Di Pietro: solo propagandismo raccatta voti?

15 Giugno 2012
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Andrea Raggio

L’Unità di martedì dodici giugno ha pubblicato un’intervista ad Antonio di Pietro. Ho atteso qualche giorno, sperando in una smentita. Non c’è stata. Sono, dunque, costretto a un commento. Riporto testualmente per chi non l’avesse letta alcune parti dell’intervista.
Domanda: “L’IDV è un partito che un giorno si e l’altro no prende a sberle il Quirinale. Sulle celebrazioni del 2 giugno ad esempio…” Risposta: “ L’IDV ha il massimo rispetto per le istituzioni…Solo che talvolta le persone che occupano le istituzioni non sono all’altezza del loro ruolo. E’ mio dovere dirlo” Commento: lo scopritore di talenti alla Scilipoti si prende l’arbitrio di giudicare Giorgio Napolitano. Incredibile! E siccome non l’ho ha in simpatia, se la prende con il 2 giugno, in compagnia di Alemanno e di Maroni. Criticare il Presidente della Repubblica certamente non è peccato, e se la critica si fa con buona educazione è anche più efficace. Ma tutti hanno il dovere di rispettare la Repubblica nata dalla Resistenza e voluta dal popolo italiano. Comportamenti come quelli del sindaco di Roma, del segretario di IDV e dell’aspirante segretario della Lega, negli altri paesi europei a radicata civiltà politica sono inimmaginabili.
Domanda: “Di Pietro, dopo lo scambio di cortesie di sabato tra lei e Bersani si può ancora parlare di coalizione tra IDV e PD?” Risposta: “…il PD sta cercando supinamente un accordo con Casini…Il PD sta portando avanti un programma in linea con quello del PDL senza la elle…In questo momento è più corretto chiedersi se il PD fa parte della coalizione di centrosinistra…Avverto una difficoltà di sintonia tra la classe dirigente del PD e il suo popolo.” Commento: “Banalizzare e distorcere le posizioni altrui è un trucco della mala politica vecchio come il cucco. Anche quello di tentare di seminare zizzania in campo altrui. Nessuno, però, era giunto al punto di mettere con tanta sicumera sotto esame i partiti del centrosinistra con la pretesa di ammetterli o escluderli dalla coalizione.
L’intervista è chiaramente un episodio di inciviltà politica. Non posiamo, però, limitarci a questo generico giudizio. Dobbiamo tentare di intravederne la finalità. Di Pietro, infatti, è arrogante ma non parla a vanvera, fa uso politico dell’arroganza. Viviamo una fase di forte turbolenza, analoga a quella dei primi ani ’90, aggravata dalla crisi globale. C’è grande confusione a Roma e in Sardegna. Se ne può e se ne deve uscire ricorrendo alle risorse della politica. Solo un cieco non vede che oggi la sola possibilità di non finire nel caos è che il PD, il partito che sembra reggere sia pure con tante difficoltà alla bufera, riesca a promuovere un’ampia convergenza di forze democratiche per porre mano alla ricostruzione del Paese. Non sono un difensore del PD, ho criticato e critico questo partito, soprattutto quello sardo, non ne sono iscritto. Sono solo un cittadino che ha cuore le sorti del Paese, ma proprio per questo non posso non riconoscere che quella proposta da Bersani è la sola politica possibile. Altre forze operano apertamente o subdolamente per un ritorno del centrodestra con o senza Berlusconi, comunque col berlusconismo. Non sarebbe una soluzione politica, ma un suicidio. Di Pietro dica chiaramente da che parte sta.

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