Nicola Imbimbo
Nasce anche in Sardegna ALBA (Alleanza lavoro beni comuni ambiente). Ce ne riferisce in questo intervento il referente regionale Nicola Imbimbo.
ALBA compie i suoi primi passi anche in Sardegna. Sono nati e stanno operando due “nodi” della rete associativa di ALBA, (Alleanza lavoro beni comuni ambiente), uno a Sassari e uno a Cagliari. E’ stato possibile grazie ad un centinaio di sottoscrittori sardi del Manifesto per un soggetto politico nuovo. (www.soggettopoliticonuovo.it)
La storia, non lunga, di ALBA nasce da questo “manifesto” e da un retroterra di grande significato: i referendum contro la privatizzazione dell’acqua di cui erano promotori, tra i tantissimi altri, diversi dei primi firmatari del Manifesto per un soggetto politico nuovo. Un referendum che ebbe due caratteristiche di fondo :la tutela dei “beni comuni”; il fallimento e la grande lontananza dei partiti dal sentire dei cittadini. Ci fu una partecipazione, nonostante la contrarietà, quando non il sabotaggio, dei grandi partiti contro il referendum, che consentì di raggiungere il quorum,dopo tanti anni che non accadeva, e dare una bella vittoria ai difensori di un bene comune come la risorsa vitale quale è l’acqua , contro le privatizzazioni selvagge scatenate dal neo liberismo dominante degli ultimi decenni.
Non è quindi un caso se gli assi portanti del manifesto e del soggetto politico nuovo che sta nascendo con ALBA sono:
- La crisi dei partiti,”meno del 4% degli italiani si ritiene soddisfatto del modo in cui si sono configurati i partiti in Italia..E’ crescente l’impressione che i nostri rappresentanti rappresentino se stessi,i loro interessi, i loro amici e parenti” e come sostituirli.
- Ridare spazio ai Comuni per una valorizzazione profonda dei beni comuni e dei diritti fondamentali ad essi collegati.
Quanto la crisi dei partiti sia ormai inarrestabile e quanto essa può diventare una malattia mortale per la politica le istituzioni e la democrazia lo confermano anche,in Sardegna, le recenti vicende dei referendum cosiddetti anticasta. Sono stati mortificati i cittadini chiamati ad esercitare un diritto di grande valore democratico .Forze politiche della maggioranza, supportate da un presidente della Regione che se avesse voluto le riforme sottoposte a referendum avrebbe avuto tutte le possibilità di proporne l’approvazione in consiglio. Minacciando anche lo scioglimento del Consiglio se la maggioranza si fosse sottratta. Dopo che hanno scaricato sui cittadini,non secondario anche il costo in euro da essi pagato, le loro incapacità hanno tradito il voto perché ad oggi è come se que referendum non si fossero fatti Tutto è rimasto come prima grazie ad una legge, probabilmente incostituzionale, certamente truffaldina, escogitata per non apparire impotenti e incapaci di gestire l’amministrazione regionale.
Il Manifesto ritiene quindi i partiti non riformabili. Hanno avuto un ruolo nella storia soprattutto nel secolo scorso ma oggi non funzionano più: fanno danni. C’è astensionismo crescente ( si pensi alle recenti elezioni comunali in Sardegna e in particolare ad Oristano) provocato dalle delusioni politiche,dalla occupazione del potere ai vari livelli da parte di alcune decine di persone (in prevalenza di sesso maschile), dai privilegi da casta di cui non riescono a privarsi neanche in tempi così duri per lavoratori e pensionati, per la gente comune e onesta. L’antipartitismo può trasformarsi in antipolitica La risposta non può essere il “destrismo” di Grillo. Alla crisi dei partiti si è aggiunta una crisi economica e politica grave cui il governo Monti con il suo iper liberismo non riesce a far fronte. La risposta non può essere il “destrismo” di Grillo il cui movimento sta crescendo in voti e nei sondaggi.
ALBA propone un modo diverso di fare politica, non modificando ma valorizzando l’art.49 della Costituzione: non un nuovo partito, ma una forma di organizzazione collettiva e informale, senza capi e organismi inamovibili. Una organizzazione di democrazia partecipa che si impegna e impegna chi vuole il rinnovamento della politica, 365 giorno l’anno e non solo al momento elettorale. Una partecipazione che non mortifica la rappresentanza perché poggia su una partecipazione che è piuttosto impegnativa: non si delega né l’individuazione dei temi che interessano i cittadini, né le proposte di soluzione né la gestione. ALBA o è partecipata o non è. E la partecipazione – per dirla alla Mao– non è un “pranzo di gala” ma non è un atto di violenza, di rottura certamente sì. Il soggetto politico nuovo vuole vivere interagendo con forze e movimenti della società civile ( non con i singoli esponenti della società civile, ciliegina con cui i partiti hanno tentato di condire le torte del loro potere) che su vari temi e argomenti sono nati e cresciuti non solo per contrastare l’insulso berlusconismo, ma sopperire alla debolezza di una opposizione senza più credibilità.
