Andrea Pubusa
Nei giorni scorsi su “Sardegna quotidiano” due autorevoli esponenti politici regionali, Pietro Maurandi e Michele Piras. entrambi appartenenti a SEL, si sono confrontati, con soluzioni opposte, sul tema delle alleanze in vista delle elezioni regionali.
Per Maurandi sarebbe trasformistica la prospettiva del centrosinistra di estendere le alleanze all’UDC e al PSDAZ. Il primo perché ha come dominus assoluto Giorgio Oppi, tutto fuorché un combattente delle moralizzazione della politica. Il PSDAZ per la disinvoltura con cui passa da uno schieramento all’altro.
Piras invece ritiene che la straordinaria gravità della crisi richieda un fronte ampio, al di là dello stretto centrosinistra. Centrale, per scongiurare il trasformissmo, secondo il coordinatore regionale di SEL, è il progetto. Le insidie politiciste vengono neutralizzate dal programma. E’ questo che deve contenere le risposte alla crisi, così divenendo il cemento di un compromesso alto.
Si può dire che le due posizioni sono entrambe corrette? O - se preferite - entrambe errate? E’ innegabile che in linea astratta una crisi così grave non può essere affrontata se non con una mobilitazione profonda della società sarda e che, per far questo, occorre una compagine di governo forte e molto rappresentativa. Lavoro, ambiente, moralizzazione e democratizzazione della vita pubblica sono i punti della convergenza, secondo Michele Piras. Come dargli torto? In fondo, se è lecito paragonare le cose piccole alle grandi, non è stata questa l’ottica di Berlinguer nel proporre, a metà degli anni ‘70, il “compromesso storico”? E ancor prima non fu questo il punto di vista di Togliatti nel Patto di Salerno? Patto che si ricordi fu molto criticato, ma ci ha dato la Repubblica. l’Assemblea costituente e la Costituzione. Maurandi, però, richiama alla concretezza. Parlare della moralizzazione della via pubblica con Oppi è come pensare di mettere insieme il diavolo con l’acqua santa. Ed analogamente come pretendere con lui la difesa dell’ambiente, quando - a detta di molti - è stato il peggior assessore all’ambiente della Regione? Anche il PSDAZ è fortemente problematico. Giacomo Sanna ha fatto tanti salti mortali e giri di valzer? Ricordate quello con la Lega per un seggio? Non fu uno spettacolo indecente?
E Maninchedda? E’ un politico di spessore e colto, che ha fatto tante battaglie difficili e coraggiose, ma certo non gli giova l’eccessivo pragmatismo, che sfiora la disinvoltura. Certo, a sua difesa, c’è da ammettere che fu l’insipienza e l’arroganza di Soru a chiudere la porta in faccia ai sardisti (e ai socialisti), e dunque a spingere ad un cambiamento di campo. Altrettanto certo, è però che anche i sardisti sono problematici, seppur meno dell’UDC sarda.
Ma - a ben vedere - non è che in fondo la disinvoltura e la mancanza di principi sia la cifra di tutte le forze politiche oggi? Anche SEL, che a Cagliari vuole allearsi con l’UDC, a Roma, con Vendola, tuona contro Bersani per l’idea di allargare il patto a Casini. Due strategie opposte e - se permettete - Casini e più dignitoso di Oppi. La verità è che ormai si va a schieramenti gelatinosi, messi insieme più su un’ottica di occupazione, di comando più che di governo. In questo ambiente degradato le forze di confine si muovono sulla base delle convenienze del momento, senza un orizzonte ideale o programmatico. Tant’è che gli elettori si difendono come possono. Alcuni votando ciò che ritengono il meno peggio, altri dando fiato ai tromboni populisti, altri, più mestamente, disertando l’urna. I problemi gravi rimangono comunque irrisolti.
5 commenti
1 Adriano Bomboi - SANATZIONE.EU
6 Luglio 2012 - 08:44
Caro Pubusa, non fu indecente vedere i DS che cercarono di annientare completamente il PSD’AZ assorbendolo? Forse la sinistra Sarda dovrebbe domandarsi le ragioni dei fatti che portarono a quell’appoggio leghista piuttosto che fare una moralizzazione sugli effetti. La retorica deve cedere il passo ai contenuti, altrimenti tanti a sinistra continueranno a non capire la lenta ma inesorabile crescita dell’indipendentismo nel tessuto sociale isolano. A ben vedere oggi è più europeista l’indipendentismo Sardo che non una sinistra Sarda che preferisce Roma a Bruxelles, in tutto e per tutto.
Il resto del ragionamento potrebbe anche trovarmi d’accordo nella critica ad un certo opportunismo politico (presente ovunque), ma tentare di ricondurlo tutto alla disputa “destra” contro “sinistra”, per poi fare paralleli con ciò che succede a Roma significa ignorare la base del pensiero sardista e sovranista.
La questione Sarda non è una questione che può essere liquidata nella sterile a obsoleta contrapposizione bipolare dell’italietta che conosciamo.
Sotto questo profilo, il tentativo della SEL di Piras, nel portare all’interno di questa sinistra un discorso che si pone oltre il classico tatticismo di posizione, è all’avanguardia.
