solo pensare a metterci nelle condizioni di laurearci serenamente. E’ pretendere troppo? A quanto pare si. Le porgo un cordiale saluto rinnovandole il mio ringraziamento.
15 Paola Chizzinu
17 Luglio 2012 - 17:24
Quasi profetiche le parole di professor Pubusa tanto sono lontane da un canone che, come giustamente osservato, non é solo di istruzione ma anche di civiltà. Taglienti come una breccia di montaliana memoria che costringe tutti a pensare e a vedere l’ordine reale delle cose. Quindi, si spera, quello dei valori autentici e delle priorità. Gli argomenti tecnici portati dal professore a sostegno dei vecchi corsi sono robusti ma mi piace insistere sul punto in cui si parla di ” migliorare la propria cultura e insieme il livello culturale e civile complessivo del Paese”. Che questo é il punto. Forse il nostro Magnifico Rettore ha travisato e ha pensato che siano gli studenti a fare una buona scuola o una buona Università e non il contrario.Che le “eccellenze” non siano il frutto di attitudini personali sopra la media ma un mezzo ipocrita per brillare di luce riflessa. Un pò offuscata però da bocciature come quella del Consiglio di Stato. L’Università pubblica funziona quando garantisce a tutti, non a pochi, un buon livello di preparazione, stesse opportunità e quando é capace di autocritica. L’immagine di un Ateneo che si pavoneggia con pochi e che umilia altri, per altro paganti, non mi piace. Anche le voci libere non piacciono e neppure i decadenti: nella loro modestia ricordano a qualcuno, magari già arrivato, di non essere nè migliore nè eccellente.
16 Alessandro
17 Luglio 2012 - 19:56
Grazie PROF. per le sue parole. Ho volutamente messo in lettere maiuscole PROF, in quanto è una delle poche persone degne di tale titolo.
Da docente, da studente universitario “decandente”, anche per via della mia età, le sue parole, che pensano solo agli studenti, meritano l’insinuarsi del dubbio, nelle persone che pensano solo ad interessi economici, se il loro lavoro sia svolto in un clima di condivisione e per il bene dell’Ateneo che dirigono.
Ha ragione nell’osservazione che lei fa della scuola italiana ad ogni livello.
Siccome ritengo che lei sia una persona con pensieri molto propositivi le chiederei: ” Perchè non si candida nei prossimi anni come rettore ???”
Le scuole e le università ha bisogno di uno scambio di opinioni ad ogni livello, anche fra discente e docente.
Grazie ancora
Alessandro
17 Stefano Deliperi
17 Luglio 2012 - 22:18
la mia stima per aver pubblicato e sostenuto questa lettera, la mia stima a tutti i “decadenti”, perchè qualsiasi sforzo per migliorarsi e migliorare la società dev’essere sostenuto, non ostacolato.
18 Elena
19 Luglio 2012 - 13:34
Grazie di cuore prof!!
19 Matteo Murgia
25 Luglio 2012 - 03:39
Grazie professore. Ho 34 anni, 29 esami alle spalle e forse non rientro tra i decaduti. Posso però affermare con certezza di valere molto di più di almeno la metà di quei 29 che mi hanno valutato fino ad ora. Per nostra fortuna lei rientra nella categoria, ormai ahinoi minoritaria nella nostra università, di quelle persone che aiutano a formare un uomo, prima, ed un buono studente poi. La mia totale solidarietà ai miei colleghi fuoricorso.
Lascia un commento