Quanto al secondo punto, il ruolo dei comuni, la riflessione parte dalla constatazione che i luoghi di decisione sono sempre altrove: non il comune ma la regione, non la regione ma il governo nazionale e, ultimamente sempre più non Roma ma Bruxelles , non l’Europa ma la BCE ma, addirittura, inafferrabili “mercati”. Occorre frenare questa fuga decisionale verso l’alto, verso l’”astratto” e inspiegabili e innescare un processo di decentramento di distribuzione e diffusione del potere affermando la validità della dimensione territoriale locale valorizzando tutti quei momenti in cui cittadini e istituzioni sono più prossimi; affiancando e intrecciando a momenti di democrazia rappresentativa e partecipativa quella della prossimità. Di qui l’idea di dare spazi ai comuni. Creare la rete dei comuni per valorizzare l’idea dei beni comuni e di diritti fondamentali che a questa idea si legano. C’è già una proposta di inserire la nozione di bene comune in una “carta europea dei beni comuni. Propone di inserire la nozione di bene comune tra i valori fondanti dell’Unione per contrastare l’idea puramente mercantile e monetaria del diritto comunitario.
La Sardegna con i suoi quasi quattrocento comuni non può essere insensibile a questo progetto, come non possono esserlo operai spesso in viaggio, a casco battente, verso Roma o Bruxelles per rappresentare il loro diritti al lavoro, non lo possono ignorare i commercianti che inutilmente protestano contro Equitalia, o i pastori che possono persino essere bloccati nel porto di Civitavecchia.
E’ una sfida il progetto di ALBA, ma è una sfida a cui è forse utile partecipare prima che la crisi politica economica e sociale travolga tutti e tutto, e per tentare di dare una prospettiva – che oggi n nessuno riesce a intravedere – al futuro.-
1 commento
1 gavino
14 Giugno 2012 - 18:20
da IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA
K. Marx - F. Engels - 1848
In Germania il partito comunista lotta insieme alla borghesia - in tanto in quanto la borghesia si presenta come rivoluzionaria - contro la monarchia
assoluta, la proprietà fondiaria feudale e il piccolo borghesume.
Ma esso non trascura nemmeno per un istante di promuovere nei lavoratori una coscienza - la più chiara possibile - della contrapposizione mortale di
borghesia e proletariato, in modo che i lavoratori tedeschi possano subito rivoltare, come altrettante armi contro la borghesia, le condizioni sociali e
politiche che la borghesia deve affermare insieme alla propria egemonia, e in modo che immediatamente dopo il crollo delle classi reazionarie in Germania possa subito cominciare la lotta contro la stessa borghesia.
I comunisti concentrano il massimo di attenzione sulla Germania, perché la Germania è alla vigilia di una rivoluzione borghese, e perché essa porta a
compimento questo rivolgimento nel contesto di una civiltà europea più progredita e con un proletariato molto più evoluto che non l’Inghilterra nel XVII e la Francia nel XVIII secolo.
La rivoluzione borghese tedesca può dunque
essere solo l’immediato preludio di una rivoluzione proletaria.
In una parola, i comunisti sostengono dovunque ogni movimento rivoluzionario diretto contro le condizioni sociali e politiche esistenti.
In tutti questi movimenti i comunisti mettono in rilievo la questione della proprietà - qualsiasi forma, più o meno sviluppata, essa abbia preso - come questione centrale del movimento.
Infine, i comunisti lavorano dovunque al collegamento e al rafforzamento dei partiti democratici di tutti i paesi.
I comunisti sprezzano l’idea di nascondere le proprie opinioni e intenzioni.
Essi dichiarano apertamente di poter raggiungere i loro obiettivi solo con il rovesciamento violento di ogni ordinamento sociale finora esistente.
Che le classi dominanti tremino al pensiero di una rivoluzione comunista. I proletari non hanno da perdervi altro che le proprie catene. Da guadagnare hanno un mondo.
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