2 accasioneri - i superstiti
6 Luglio 2012 - 10:15
e lei, prof., non prende posizione? sarebbe contento di votare un presidente di regione espressione di udc e/o psadz? oppure le basta confondere l’arroganza con la coerenza?
è sicuro di quel che sostiene? senza arroganza e con balia e sanna lei avrebbe sostenuto soru?
3 Enrico
6 Luglio 2012 - 17:30
Caro Prof., è tutto drammaticamente vero…
La questione di fondo è che un intero sistema - quello della “politica - vive oggi nel nostro Paese uno stato di crisi mai visto prima. E’ un sistema che ha perso ogni briciola di credibilità. Di questo il sistema ha preso atto, certo. Ma le soluzioni che propone non sono certo in grado di restituire la credibilità.
E come sarebbe possibile, d’altronde, che a restituire credibilità al sistema siano proposte politiche che provengono dagli stessi soggetti - gli stessi da trent’anni a questa parte - ai quali è imputabile in toto la crisi del sistema? E’ un circolo vizioso dal quale non si esce… Non certamente con questo Governo, con questo Parlamento e con questi dirigenti di partito.
Confesso che, per la prima volta in vita mia, riesco a comprendere, senza argomenti di biasimo, la scelta di non andare a votare. E una democrazia in cui vota - ormai quasi stabilmente - pressappoco il 50% degli aventi diritto, è una democrazia agonizzante.
Piuttosto, mi pare che non regga, neppure come richiamo di carattere generale, il paragone tra le linee guida del pensiero di SEL e l’ottica berlingueriana del compromesso storico… Erano altri tempi, altre condizioni socio-economiche e - soprattutto - altri uomini ed altre teste.
Se proprio devo dirlo, mi parrebbe più azzeccato un paragone con la “bicamerale” di d’alemiana memoria. Quella si… Stessi uomini, stessa protervia, identica insipienza.
Proporsi per il governo della Regione assieme a Oppi e Giacomo Sanna che, a pieno titolo, continuano a far parte della maggioranza che sostiene Cappellacci, non mi pare una mossa efficace in vista di un tentativo di recupero della credibilità da tempo smarrita… Ma tant’è.
Ormai non mi stupisco più di nulla.
E non mi stupirei nemmeno se scoprissi che, in realtà, non è in corso alcun tentativo di recuperare credibilità, ma l’obiettivo sia tutt’altro…
A si biri mellus. E.
4 Luca
9 Luglio 2012 - 18:46
A parte il fatto che per immaginare un opera di moralizzazione della vita pubblica con l’UDC ( cioè con coloro che sono stati- e sono – tra i responsabili del degrado tanto italiano quando sardo) occorre essere o degli inguaribili ingenui o in malafede. Ma a parte questo aspetto e tralasciando diverse altre obiezioni che si potrebbero sollevare, sarebbe interessante capire quale programma – nelle condizioni date - possa mai essere in grado, non dico di neutralizzare le insidie politiciste ( non ci crede nessuno, a partire da chi lo afferma), ma di “contenere le risposte alla crisi”, dal momento che il programma, quello vero, che conta e ha pesanti ricadute sulla condizione sociale di milioni di europei, sardi compresi, è quello che decidono a Bruxelles e che poi si ratifica a Roma con i voti dell’UDC e del PD. Ma poi, dico io, per fissare un programma in grado di porsi come “il cemento di un compromesso alto” si dovrebbe preliminarmente condividere quanto meno il punto di vista circa la natura della crisi. Forse nella SEL sarda c’è chi ha, sulla crisi e sui rimedi per affrontarla, lo stesso punto di vista dell’UDC? E si vorrebbe, oltre tutto, lasciare intendere che in un proposta del genere non vi sia del politicismo ( e se posso aggiungere, pure della peggior specie) ? Se non è politicismo questo, cos’è il politicismo?
5 Nicola
12 Luglio 2012 - 01:34
Articolo e commenti confermano in pieno la crisi dei partiti, la loro scarsissima credibilità, l’incapacità e l’impossibilità a rinnovarsi se non quanto basta per far sopravvivere ( candidature alle politiche con scambi di candidature alle regionali) quelli che sono riusciti a impossessarsi di un seggio e non vogliono perderlo se non a favore di un fedele che perpetui gli abusi e i privilegi nel disinteresse per i problemi veri che vivono persone e società.
Oppi credo sia molto invidiato da “compagni” vecchi e nuovi perchè riesce a farsi votare permanentemente senza competere con “compagni” più agguerriti, più potenti o più bravi.Studiano tutti a diventare Oppi…(E lasciate perdere qualunquismo bla bla bla)
Pensare che non si possa fare politica senza questi partiti è la prima (non facile) idea che bisogna sconfiggere. Cambiare si può, ma sgombrando il campo da quanto è vecchio, superato, morto…Il meglio di questi partiti appartiene a un passato che non torna e a cui giustamente Andrea Rag gio dedica appassionati ricordi su questo sito non rinunciando a continuare a combattere per spronare al cambiamento. Ma il passato…….
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