Amsicora
Compagni ed amici, avete notato che sto diradando i miei scritti? Certo, lo so, niente di grave. In fondo il mondo gira lo stesso e anche il pollaio della politica sarda continua la sua vita normale. Qualche improbabile galletto leva il suo canto privo di senso, gli altri becchettano in mezzo alla merda, nella quale impercettibilmente, ma progresssivamente viene immersa tutta la Sardegna. E i poveri sardi annaspano nella melma maleodorante, anche se, in fondo, responsabilità diretta non hanno. Hanno invece quella imperdonabile di scegliersi una classe politica indecente. E - si sa - come diceva tanti anni fà il buon Pietro Nenni, “ognuno ha la classe politica che si merita”.
Cosa si può scrivere amici e compagni di una maggioranza che chiede aiuto nientemeno che ad Alfano? Sì aiuto ad Angelino. Cosa da matti! E cose mai viste. Il presidente della Giunta si scontra col presidente del Consiglio. Un conflitto istituzionale che non può esistere, a prescindere dall’appartenenza politica, ma che tantomeno è pensabile se le cariche sono coperte da persone dello stesso partito. Raggio, comunista, fu presidente del Consiglio, mentre il Presidente della Giunta era DC. Ingrao, ma anche la Jotti e Napolitano, comunisti, hanno presieduto con grande autorevolezza la camera dei deputati. E sono state presidenze magistrali per imparzialità, equilibrio e dignità.
E che dire di una classe politica che di fronte ad un referendum che, per quanto discutibile, abroga le leggi istitutive delle indennità dei consiglieri e delle province e il Consiglio regionale, come se niente fosse accaduto, approva nuove leggi istitutive che lasciano tutto com’era? Certo, ente intermedio e indennità sono necessari. Non è pensabile una loro cancellazione. Ma è possibile ripensarli. Il referendum impone di riformarli. E per le indennità è anche facile comprendere il messaggio referendario. Riportare gli emolumenti degli onorevoli consiglieri a importi ragionevoli, che consentano lo svolgimento dignitoso della funzione, ma senza inutili sovrabbondanze e privilegi.
Ma perché il pollaio locale dovrebbe essere virtuoso e rispettoso della volontà del corpo elettorale, se il governo nazionale se ne frega? Se Monti vuole a privatizzazioni di beni comuni in antitesi all’esito della consultazione referendaria di un anno fà?
Su questo punto bisognerebbe studiare un ricorso alla Consulta. So che la sua ammissibilità è tecnicamente difficile, ma si ricordi che la Corte costituzionale ha ritenuto il comitato promotore dei referendum “potere dello Stato” e forse in questa veste un ricorso potrebbe imbastirsi. Certo, non è ammissibile e non corrisponde alla lettera e allo spirito della Carta disattendere in modo così palese e sprezzante la volontà popolare.
Ma, ahinoi!, in Consiglio regna una melmosa unanimità. La difesa della volontà popolare - a quanto pare - è rimessa a Soru. Siamo fritti! Non c’è più speranza! E’ come mettere la testa di Cappuccetto rosso nella bocca del lupo e pretendere che la bimba ne esca indenne! No, compagni ed amici, io che già ho in cuor mio dismesso la sardità e mi considero apolide, cittadino del mondo, non ho più parole.
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